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Dieci anni di carcere per il quindicenne rumeno coinvolto nell’uccisione di Moriccioli

La pena, stabilita il 27 marzo 2008 dal Gup del tribunale dei minori, è la massima applicabile a un minorenne per omicidio preterintenzionale

Resterà in carcere per dieci anni il quindicenne rumeno che ha aggredito e rapinato il 17 agosto scorso insieme a un connazionale il ciclista Luigi Moriccioli sulla pista ciclabile Tevere Sud nel tratto vicino a Tor di Valle. L’uomo è deceduto per le gravi lesioni riportate durante l’agguato.

La pena, stabilita il 27 marzo 2008 dal Gup del tribunale dei minori, Paola Manfredonia, è la massima applicabile a un minorenne per l’accusa di omicidio preterintenzionale. Il Pm Simonetta Matone aveva invece chiesto nove anni di reclusione per il minore.

Il quindicenne, detenuto presso il carcere di Casal del Marmo, ha dichiarato di aver solo partecipato all’aggressione e che a colpire il ciclista sarebbe stato il suo compagno maggiorenne, Margelu Relu. L’accusa che grava su Relu è ancora oggi la stessa del suo compagno minorenne: omicidio preterintenzionale. Eppure il 25 febbraio scorso il gup Sante Spinaci che si occupa del caso ha restituito gli atti al pm affinché sia possibile procedere per l’accusa, ben più grave, di omicidio volontario.

La vittima, il sessantenne Luigi Moriccioli, residente nel quartiere dei Colli Portuensi, era un dirigente nell’economato dell’ospedale San Giovanni in pensione. È deceduto il 4 ottobre del 2007 dopo 49 giorni di coma presso l’ospedale San Camillo di Roma per le gravi lesioni subite alla testa. Quel 17 agosto era uscito per la solita passeggiata in mountain bike, approfittando della pista ciclabile nuova di zecca che corre lungo la via Ostiense. La sera dello stesso giorno alcuni amici hanno avvisato le forze dell’ordine non vedendolo rincasare per l’ora di cena. Moriccioli è stato trovato svenuto sulla pista, con accanto il pezzo di legno con cui è stato colpito alla testa, senza documenti di identificazione, né chiavi di casa. La moglie, in vacanza in Sardegna con la figlia Roberta, ha potuto riconoscere il marito solo due giorni dopo, informata dalla cronaca riportata sui giornali. I due rumeni responsabili dell’accaduto sono stati fermati il 27 agosto del 2007 e, oggi, è la figlia a chiedersi il motivo dei differenti capi d’imputazione per i due giovani aggressori.

"Capisco che si tratta di un minore e di un maggiorenne – sostiene Robetta Moriccioli – Ma c’è comunque l’aggravante della mancata possibilità di difesa da parte di mio padre". Una cosa è certa, per i due ragazzi l’unico bottino della rapina non è l’I-Pod e i pochi spiccioli presi a Moriccioli. Sono almeno dieci anni di carcere.


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