Il 27 aprile portiamo un fiore sulla tomba di Gramsci
Al cimitero acattolico di Porta San PaoloIl 27 aprile 2016 ricorre il settantanovesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, un grande rivoluzionario e un grande italiano. Il fascismo lo condannò a 20 anni di carcere con l’intento di non far funzionare quel cervello di cui aveva tanta paura.
Il suo pensiero, invece, attraverso i Quaderni del carcere scritti nei lunghi e sofferti anni detenzione, divenne uno dei cardini sul quale Palmiro Togliatti costruì, dopo la caduta del fascismo, l’identità del Partito comunista italiano, il suo modo di essere e fare politica. Esso influenzò tutta la seconda metà del novecento italiano sul piano culturale oltre che su quello più specificamente politico, diffondendosi ben oltre i confini nazionali.
Sorprendentemente, il crollo del comunismo sovietico e la fine della guerra fredda, contribuirono a rilanciare nel mondo la figura e l’opera di questo grande pensatore e dirigente comunista, facendolo diventare il saggista italiano più diffuso, anche in ambienti politici lontani dal marxismo e dal comunismo e in contesti culturali e geografici assai remoti rispetto all’Italia.
Gramsci oggi è considerato, da parte di molti studiosi nel mondo, il pensatore marxista certamente più vitale. Le sue opere, lette, tradotte, studiate, negli USA e nei paesi anglosassoni, in Francia come in America latina, in Brasile e recentemente anche in Cina, iniziano ad essere studiate nei Paesi dell’Europa dell’Est, dove non erano state mai molto amate durante il “socialismo reale”. Persino intellettuali arabi e mussulmani iniziano ad accostarsi ad esse nel tentativo di analizzare e comprendere i profondi cambiamenti in corso nel mondo mediorientale.
Paradossalmente invece, in Italia, dopo la fine del Pci, l’attenzione verso il pensiero gramsciano da parte del mondo accademico e dei pensatori post-comunisti, intenti a privilegiare altri autori e altre filosofie, di orientamento liberaldemocratico, è andata progressivamente scemando. Solo da alcuni anni stiamo assistendo ad una timida inversione di tendenza.
La necessità che la figura di Gramsci torni ad assumere il ruolo centrale nel dibattito politico, culturale filosofico ed accademico nazionale che gli spetta, è ineludibile.
L’approccio metodologico, gli strumenti e le categorie di un marxismo non dogmatico, la visione della storia basata sulla complessità e contraddittorietà dei processi di trasformazione politica e sociale, culturale e ideale, la consapevolezza che essa non marcia unicamente “in avanti” e anzi può regredire, che nessuna conquista è definitiva e che ogni fenomeno politico può convertirsi nel suo contrario magari serbandone immutata l’esteriorità, la convinzione che il socialismo per affermarsi sia destinato ad assumere l’eredità delle conquiste del liberalismo e della democrazia, fanno di Gramsci il pensatore italiano in assoluto più importante del secolo XX.
La sua forza speculativa e la sua coerenza esistenziale fino all’eroismo, ci parlano ancora, sono una fonte inesauribile da cui trarre ispirazione per la rinascita, innanzitutto morale, dell’Italia.
Tornare al suo pensiero è indispensabile per quell’analisi della crisi prodotta dal neoliberismo, che la sinistra italiana ed europea non sono state sinora capaci di fare, rimanendo sostanzialmente subalterne al pensiero unico che lo stesso neoliberismo ha prodotto e diffuso.
Con questa consapevolezza il 27 aprile prossimo, torneremo a portare un semplice fiore sulla tomba di Antonio Gramsci. Sarebbe un bel segnale di fiducia, di speranza nella sinistra, nella sua capacità di ritrovare le sue radici storiche e morali, se quel giorno ci precederanno, ci accompagneranno, ci seguiranno tantissimi compagni ed amici. Non solo vecchie e vecchi militanti, elettrici ed elettori, segnati dalle sconfitte e dalle divisioni di troppi decenni, ma, vogliamo sperare, tante e tanti giovani per i quali particolarmente ci tornano alla mente quelle parole indimenticabili: “Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo, Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza, Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.”
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