Tenete d’occhio l’arbitro

di Aldo Pirone - 23 Giugno 2016

Chi ha seguito in questi ultimi lustri le vicende urbanistiche di Roma conosce l’assessore all’urbanistica in pectore, Paolo Berdini, annunciato dal nuovo Sindaco Vrginia Raggi. Molti sono i comitati e le associazioni che, avendolo avuto la fianco nelle battaglie contro la speculazione nei loro quartieri, al di qua e al di là del GRA, hanno accolto con soddisfazione l’insperata nomina.

Paolo BerdiniDi Berdini, formatosi alla scuola di Italo Insolera e Vezio De Lucia, si conoscono le battaglie contro la cementificazione dell’urbe, il “pianificar facendo” di Domenico Cecchini ai tempi di Rutelli e poi, in sequenza, contro le politiche dell’assessore Morassut, ai tempi di Veltroni, culminate col nuovo Piano Regolatore Generale varato nel 2008. Avendo ribadito le sue critiche l’altro ieri in un’intervista a Paolo Boccacci su “la Repubblica”, ieri, sul medesimo giornale, in un articolo a firma del medesimo giornalista, ci sono le risposte piccate degli interessati che respingono le accuse.

 Roberto Morassut

Roberto Morassut

Soprattutto Morassut, ribadisce le positività del PRG, magnificando i soliti contenuti dell’ “ottimo piano” che – continua a dire l’ex assessore di Veltroni – eliminò decine di milioni di metri cubi previsti dal PRG del 1962-65 assicurando l’inedificabilità di circa i 2/3 del territorio comunale.

Ora, avendo visto nel quindicennio del centrosinistra rutellianveltroniano come è cresciuta a macchia di leopardo l’espansiva cementificazione dell’urbe, attraverso una gragnuola di milioni di cubature che hanno tumefatto ancor più il volto di Roma soprattutto nelle periferie, mi è venuta in mente la barzelletta del pugile suonato. Il poveretto salito sul ring comincia a prenderle di santa ragione dal proprio nerboruto avversario. Ma ogni volta che al suono del gong torna nel suo angolo, i suoi secondi gli dicono di non preoccuparsi che sta andando benone, che “quello manco t’ha visto”, che “lo stai a massacrà”, che “lo stai a gonfià” e via pestando. Il malcapitato, invece, ha il viso sempre più gonfio, tumefatto, gli occhi quasi socchiusi, il naso rotto, e le arcate sopraccigliari spaccate dalle sberle che continua a ricevere. A sua insaputa, stando ai suoi assistenti. L’ennesima volta che, barcollante e sempre più irriconoscibile, arriva nell’angolo, sentendo dai suoi allenatori la solita solfa sul rivale che “nun t’ha manco sfiorato”, con l’ultimo filo di voce l’implora: “Ahò, ma allora tenete d’occhio l’arbitro!”


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