L’idiozia naturale
La settimana scorsa non ho dato loro il tempo di prendere il sopravvento. Subito dopo i convenevoli d’obbligo, ho giocato d’anticipo.
“Miei cari, oggi la parola spetta a me” I discepoli mi guardavano con sospetto. “e, per favore, non uscitevene con temi da dibattere con urgenza, poiché la criticità che viviamo non può essere addossata singolarmente a nessuno di noi, stante semmai la considerazione che l’idiozia infetta il pianeta, facendo parte anch’essa della globalizzazione, invenzione quasi mai benefica, come auspicato all’atto della sua istituzione. Perciò che l’idiozia sia in crescita lo si può constatare ogni giorno dalle notizie delle guerre nel mondo, sciorinate con ogni tipo di dettagli orripilanti, dai mezzi di comunicazione. Basta questo per comprendere la fragilità del mondo, cosiddetto intelligente, sia che lo governi la democrazia popolare, sia che lo si veda in mano a dittature laiche e ancor peggio religiose, in nome di un Dio che sarebbe più legittimo disconoscere. Ma terminato il preambolo, vengo al sogno fantaonirico che un paio di notti fa mi ha fatto svegliare con l’amaro in bocca e dentro di me con la sensazione che rispondesse purtroppo alla verità. Dunque…
Sognavo che da anni l’OMS, al vertice della quale sedevo anch’io, era seriamente preoccupata per l’aumento dell’idiozia umana che, a prescindere dalla collocazione geografica, stava assumendo un andamento di crescita esponenziale. Gli aspetti presi in considerazione andavano dal numero di guerre inutili per comporre contrasti da poter comporre intorno un tavolo; alla crescita ingiustificata dell’industria bellica, con armi sempre più micidiali; fino alle stragi gratuite nei college statunitensi.
Inoltre la preoccupazione non tralasciava i femminicidi (troppi) gli stupri di gruppo, gli incidenti sul lavoro, i morti sulle strade per eccesso di velocità da alcool e droga, gli stupidi giochi lanciati da alcuni social che si rifacevano a Lucio Battisti: …e guidare nella notte a fari spenti per scoprire… In ultima analisi un quadro molto inquietante e deprimente.
Nel sonno avvertivo tutto il peso che il problema si rovesciava sulle nostre spalle, impotenti a individuare una soluzione in grado di rallentare, fino ad invertire, la crescita della funzione matematica dell’idiozia, allorché il rappresentante del Buthan ci informò di aver letto, sulla importante rivista Science, che un paio di ricercatori di quel piccolo Paese erano in corsa per l’assegnazione del Nobel. I due, dei quali fece i nomi ma troppo difficili da ricordare, avevano messo a punto un farmaco iniettabile, a base di intelligenza artificiale. Testato su animali come il rospo gaglioffo e la serpe giuliva – due tra gli animali a più basso quoziente intellettivo – aveva dato positivi segnali di speranza. La sperimentazione sul genere umano necessitava di un folto gruppo di volontari – chiaramente idioti – da reperire possibilmente tra i condannati a seguito di reati contro ogni regola di comportamento civile o militare, in cambio di un cospicuo sconto di pena.
Insorsero subito i no vax, sottolineando come e quanto il sistema sarebbe andato a mutare la libertà di espressione dei soggetti trattati, ma l’esempio fornito dai politici, ai più alti vertici di comando nel mondo, tutti disposti a inocularsi il nuovo farmaco in svariati spot pubblicitari, tacitò subito ogni critica. E per non essere da meno, anche molti politici italiani non hanno mancato di offrirsi per la pubblicità.
Essendomi svegliato all’improvviso in preda ad un turbamento, anche se non proprio un incubo, non ho fatto in tempo a conoscere l’esito della sperimentazione, ma se fosse stato positivo, ricordo che già svariate magistrature mondiali avevano manifestato la volontà di promuovere leggi in favore della somministrazione coatta, nei casi di infrazioni di comprovata idiozia. Temo tuttavia che la proposta non potrà avere seguito, così come la castrazione chimica contro gli stupratori seriali.”
“Bene, ragazzi, tutto qui. Che ne pensate?” Ha alzato la mano Pompeo, il vecchio barcarolo.
“A Sor Maè, felici de riavello tra de noi. E ‘na raccomandazione. Occhio a quer che magna ‘a sera!”
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