

L’art 29 della nostra Costituzione così cita: “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Stiamo parlando di un principio costituzionale approvato nel 1947. Un principio costituzionale all’avanguardia per quegli anni, come tutta la Carta del resto. Un principio che però parlava ad una società italiana ancora fortemente immersa in una morale e in un costume cattolico, fondamentali all’epoca della “ricostruzione post-bellica”, ma ormai molto lontani dalla società globalizzata di oggi e da quel modello di socialità a cui stiamo tendendo.
Un principio che i nostri padri costituenti si sono ben visti dal limitare troppo nella sua interpretazione. Si cita infatti una “società naturale”, si citano i “coniugi” come attori di questa società, senza distinzioni di razza, ceto sociale e neppure sesso. Da qui, da questa eguaglianza di denominazione che si è partiti e forse finalmente arrivati in tema di Unioni Civili.
Tra i primi punti in agenda del nostro primo ministro, si è posto fin da subito il tema, ormai una priorità indiscutibile. Si è parlato del modello tedesco, un modello a cui ci si potrebbe rifare nella definizione delle linee di base di questo istituto giuridico. Cosa prevede in concreto, questo modello tedesco? In Germania la convivenza registrata (Eingetragene Lebenspartnerschaft) è in vigore già dal 2001 ed è stata pensata per le coppie omosessuali anche se vi possono accedere anche le eterosessuali. È bene specificare che la legge non equipara tout court la convivenza al matrimonio, pur applicando ai conviventi disposizioni analoghe a quelle contenute nel codice civile tedesco per tale disciplina. Si assicura infatti pieno riconoscimento alla coppia dal punto di vista contributivo e assistenziale, ciascun convivente può beneficiare ed essere inserito nell’assicurazione di malattia del compagno e conferisce gli stessi diritti del matrimonio in materia di cittadinanza, pensione di reversibilità, permessi di immigrazione per partner straniero, finanche i diritti successori. Insieme ai diritti ci sono sempre i doveri, la legge prevede infatti l’obbligo di soddisfare i debiti contratti dalla coppia. L’istituto è in costante evoluzione e da quest’anno l’equiparazione riguarda anche il trattamento fiscale tra famiglie omo e etero, distinguendo solo famiglie con e senza figli. Il diritto che viene negato è quello dell’adozione, anche se, in virtù del sistema di bilanciamento dei principi e della forte valenza di quelli verso i minori, nel caso in cui il bambino ha un solo genitore naturale è prevista l’adozione da parte del genitore non naturale.
L’amministrazione capitolina non si tira indietro davanti a tali questioni, anzi. Lo stesso sindaco Marino ha da sempre dichiarato il suo interesse e il suo personale impegno nel portare avanti tali riconoscimenti. Negli ultimi giorni però la “crociata” sta prendendo concretezza, soprattutto con l’appoggio della Presidente della Commissione Elette, Roma Capitale, Daniela Tiburzi. Ha infatti affermato in un comunicato che provvederà personalmente a portare in Consiglio la questione attraverso opportuni emendamenti, aggiungendo: “provvedere a regolare le convivenze fuori dal matrimonio è la strada giusta per risolvere un’annosa questione che riguarda molti cittadini e cittadine romane. Il dibattito e il confronto sull’istituzione del Registro delle Unioni Civili deve riuscire a trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza di attenzione sociale nei confronti delle coppie e la garanzia di autonomia e libertà degli interessati. In questo senso la normativa tedesca ha individuato nella ‘Registrazione delle convivenze’ un’ottima sintesi che esaudisce le richieste delle coppie dello stesso sesso che si sentivano discriminate dalla mancanza di un riconoscimento formale del loro rapporto”.
Le pressioni per una risoluzione celere della questione arriva da più direzioni: il Consiglio del Municipio Roma Centro, convocato nella sede di Circonvallazione Trionfale, ha infatti approvato il 2 ottobre 2014, una mozione presentata da Sinistra Ecologia Libertà, che sollecita il Sindaco alla trascrizione dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. Sono gli stessi Consiglieri SEL del Municipio I, Mauro Cioffari, Graziella Manca e Jacopo Maria Argilli, che in una nota congiunta riferiscono tale notizia commentando: “il Consiglio del Municipio Roma I Centro, aderente alla Rete delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, ha approvato oggi una mozione che nelle nostre intenzioni vuole essere il presupposto per la costruzione di una compiuta cittadinanza ed il primo passo per l’affermazione di pari diritti, di uguaglianza tra cittadini e di dignità”.
Secondo i Consiglieri SEL, l’approvazione di tale mozione invita chiaramente il Sindaco di Roma Capitale ad emanare un’apposita Direttiva per disporre che il Servizio anagrafe, stato civile ed elettorale del Comune di Roma Capitale provveda a trascrivere nell’archivio informatico di riferimento, già previsto per la cittadinanza, la nascita, i matrimoni e la morte, su richiesta degli interessati e con apposita verifica della documentazione, gli atti attestanti la celebrazione di matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso.
Forse si iniziano a sentire davvero i sintomi di un cambiamento, forse in fondo si intravede la luce di una civiltà adatta ai tempi attuali. Forse si può davvero pensare ad un eguaglianza formale e sostanziale che valga per “tutti Tutti”. Quell’eguaglianza che i nostri stessi padri costituenti avevano posto nel podio della Carta, un art. 3 della Costituzione che continua a fungere da bussola per ogni momento e aspetto della nostra vita. Anche dell’amore, quello con la A maiuscola.
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