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Esquilino, mani della camorra su Chinatown

Operazione porta alla luce i rapporti tra la criminalità napoletana e cinese

Il centro operativo della direzione investigativa antimafia di Roma (Dia), in collaborazione con i reparti territoriali della polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza, ha eseguito alle prime luci dell’alba arresti, perquisizioni e sequestri nel quartiere Esquilino, nell’ambito di un’indagine anticamorra coordinata dalla procura antidistrettuale antimafia della Capitale.

Dall’attività investigativa sono emersi accordi tra camorra e criminalità cinese, sia per il controllo degli affari immobiliari della zona che per la commercializzazione di merce contraffatta e di contrabbando proveniente dalla Cina. Gli inquirenti hanno scoperto che Salvatore Giuliano, capo camorrista del rione Forcella di Napoli, era riuscito a instaurare apporti con varie componenti del crimine organizzato della Capitale e del Cassinate, intessendo un reticolo di contatti criminali risultati fondamentali per il reinvestimento di denaro illecito in autoconcessionarie, bar, ristoranti, tutti sequestrati durante l’operazione. I profitti dell’attività venivano reimmessi nella Capitale per soddisfare gli interessi del boss nel settore immobiliare.

L’organizzazione, secondo quanto è stato accertato dagli investigatori, si è avvalsa della Dafa Consulenze, all’Esquilino, per imporre affari ed intermediazioni commerciali e immobiliari (locazioni e cessioni di attività commerciali, compravendita di appartamenti) sia a italiani che a cinesi. Il clan Giuliano, stando ai risultati delle indagini effettuate anche attraverso intercettazioni telefoniche dalla Dia, era riuscito a costituire una solida base logistica nel Lazio, attraverso rapporti di affiliati della camorra da tempo trasferiti nella regione, per il traffico di merce contraffatta e affari immobiliari illeciti. Per la commercializzazione di capi d’abbigliamento all’Esquilino, l’organizzazione criminale si avvaleva dell’apporto di Domenico Cesarano: era lui il tramite con la Cina. Dal paese asiatico faceva pervenire la merce che arrivava, in primo luogo, a Napoli. Qui sui capi di abbigliamento venivano apposte le etichette contraffatte delle più importanti griffe prodotte nel tarantino. La merce "griffata" veniva poi stoccata a Cassino nei magazzini di altri affiliati all’organizzazione: tre esponenti della famiglia Terenzio, ovvero Vincenzo, Luigi e Mario.

 Infine i capi d’abbigliamento arrivavano all’Esquilino ed imposti sul mercato romano ad imprenditori e commercianti in base ad accordi con esponenti di rilievo della comunità cinese. I profitti illeciti derivanti da questa attività venivano successivamente reimmessi nella capitale, e non solo, per soddisfare gli interessi di Giuliano nel settore immobiliare. Fulcro di questa ulteriore attività era la Dafa, consulenza di via Principe Amedeo, facente capo a Martino Solito. Qui avvenivano periodiche riunioni con i "capi" cinesi o loro emissari, nelle quali venivano presi accordi per imporre affari commerciali e immobiliari. Gli arrestati, ai quali si aggiungono Pasquale F. e Vincenzo D.B. che operavano a Roma, dovranno rispondere di associazione mafiosa di stampo camorristico
finalizzata al controllo del mercato economico. Al momento, nell’indagine che trae origine dall’operazione "Ultimo imperatore" del luglio del 2005, risultano
indagati anche due imprenditori cinesi operanti all’Esquilino. Nell’ambito del’operazione sono state sequestrate 3 concessionarie di Cassino e un noto bar-ristorante del centro del frusinate, oltre ad un immobile a Napoli e uno a Bologna, tutti riconducibili al sodalizio criminale.

Nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio, in merito all’operazione, il sindaco Gianni Alemanno si è congratulato con la Dia per l’importante
intervento. “Questa infiltrazione della camorra all’Esquilino ci preoccupa molto e ci preoccupa anche la possibile connssione tra elementi della mafia cinese e la camorra. Appena le operazioni di indagine saranno concluse – ha aggiunto – ci sarà un incontro col direttore della Dia per capire quanto sia esteso questo fenomeno dal punto di vista sociale ed economico, se si tratta solo di un primo contatto e se ha radici profonde”.

Ancora una volta vengono alla luce aspetti inquietanti della presenza del crimine organizzato nel rione romano. Un episodio, questo, che conferma la presenza di una grande criminalità dietro l’eccessiva espansione del mercato cinese all’Esquilino.


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