Traumatizzati

di Aldo Pirone - 24 Giugno 2016

Succede, dopo grossi traumi, che chi ne è stato colpito dia segni non proprio di equilibrio mentale. I latini per rendere l’idea dicevano: deus dementat quos perdere vult. Certamente per il PD i ballottaggi di domenica scorsa sono stati un trauma cranico di notevoli dimensioni che sta influendo non poco sulle menti dei sommersi, i più, e anche su quelle dei salvati, i meno. Si potrebbero citare casi più o meno gravi.

Virginio Merola

Virginio Merola

A me ha colpito, fra i salvati, il caso del rieletto sindaco di Bologna che, avendola scampata per poco, dice che nella sua città, democratica e civile per antonomasia piena di tante cose belle e gustose, si è dato un “colpo alla Lega”. Una mente non alterata da un qualche ematoma penserebbe che il colpo, innegabile e veramente grosso, è il 45% dei voti preso dalla candidata affiliata di Salvini nella “rossa Bologna”. Ma non è questa la condizione del Merola, non ancora consapevole, in attesa di ristabilirsi, che se non fosse arrivato, fortunatamente, il vecchio “soccorso rosso” dalla civica di sinistra lui sarebbe bello che andato.

Per cui il vero colpo, ma di sole, sembra quello preso da lui con queste geniali considerazioni.

Un altro, il più illustre dei sommersi, che è rimasto indubbiamente sballottato un bel po’, pur soffrendo in modo sabaudo un risultato considerato pur sempre “cinico e baro”, è Piero Fassino. Continua a parlare di “vento di antipolitica” che avrebbe travolto la sua sindacatura, e lo dice in contemporanea con il segretario del PD che invece definisce quello per il M5s un voto non di protesta ma per il cambiamento. Ma a Torino si sa, sia Chiamparino, governatore della Regione, sia Fassino, stanno affilando le armi contro Renzi, ritenuto responsabile, per le sue politiche nazionali, del disastro sotto la Mole.

Come se nulla fosse, a rivoltare il coltello in questa piaga, ha provveduto la renzianissima vicepresidente della Regione Emilia-Romagna prof. Elisabetta Gualmini, l’altra sera a “otto e mezzo” dalla Gruber. La signora, notoria pasdaran del segretario del PD e capo del governo, viene spesso invitata dalla giornalista, con una certa perfidia antirenziana direi, perché non c’è nessuno meglio di lei che può esporre in modo così disarmato e disarmante il pensiero, anzi il retro pensiero, del capo. Infatti, mentre la incrociavo con lo zapping tv, distogliendomi molto momentaneamente dalla nazionale di calcio, le ho sentito dire, pur di difendere a spada tratta il nuovismo rottamatorio di Renzi contro i suoi rianimati avversari matusa, tipo Bersani, D’Alema ecc., che lei, a Torino, pur di aiutare il “nuovo che avanza”, avrebbe, renzianamente si suppone, fatto un pensierino sul voto per l’Appendino. “E’ una notizia”, ha esclamato, tra il sorpreso e lo sconcertato, l’altro ospite, il giornalista dell’Huffington Post Alessandro De Angelis. Il quale, da parte sua, pur avendola portata malignamente con le sue domande, impertinenti ma dirette, a questa disastrosa, per Renzi, dichiarazione, tuttavia non si aspettava cotanta manna dal cielo. Lo stupore di Calderoli – c’era anche lui a illustrare con la sua presenza la puntata -, invece, era nascosto dietro il solito garrulo sorriso d’ordinanza che vedi esibito sulle facce leghiste nelle simpatiche osterie padane quando si alzano i cori di “ce piase el vin”.

La Gruber, anche lei, ha fatto finta di stupirsi, ma si vedeva che era soddisfatta della performance della Gualmini. Come la strega di Biancaneve, dopo averle fatto mangiare la mela.


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