Verso la Legge Quadro sulla Disabilità nel Lazio

Tavola rotonda online il 27 aprile 2021 alle ore 18,00, organizzata dall’associazione Impegno CiVico
Daniela Molina - 28 Aprile 2021

È questo il titolo della tavola rotonda online che si è tenuta ieri, 27 aprile 2021 alle ore 18,00, organizzata dall’associazione Impegno CiVico, cittadinanza attiva nel territorio del V Municipio, e che è ancora visibile sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/Associazione-Impegno-CiVico-108976074319829/videos/483098679774370).

Una tavola rotonda che ha trattato un tema di particolare attualità, dal momento che nel Lazio è stata appena presentata la Proposta di Legge a firma Valentina Grippo, consigliera regionale che ha partecipato all’evento online insieme con i rappresentanti delle associazioni impegnate in questo settore.  Lo scopo della legge quadro è fornire “un quadro normativo unitario che riduca quanto più possibile le limitazioni e le barriere (fisiche, sociali e culturali) che amplificano l’effetto limitante di tali patologie” come si legge nella presentazione.

E durante la tavola rotonda, coordinata dal presidente dell’associazione Impegno CiVico Mauro Caliste, la consigliera Grippo ha dichiarato che si intende “intervenire in tutti quegli ambiti della vita sociale che riducono la possibilità di abbattere le barriere culturali, sociali e fisiche che ingabbiamo le persone con disabilità molto di più di quello che fa la loro patologia”. Ad esempio l’abbattimento delle barriere architettoniche negli impianti sportivi o la velocizzazione del pagamento dei contributi per abbattere le barriere architettoniche per quanto riguarda l’edilizia privata. “Per realizzare questa legge abbiamo interpellato a tutt’oggi quasi 100 portatori di interesse – dai distretti sociosanitari ai sindacati, dalle scuole agli enti per lo sport, alle associazioni – per riuscire a creare una rete condivisa con i destinatari della norma, che non sono solo le persone con disabilità ma anche gli operatori sanitari che tutti i giorni hanno a che fare con questo tema, le famiglie, le associazioni” ha continuato Grippo. “Vogliamo mettere a sistema le loro buone pratiche e farle diventare il fulcro degli interventi pubblici”.

La proposta di legge, come è scritto nella sua parte introduttiva, persegue “una visione di società che riconosca il valore delle persone in quanto esseri umani e cittadini, senza considerare la disabilità quale forma di deficit individuale da risolvere, ma valorizzando le differenze tramite la creazione di possibilità sostanziali facilmente accessibili per le persone con disabilità, affinché si possano integrare completamente nella società, contrastando ogni forma di stereotipo e discriminazione”. E i dati presentati durante l’evento dalla consigliera Grippo hanno fatto comprendere quale impatto potrebbe avere in un territorio esteso e popoloso come quello dell’intera regione Lazio (basti pensare ai milioni di abitanti che ha solo Roma, città più popolosa d’Italia, di cui il V Municipio rappresenta a sua volta la realtà con il maggior numero di residenti). Parliamo di un territorio dove, in base all’ultimo report Istat, le persone con limitazioni gravi delle loro attività a causa di una patologia sono il 5% della popolazione e sono soprattutto donne. Un territorio in cui ogni 20 abitanti uno ha a che fare con una disabilità. Dove le scuole sono inaccessibili per il 60%, con barriere fisiche nel 47,5% dei casi.

Ma l’ottica della legge – sottolinea Grippo – sta nel creare una società aperta, senza difficoltà di accesso, senza barriere perché questa sarebbe una società migliore per tutti. Però abbiamo bisogno di ascoltare chi è a contatto con i disabili, “ci devono dire cosa serve loro per lavorare meglio”.

E proprio con questo evento Impegno CiVico ha messo in contatto con lei alcune associazioni che hanno sede nel territorio del V Municipio (ma spesso attive anche a livello cittadino e regionale se non nazionale).

L’associazione Il Ponte Onlus è composta da genitori di bambini, ragazzi e giovani con disabilità ed è stata la prima a prendere la parola. Nel suo intervento, la presidente Stefania Firrincieli ha chiarito subito che questa legge ha colto nel segno perché esiste una grande dispersione e di conseguenza confusione in merito a chi rivolgersi per ogni servizio, pratica burocratica, tutela dei diritti. Ha spiegato che la sua associazione ha programmato una serie di attività e servizi basati sulle età dei propri figli in crescita “e crediamo che questa potrebbe essere una risorsa importante per le istituzioni”. Stefania chiede soprattutto che grazie a questa legge ci sia un coordinamento centrale di tutte le attività e le prestazioni sociosanitarie assistenziali per progetti personalizzati “che finalmente ci sollevi dal bruttissimo pensiero del Dopo di noi”, riferendosi al progetto della Regione Lazio sulle unità abitative per persone con disabilità ma che introduce il pensiero del “cosa accadrà ai nostri figli disabili quando non ci saremo più noi genitori a occuparci di loro”.

Antonio Gaetano Palladino ha spiegato che con la sua associazione, Generazioni e Futuro Onlus, composta sempre da genitori di bambini e ragazzi con disabilità, si sta occupando da 9 anni di “immaginare un futuro inclusivo con il territorio” e ha deciso di presentare al Comune di Roma la proposta di fondare la “Certosa inclusiva”, la prima smart city inclusiva, “una città all’interno della città, fatta con le più moderne tecnologie innovative funzionali alle necessità di ogni tipo di disabilità”. Ispirandosi alle Certose dell’anno 1000 chiunque fosse al cui interno dava mutuo soccorso gratuitamente al prossimo per il tempo necessario.

L’intervento di Elisa Paris, presidente della cooperativa sociale Nuove Risposte, è stato introdotto da Mauro Caliste con una frase, detta da lei nei giorni scorsi, che lo ha particolarmente colpito: “ogni nostro utente è un cittadino portatore, non solo di bisogno ma di diritti”. E su questo ha basato il proprio intervento la presidente, che ha mostrato soddisfazione per aver compreso che non è sufficiente stanziare una cifra per risolvere ogni problema, come ad esempio quello del “dopo di noi”: bisogna collegare tutti gli interventi per arrivare a coordinare l’intero percorso di vita, il progetto complessivo. E chiede che, poiché il territorio cambia continuamente, come le esigenze dei propri abitanti, l’attuazione della legge vada monitorata dopo la promulgazione.

La psicologa Valentino Romeo, che da 10 anni si occupa di progetti sulla disabilità e di inclusione scolastica dei minori con disabilità, si è mostrata soddisfatta del “passaggio dall’ottica di integrazione a quella di inclusione, che secondo me significa creare opportunità che siano senza barriere e mettano la persona in stretto rapporto con il proprio contesto”. Parlando delle scuole, pur ammettendo che è già stato fatto tanto, Valentina Romeo dice che però c’è ancora bisogno di potenziare servizi e risorse, sia a livello formativo sia a livello di disponibilità oraria. “Bisogna pensare, progettare e costruire affinché ogni intervento sia davvero a disposizione di tutti. Uscire dall’ottica di tipo assistenzialistico riabilitativo e prendere invece in considerazione tutti gli aspetti del progetto di vita della persona”.

L’associazione Uccellino Azzurro Onlus, costituita da genitori di bambini e ragazzi con disabilità perlopiù gravissime (con compromissione sia in ambito motorio sia in ambito cognitivo), porta avanti il metodo “Aquananda”, cioè cure riabilitative a partire dall’acqua. Una terapia innovativa che la presidente Fabiola Tomasi ha esposto così: “noi organizziamo soggiorni intensivi di durata di più settimane, accogliendo bimbi da tutta Italia, e utilizziamo questo metodo che ancora non è stato riconosciuto, ma io da madre di un disabile ho provato tanti metodi riabilitativi, quelli in uso presso le Asl, l’ippoterapia, la pet terapy, ecc. ma non li condivido perché non rendono me e i miei familiari in grado di gestire e saper ascoltare, anche se non parla, il mio bambino. Invece con l’Aquananda il bambino viene inserito in acqua con il genitore o con un familiare e si riesce a muoverlo e ad avere un approccio diretto con lui. Il bambino in acqua, senza gravità, si sente libero, si può muovere”. Ciò che Fabiola Tomasi richiede dunque è la possibilità di far accedere a questa terapia più ragazzi e bambini possibile.

Al termine degli interventi la consigliera Valentina Grippo ha concluso rispondendo ai quesiti presentati e annotando le proposte fatte dai diversi partecipanti. Ha inoltre annunciato che è possibile per chiunque, anche singoli portatori di interesse, privati cittadini, presentare proposte e considerazioni tramite il sito www.valentinagrippo.it.

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