Tor Sapienza: cosa sta succedendo a questo quartiere?

Maria Giovanna Tarullo - 9 Dicembre 2016

Cosa sta succedendo al mio quartiere? Questa la domanda che si ripropone nella mia mente ogni giorno quando percorro quelle strade in cui sono cresciuta e vivo da quasi trent’anni.

Si, io sono di Tor Sapienza e fino a pochi anni fa mai mi sarei immaginata quella faccia quasi di pietà che fanno le persone quando rivelo dove abito. Perché io non mi sono mai vergognata di vivere in periferia, anzi ogni volta che mi spostavo non vedevo l’ora di tornare nel mio piccolo e accogliente quartiere con la piazza, la via principale con i negozi storici, la chiesa e le persone che conosci da sempre.

Sgombero in via Salviati

Poi, in poco tempo senza che neppure ce ne accorgessimo, Tor Sapienza è balzata in cima alle cronache e quell’aria familiare e tranquilla si è trasformata in angoscia e paura. Così, ci ritroviamo a camminare per le stesse vie dove ci sentivamo come a casa in maniera circospetta sempre con il timore di essere derubati o aggrediti da sconosciuti pronti a tutto.

E’ vero a Tor Sapienza c’è il campo rom di via Salviati, la prostituzione lungo viale Palmiro Togliatti e molte altre situazioni di degrado che sicuramente nell’ultimo periodo sono aumentate rispetto a qualche tempo indietro. Però tutto questo, che io ricordi, magari in misura minore, c’è sempre stato.

L’unica differenza tra il presente ed il passato è la mancanza di sicurezza. A poco a poco, sono iniziati a sparire i vigili urbani (ora Polizia Locale di Roma Capitale) che dirigevano il traffico e permettevano l’attraversamento senza aver il terrore di essere falciati da una macchina, le luci che illuminano le strade hanno iniziato a fulminarsi e rimanere guaste per mesi e le forze dell’ordine – nonostante ci sia una caserma dei Carabinieri di zona – per i motivi più svariati sono quasi sparite lasciando libero il campo per qualsiasi genere di reato.

Zhang Yao

Zhang Yao

Tengo a precisare che questo non vuole essere un articolo accusatorio nei confronti di nessuno, ma solo esprimere il mio sconforto nel vedere ridotto in questa maniera un quartiere in cui ho potuto vivere l’infanzia e l’adolescenza serenamente e dove vorrei che anche chi viene dopo di me possa fare.

Spero vivamente che per riconquistare la nostra sicurezza non debbano pagare con la vita altre persone, proprio come successo alla giovane Zhang Yao che, per recuperare la borsa rubata all’uscita dell’Ufficio Immigrazione di via Patini, è stata investita da un treno in corsa.

Le forze politiche e sociali, il Comune, il municipio, le forze dell’ordine preposte a garantire la sicurezza, a Roma dovrebbero guardarsi intorno e frequentare di più le periferie della città e capire che è arrivato il momento di mettere in pratica azioni concrete. Ricordiamocelo, la sicurezza è un diritto di tutti.

Ecce Vinum

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