Tre lievi scosse di terremoto si sono avvertite, nella serata di ieri 27 aprile, in alcune aree dei Castelli Romani. La prima di magnitudo 2.2 è avvenuta alle 19.58, mentre la seconda…
Tenete d’occhio l’arbitro
Chi ha seguito in questi ultimi lustri le vicende urbanistiche di Roma conosce l’assessore all’urbanistica in pectore, Paolo Berdini, annunciato dal nuovo Sindaco Vrginia Raggi. Molti sono i comitati e le associazioni che, avendolo avuto la fianco nelle battaglie contro la speculazione nei loro quartieri, al di qua e al di là del GRA, hanno accolto con soddisfazione l’insperata nomina.
Di Berdini, formatosi alla scuola di Italo Insolera e Vezio De Lucia, si conoscono le battaglie contro la cementificazione dell’urbe, il “pianificar facendo” di Domenico Cecchini ai tempi di Rutelli e poi, in sequenza, contro le politiche dell’assessore Morassut, ai tempi di Veltroni, culminate col nuovo Piano Regolatore Generale varato nel 2008. Avendo ribadito le sue critiche l’altro ieri in un’intervista a Paolo Boccacci su “la Repubblica”, ieri, sul medesimo giornale, in un articolo a firma del medesimo giornalista, ci sono le risposte piccate degli interessati che respingono le accuse.
Soprattutto Morassut, ribadisce le positività del PRG, magnificando i soliti contenuti dell’ “ottimo piano” che – continua a dire l’ex assessore di Veltroni – eliminò decine di milioni di metri cubi previsti dal PRG del 1962-65 assicurando l’inedificabilità di circa i 2/3 del territorio comunale.
Ora, avendo visto nel quindicennio del centrosinistra rutellianveltroniano come è cresciuta a macchia di leopardo l’espansiva cementificazione dell’urbe, attraverso una gragnuola di milioni di cubature che hanno tumefatto ancor più il volto di Roma soprattutto nelle periferie, mi è venuta in mente la barzelletta del pugile suonato. Il poveretto salito sul ring comincia a prenderle di santa ragione dal proprio nerboruto avversario. Ma ogni volta che al suono del gong torna nel suo angolo, i suoi secondi gli dicono di non preoccuparsi che sta andando benone, che “quello manco t’ha visto”, che “lo stai a massacrà”, che “lo stai a gonfià” e via pestando. Il malcapitato, invece, ha il viso sempre più gonfio, tumefatto, gli occhi quasi socchiusi, il naso rotto, e le arcate sopraccigliari spaccate dalle sberle che continua a ricevere. A sua insaputa, stando ai suoi assistenti. L’ennesima volta che, barcollante e sempre più irriconoscibile, arriva nell’angolo, sentendo dai suoi allenatori la solita solfa sul rivale che “nun t’ha manco sfiorato”, con l’ultimo filo di voce l’implora: “Ahò, ma allora tenete d’occhio l’arbitro!”