Una trilogia di Racconti Tropeani

Bruna Fiorentino - 17 Aprile 2023

Siamo al secondo volume della trilogia Racconti Tropeani, varata nel 2019, e le aspettative premiano di certo quei lettori che si appassionano a questo genere di letteratura.

Per dirla alla Luc Vauvenargues “la pazienza è l’arte di sperare”, una sorta di ricompensa per gli autori ai quali si possono già tributare i migliori complimenti per il lavoro svolto. Stiamo parlando di Maria Antonietta Artesi, Michele Celano, Bruno Cimino, Pasquale De Luca, Pasquale Lorenzo, Carlo Simonelli e Alessandro Stella, autori già consolidati nel panorama della letteratura italiana.

I contenuti di questi diciotto racconti distribuiti su centonovantasette pagine edite da Amazon, variamo dalla storia locale, alla scoperta di vicende quasi dimenticate, agli episodi che attingono a tradizioni, usi e costumi calabresi, e sebbene sotto forma letteraria anche a qualche processo senza appello per consumati soprusi antichi.

Origini delle cronache, sentimenti sociali, appartenenza al territorio, premesse e pensieri espressi nei contenuti del libro sono una costante degli autori che già nel primo volume avevano evidenziato questo taglio letterario, creando un netto distacco dalle influenze odierne per esprime senza se e senza ma concetti che vanno al di là di ogni moderna ideologia, confezionata per favorire partitismi politici di genere.

È lo stesso professore Saverio Di Bella, già senatore della Repubblica nella XII Legislatura e docente universitario di Lettere e Filosofia che, nell’introduzione del libro, tiene a sottolineare: “La trama del tempo, dentro la quale si sviluppano le vicende storiche di uomini e donne realmente vissuti o nati dalla fantasia creatrice degli autori, predilige i tempi lunghi. Uomini ed eventi soggettivi e collettivi, aprono orizzonti di lotta e di pena, di vittorie e di sconfitte che ci portano a conoscere o a intravedere momenti e aspetti significativi della realtà di Tropea, tra il Cinquecento e i nostri giorni”. […] “Solo questi personaggi, infatti, hanno il dono di esprimere realtà, valori, sogni, paure storicamente appartenenti a più soggetti che, invece, nel personaggio ideale costituiscono un unicum.

È questa la grandezza della letteratura”.

Bruna Fiorentino

 

Dar Ciriola

 


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