Voglio continuare a credere
GiProietti - 8 Settembre 2021

Creare un clima di accoglienza e di confronto non è facile, soprattutto se si cerca di abbattere dentro ciascuno la “convenienza dei singoli”, il desiderio di prevalere sugli altri e scavalcarli ad ogni costo, proiettando in loro le nostre frustrazioni e i nostri squilibri interni.
Credo che un uomo civile che viva pienamente nella sua comunità non debba fare il predicatore missionario, né il fissato sull’etica ad ogni costo, ma debba annunciare liberamente e con leggerezza esemplare ai suoi prossimi la buonafede, il buonsenso, la linearità dei comportamenti, il rispetto, la fiducia profonda verso la ricerca della sintesi utile all’interesse comune.
E non serve giocare a chi è più religioso e più partecipe ai riti tradizionali: anzi, può essere deleterio confondere il sacro col “politico civile”. Unicuique suum (A ciascuno il suo).
Il sacro riguarda l’intimità, che diventa Assemblea nel Tempio, di chi crede e possiede la Fede.
Ma tutti gli altri, e sono tanti?
Chi non crede è cittadino come gli altri, con pari diritti e pari doveri. E fa le sue proposte e agisce nella polis.
Come chi crede, quando è fuori del Tempio.
E tutti sono laici, soggetti alle stesse leggi civili, alla stessa Costituzione.
E devono vivere in coscienza, in pace, da persone per bene!
Quando, poi, c’è qualche dissidio tra singoli, i Responsabili devono prevenire, smussare, interessarsi ai problemi e aiutare e indirizzare gli interessati al confronto civile, senza imporre loro una soluzione, come fa la malavita organizzata, ma a ritrovarsi nella umanità e nei valori che tutti devono riscoprire.
Un discorso del genere secondo voi lo possiamo portare a Firenze?
Sarebbe bello ascoltare il vostro parere dal vivo.