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Trappola del sesso a Casal Bruciato: clienti adescati e rapinati, tre arresti

Quattro rapine accertate, in un caso la vittima immobilizzata e picchiata

Un’esca virtuale, un invito seducente e poi l’aggressione. A Casal Bruciato, tre persone – due uomini di 52 e 32 anni e una donna di 41 – sono finite in manette dopo un’indagine congiunta di Carabinieri e Polizia.

I tre, italiani, avevano orchestrato un vero e proprio piano criminale sfruttando la rete per attirare le vittime in un’abitazione, dove venivano rapinate e aggredite.

Il copione era studiato nei minimi dettagli. Tutto partiva da un sito di incontri, dove la donna pubblicava annunci che promettevano prestazioni sessuali a pagamento.

Chi rispondeva veniva invitato in un appartamento della zona, ignaro di ciò che lo aspettava. A riceverlo, c’era lei, in abiti provocanti, pronta a trasformare la fantasia in realtà. Ma prima ancora che il rapporto potesse consumarsi, ecco scattare la trappola.

Il “marito geloso”, interpretato da uno dei due complici, faceva irruzione. Con toni minacciosi e violenza, costringeva il cliente alla fuga, spesso senza neanche il tempo di raccogliere il proprio portafoglio o cellulare.

Ed è proprio in quegli istanti concitati che la banda colpiva: rubando ogni cosa utile, dagli oggetti personali all’auto.

Sono almeno quattro le rapine ricostruite finora dagli inquirenti. In uno degli episodi, la vittima è stata pestata a sangue con calci e pugni.

In un altro, un tassista è stato costretto con la forza a consegnare denaro. In un caso ancora più inquietante, un farmacista è stato aggredito fisicamente, schiaffeggiato in strada.

Ma il livello di spregiudicatezza dei tre è andato oltre. In una circostanza, uno dei due uomini ha fermato un automobilista all’altezza di un semaforo, spacciandosi per un agente della polizia antidroga.

Dopo averlo convinto a mostrare i documenti, insieme al complice è salito in auto e ha aggredito il conducente, sottraendogli portafoglio e altri oggetti di valore.

Le accuse sono gravi: rapina, estorsione, ricettazione, violenza privata, lesioni personali, indebito utilizzo di strumenti di pagamento. I tre sono stati definiti dagli inquirenti “freddi, lucidi e violenti”. Un’aggressività efferata, che non ha risparmiato nessuno.

Ora si trovano in carcere, mentre gli investigatori continuano a scavare: potrebbero esserci altre vittime che, per vergogna o timore, non hanno ancora trovato il coraggio di denunciare.


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