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Ancora sul pullmino della discordia

Un approfondimento del consigliere Rossetti (Forza Italia)

Non posso esimermi dall’esprimere un ulteriore approfodimento sulla questione del pullmino della discordia, che tanto pare accalorare le forze politiche che si sono confrontate sul tema nell’Aula consiliare del Municipio VII.
La cronistoria ormai è nota a tutti ed eviterò, pertanto, di ripeterla.
Non sono infatti sorpreso nè dal voto espresso in Aula, nè da come alcuni consiglieri hanno inteso partecipare o non partecipare al dibattito.
A me preme, altresì, sottolineare altri aspetti della vicenda che purtroppo sono stati trascurati e che rischiano, se non evidenziati, di oscurare la vera essenza della questione rom nella nostra città e, specificatamente, sul nostro tormentato territorio.
Non appaio credibile se proprio io, consigliere di opposizione, spezzo uno lancia in favore del consigliere di RC Lucio Conte che ha presentato, con altri per la verità, la contrastata mozione.
Egli, infatti, ha inteso -paradossalmente- ‘proteggere’ la comunità rom che ha sempre più spesso ( e all’indomani del tragico fatto di tor di Quinto ancora di più, se possibile) gli occhi puntati addosso di tutto il resto della cittadinanza.
Evidentemente nelle more della mozione di Conte e della Sinistra Democratica vi era la ricerca di una separazione ‘fisica’ dei bambini dal resto degli altri proprio per evitare che ai primi fossero, prima o poi, imposte delle norme comportamentali che sino ad ora non sono stati tenuti a rispettare.
Agli estensori-firmatari dell’atto deve essere sembrato più semplice, non emarginare i bambini rom, ma separarli fisicamente dagli altri scongiurando contatti che i genitori degli altri bambini ritengono di dover ridurre all’indispensabile.
Sarebbe poi da chiedersi come pensano, i firmatari dell’atto, di risolvere i problemi che derivano dalla difficile convivenza che, fatalmente, si verifica all’ingresso nelle classi, ma a questo -certamente per la scarsa propensione a risolvere radicalmente le problematiche che si trovano ad affrontare- i politici locali non sanno dare risposta.
E dire che nel mio intervento avevo ammonito preventivamente i firmatari dell’atto i quali non si stavano rendendo conto di come gli si stesse ritorcendo contro lo ‘spirito’ della mozione!
Nel corso dell’intervento avevo fatto menzione di come nel SudAfrica post segregazione la nazionale di rugby abbia optato, dopo decenni, per un allenatore colored e noi, nella civilissima Roma veltroniana stavamo procedendo ad una separazione tra etnie di cui per trovare analoga traccia occorreva risalire al Mississipi degli anni cinquanta.
Ma, come dicevo, non spetta a me difendere il comportamento dei firmatari dell’atto per almeno due ragioni: non sono fatti miei e poi, in fondo, neppure mi interessa.
In realtà, gli aspetti che mi preme sottolineare sono altri.
Innanzitutto il dibattito ha bypassato, manco non fosse affar nostro, il fallimento delle politiche di integrazione che si tentano vanamente da anni e che la mozione in oggetto non ha affatto menzionato.
In altre parole sembra quasi che, d’improvviso, si scopre che la convivenza tra bambini rom e gli altri è difficile come se sino ad ora le denunce sul tema fossero state solo una fantasia di qualche bislacco politico del centrodestra.
Non di meno si omette di specificare, posto che la separazione nel tragitto sia una soluzione, come si intenda procedere per favorire la civile convivenza tra i bambini rom e quelli che per convenzione stiamo definendo ‘altri’ nel corso del resto della mattinata scolastica.
Ma il tutto è in linea col dilettantismo che connota i nostri amministatori locali.
Altro aspetto che mi ha profondamente turbato è stato l’ampia risonanza che è stata data a questa mozione e agli esiti che ha scaturito.
A distanza di meno di 24 ore, addirittura ‘Studio aperto’ -non esattamente il giornalino parrocchiale con tutto il rispetto per quest’ultimo!- ha dedicato ampio spazio all’accaduto trasformando i poveri firmatari ( dico poveri col massimo della simpatia) in novelli Hitler o Stalin a seconda di quale paternità si vuole attribuire ai consiglieri che hanno votato il documento.
Non che la questione di per sè non rivesta carattere di importanza, ma il nostro territorio negli ultimi mesi aveva visto condurre battaglie dagli inascoltati consiglieri d’opposizione su temi e problemi rimasti irrisolti di altrettanta, se non maggiore, attualità e gravità.
Non posso non pensare al corridoio della mobilità di viale Palmiro Togliatti o alla cementificazione del deturpando parco di Tor Tre Teste.
Eppure su temi che hanno appassionato l’opionione pubblica locale, molto di più di quanto sta facendo la questione del pullmino, a parte qualche ‘stiracchiato’ articoletto sulla stampa locale il silenzio pressochè tombale ha regnato sovrano.
E dunque la cosa non mi convince affatto e mi inquieta.
Siamo dunque alla faida interna? Le manifeste difficoltà di questa strampalata maggioranza saranno regolate con duelli rusticani mezzo stampa? Siamo alla resa dei conti?
Si fosse dato tutto questo risalto sui maggiori giornali cittadini anche ad altri clamorosi falimenti della amministrazione veltroniana e delle sue appendici municipali si sarebbe reso un miglior servizio alla cittadinanza che continuamente lancia grida di dolore che restano, perlopiù, inascoltate.
Last but no least, come dicono gli inglesi, giova ricordare che i firmatari della mozione hanno espressamente fatto riferimento alle continue istanze che gli giungevano dalla cittadinanza sempre più esasperata dal comportamento insopportabile dei bambini rom in danno dei ‘nostri’ scolari.
Forse il distratto elettorato che meno di due anni fa ha inteso premiare con oltre il 65% dei consensi questa sgangherata maggioranza ha, finalmente, aperto gli occhi?
Speriamo. E speriamo che se ne ricordi la prossima volta che si andrà a votare!
Alfonso Rossetti consigliere Municipio VII (FI).


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