

Le prime bandiere inizieranno a sventolare alle 10 del mattino, quando la folla si radunerà in piazza Vittorio Emanuele. Poi, come un fiume in piena, il corteo dell’8 marzo si riverserà per le vie della città, tingendo di fucsia le strade di Roma. Una marcia di lotta e resistenza, uno sciopero transfemminista che si scaglia contro la guerra e il governo Meloni, reclamando diritti e dignità.
La manifestazione, organizzata da Non una di meno, seguirà un percorso di 3,3 chilometri e si concluderà a piazzale Ugo La Malfa, dopo aver attraversato il cuore pulsante della Capitale.
Non sarà solo una parata simbolica, ma un grido collettivo di protesta, che si inserisce in una più ampia giornata di mobilitazione. Uno sciopero generale interesserà treni, aerei, università e scuole, anche se, cadendo di sabato, il settore dell’istruzione dovrebbe risentirne meno.
Le strade del centro storico diventeranno il palcoscenico della marcia:
Via dello Statuto
Via Merulana
Via Labicana
Piazza del Colosseo
Via Celio Vibenna
Via di San Gregorio
Piazza di Porta Capena
Viale Aventino
Via del Circo Massimo
Arrivo a Piazzale Ugo La Malfa
Un tragitto che attraversa simboli e storia, come a voler lasciare un segno indelebile sulle pietre della città.
Dietro ogni slogan urlato al cielo c’è un’urgenza sociale, una richiesta inevasa. Non una di meno scende in piazza per denunciare l’escalation bellica e l’indifferenza del governo di fronte alle istanze delle donne e delle minoranze.
“Vogliamo riversare nelle piazze la nostra rabbia – dichiarano le attiviste – con tutto l’amore e la cura per il nostro debordante corpo collettivo. Boicottiamo la società della guerra, moltiplichiamo le pratiche di sciopero, occupiamo lo spazio pubblico”.
Ma il corteo non sarà solo un’onda di protesta, sarà anche una battaglia per il lavoro e i diritti.
Tra le voci che si alzeranno, ci saranno anche quelle delle educatrici dei nidi e delle insegnanti delle scuole dell’infanzia. Ancora in attesa di risposte, scenderanno in piazza per rivendicare assunzioni e investimenti nel settore dell’istruzione.
“Vogliamo un piano assunzionale per tutte le insegnanti e le educatrici della graduatoria unica e investimenti seri per garantire nidi e scuole dell’infanzia di qualità” denunciano da Adl Cobas.
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