Biglietto a due euro per i bus e le metro di Roma: un enigma ancora irrisolto tra tensioni e rinvii

Ennesima fumata nera tra Regione e Comune di Roma

L’aumento del prezzo del biglietto dei mezzi pubblici a Roma sembra ormai inevitabile, ma resta un’incognita su quando e di quanto.

Il messaggio appare chiaro: nessuno vuole assumersi la responsabilità di un provvedimento così impopolare, e la questione è stata affidata a un comitato tecnico, incaricato di valutare quanto far lievitare i costi.

È questo l’esito dell’incontro tenutosi il 25 settembre tra l’assessore regionale alla Mobilità, Fabrizio Ghera, il suo omologo di Roma Capitale, Eugenio Patanè, e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil.

Nonostante le aspettative, l’incontro si è concluso senza una decisione concreta, riproponendo l’ennesimo rinvio dopo quello già registrato l’11 settembre.

La necessità di adeguare le tariffe è sul tavolo ormai da mesi: già dal 1° luglio era previsto un incremento per coprire un deficit di 22 milioni di euro, indispensabile per consentire al Comune di Roma di firmare il contratto di servizio con Atac, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico della Capitale.

Si è discusso a lungo di un possibile aumento del biglietto singolo a 2 euro, ma i sindacati hanno avanzato l’idea di una tariffa ancora più alta, fino a 2,50 euro, riservata esclusivamente ai turisti o a coloro che usano i mezzi pubblici occasionalmente.

L’obiettivo? Proteggere studenti, lavoratori e pendolari, evitando di appesantire ulteriormente le spese di chi utilizza quotidianamente il trasporto pubblico.

Tuttavia, l’incontro ha messo in luce una profonda spaccatura tra le parti. Ghera ha garantito un finanziamento di 10 milioni di euro all’anno per tre anni, aumentando così i fondi regionali per il trasporto pubblico di Roma da 240 a 250 milioni di euro.

Una cifra ancora lontana dal colmare il gap dei 22 milioni necessari, il che ha spinto Ghera a chiedere a Roma Capitale di rivedere alcune agevolazioni, come l’abbonamento a prezzo ridotto per gli under 19, fissato a 50 euro mensili.

Nel frattempo, l’idea di applicare aumenti solo ai turisti, ventilata da tempo, si scontra con difficoltà tecniche: secondo Atac, una misura di questo tipo potrebbe diventare operativa solo nel 2026.

Questo ha ulteriormente inasprito i rapporti tra Regione e Comune, facendo crescere la tensione.

“Non condivido l’aumento del biglietto singolo”, ha dichiarato Ghera, richiamando Roma alla necessità di ridiscutere le agevolazioni. Patanè, in una nota diffusa in serata, ha alzato il tono dello scontro, affermando che sulla questione delle tariffe si sta “giocando col fuoco”.

L’assessore capitolino ha ribadito che i 10 milioni promessi dalla Regione non sono sufficienti per garantire un piano economico di Atac sostenibile e “credibile”, e ha sottolineato il rischio di affrontare eventi cruciali, come il Giubileo, senza un contratto di servizio solido.

Di fronte all’assenza di risposte certe, lo scenario di tagli alle agevolazioni, ai servizi o alla copertura chilometrica sta diventando sempre più plausibile”, ha aggiunto Patanè.

Ha poi invitato a lavorare su un adeguamento degli abbonamenti mensili e annuali, ma ha anche chiarito che l’aumento del biglietto singolo richiesto da Atac è ormai “inevitabile”.

Anche i sindacati hanno espresso il loro disappunto. Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, ha rigettato l’idea di far ricadere i rincari su lavoratori, pensionati e famiglie, sottolineando che l’aumento dovrebbe essere circoscritto ai turisti.

Usare i mezzi pubblici è un comportamento virtuoso per la città e l’ambiente, e come tale deve essere incentivato con una tariffazione competitiva rispetto all’uso dell’auto privata”, ha concluso.

Nonostante tutto, la decisione finale continua a essere rimandata, ma con il tempo che stringe e il Giubileo alle porte, una scelta non potrà essere posticipata ancora a lungo.


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