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Pompi, il re del tiramisù minaccia la chiusura

In un cartello dà una stoccata al VII Municipio ed una all'imprenditoria cinese

Pompi, lo storico locale re del tiramisù, sito in via Albalonga, chiude. Il messaggio che i proprietari hanno affisso dietro la cassa appare in tal senso piuttosto chiaro: “’Grazie alla lungimiranza del municipio, alle vie limitrofe, e ai residenti, i cittadini non avranno più il loro punto di ritrovo a cui erano abituati da 54 anni. Avranno tranquillità e più tempo per imparare il cinese vista la prossima apertura dopo la nostra storica attività romana di un bazar o ristorante cinese’.

Il messaggio è chiaro ed è rivolto a diversi interlocutori, in primis al VII Municipio, che ha deciso nel mese di settembre di installare il new jersey, restringendo cosi la carreggiata di via Albalonga e impedendo in questo modo a macchine e motorini di ‘parcheggiare’ in doppia fila. Queste le parole di Roberto Pompi a riguardo:‘’Prima eravamo tartassati dai vigili che multavano i clienti in doppia fila, poi col nuovo new jersey che ha ristretto la carreggiata gli affari sono crollati. Perdo 4000 euro al giorno’’.

imageIn realtà, da diversi mesi, erano pervenute molte lamentele da parte dei residenti della zona, che additavano Pompi come il responsabile delle macchine parcheggiate in doppia o addirittura in terza fila. Difatti, i mezzi a due e quattro ruote sostavano illecitamente dinanzi al bar, bloccando cosi il passaggio ai pedoni. In tal senso è intervenuto il municipio, che ha regolamentato una via che più di una volta ha creato grattacapi soprattutto per gli anziani e i bambini, impossibilitati ad attraversare tranquillamente la strada.

Il cartello posto dietro la cassa del locale ha anche un terzo obiettivo: far capire al municipio che una possibile chiusura ‘della storica attività romana’ possa dar spazio ad un ristorante o bazar cinese’. In altre parole, è come dire: ‘I cinesi si impossessano del quartiere e di Roma e ci tolgono il lavoro che abbiamo da 54 anni’. In una lettera è arrivata la risposta di Alessio W Chen: ’Mi sento schiaffeggiato sia come cliente che come cittadino, nessuno deve offendere gratuitamente un altro gruppo etnico esponendo simili cartelli”. Roberto Pompi ha voluto chiarire come quel cartello non volesse essere di stampo razzista, ma solo uno sfogo verso le istituzioni:’’Nessun razzismo, per carità. Il mio voleva essere uno sfogo contro il municipio che non mi ha permesso di continuare a lavorare serenamente”..

sul-fronte-di-via-albalonga-si-combatte-la-gu-L-bHFhFrPompi è ormai un’istituzione nel quartiere Re Di Roma da 54 anni, un punto di ritrovo per giovani e meno giovani per bere un caffè e mangiare il tiramisu’, il dolce che ha reso celebre il locale in questi anni. Può bastare il restringimento della carreggiata a portare la chiusura del locale? C’è qualcosa di piu’, oppure i proprietari hanno voluto solo creare una provocazione ad hoc per mandare un messaggio neanche tanto velato al municipio?
La risposta sembra darla Cinzia Pompi ad un’intervista rilasciata al Tempo:’ “Quando il Municipio ci accusava di andare contro i vigili per le multe ai clienti, siamo stati i primi a dire che le regole valgono per tutti e se qualcuno sbaglia è giusto che paghi – poi aggiunge – c’è la possibilità, sulla stessa via Albalonga, o poco lontano di adibire a parcheggio delle aree per risolvere il problema della mancanza di posti auto. Parcheggi che, naturalmente, pagheremmo noi. Ma nessuno ci ha mai risposto. Ci siamo offerti di trovare delle soluzioni per non essere costretti a prendere in ipotesi quella di chiudere e vendere”. «Posso solo dire che ci siamo guardati intorno, ma di più non dico».

In questo momento di crisi, dove in media chiudono circa 10 attività al giorno, l’eventuale chiusura di Pompi rappresenterebbe un vero fallimento per il municipio, per la giunta Marino, per gli stessi proprietari e per Roma. La provocazione ha avuto il suo effetto – di certo sui tanti amanti del tiramisu’-, ora tocca al municipio e magari anche ai negozianti della zona trovare il modo per far si che la clientela di via Albalonga rimanga numericamente la stessa ma non più abusiva.


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