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2,5 milioni i non autosufficienti in Italia

Ma per la politica è come se non esistessero

In Italia sono 2,5 milioni gli anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti, ma per le istituzioni e la politica la loro condizione non è all’ordine del giorno.

Negli anni il welfare diminuisce, la sua erosione è costante e il peso dell’assistenza resta tutto sulle spalle delle famiglie. Questo è il quadro che emerge dal quinto rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia realizzato dal “Network non autosufficienza”.

imageGenUn quadro allarmante, che fotografa una situazione che dovrebbe far riflettere cittadini e istituzioni, in cui l’Italia appare gravemente in ritardo rispetto ai paesi europei. Non solo le risorse destinate all’assistenza non sono sufficienti, ma manca anche un’idea complessiva e organica di ristrutturazione delle politiche sociali. E quanto si era fatto finora è fortemente a rischio a causa della costante riduzione dei servizi, quasi tutti in contrazione se paragonati agli anni prima della crisi.

” La copertura dei servizi di assistenza domiciliare per gli over 65 (Sad) dal 2005 al 2012 ha visto una variazione del -0,3 per cento. La dotazione di posti letto per over 65 è diminuita dello 0,2 per cento dal 2010 al 2012. Un meno 0,7 per cento anche per l’indennità di accompagnamento dal 2010 al 2013.

L’unica ad aver percentuali positive è l’assistenza domiciliare integrata  (Adi) per utenti anziani che dal 2005 al 2012 è aumentata dell’1,4 per cento”.

Dal dopoguerra i servizi per le persone non autosufficienti erano sempre stati in crescita, fino alla brusca inversione di rotta determinata dalla crisi economica e dal bisogno degli stati di fare cassa.  “Se si prendono gli ultimi 10 anni (dal 2005 al 2014) l’andamento della spesa pubblica per l’assistenza continuativa degli anziani non autosufficienti over 65 mostra dati positivi: al 2014 si registrano 5,1 miliardi in più rispetto al 2005. Si è passati, cioè, dai 15,4 miliardi ai 20.5. Ad aumentare sono la spesa sociale dei comuni (passata da 1,6 miliardi a 3,1) e l’indennità di accompagnamento (da 7 miliardi a 10,3), mentre la componente sanitaria nell’assistenza continuativa, riferita sia all’assistenza nella comunità che nei presidi residenziali, sale solo di 500 milioni. E’ proprio per questo capitolo di spesa che nell’ultimo triennio (2011-2014) si nota un crollo: tale componente scende di ben 1 miliardo. Ed è sui territori, poi, che si gioca la partita più dura”.

L’effetto di questa contrazione di risorse e di servizi è finita così nel bilancio delle famiglie italiane, che si ritrovano impegnate in prima linea a dover sopperire alla mancanza di servizi. Qualche piccolo tentativo di aggiustamento sembra comunque arrivare, considerando il rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza in legge di stabilità, con 400 milioni. Ma sono anche altri gli investimenti che potrebbero avere ricadute positive sull’assistenza. Tuttavia, secondo i curatori del rapporto, questo non basta per invertire la tendenza: occorre una politica nuova.


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