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Il degrado del Casale della Bottaccia

Lorium, l'antico sito romano, è ormai ridotto a una discarica a cielo aperto

Sulla vecchia via Aurelia, ora via di Castel di Guido, qualche burlone potrebbe mettere il cartello “Benvenuti a Roma” proprio all’altezza del Casale della Bottaccia, territorio del XVIII Municipio e del Comune di Roma. E sicuramente sarebbe l’ennesimo brutto biglietto da visita della capitale: lo squallore ed il degrado in cui è abbandonato questo sito archeologico, ridotto ormai a una discarica a cielo aperto, lascia pensare che le Autorità hanno cose più importanti da fare che visitare questa zona della città che è comunque parte integrante della storia di Roma.
Recentemente due giovani Architetti, Andrea Cordisco e Tommaso Capitanio, hanno redatto un progetto molto esaustivo per il recupero del Casale della Bottaccia.
In ogni caso, in attesa dello stanziamento dei fondi, si dovrebbe per lo meno far rimuovere quei cumuli d’immondizia che ledono il decoro urbano.

Dopo accurate ricerche è emerso che il Casale della Bottaccia fu costruito dove anticamente sorgeva Lorium, la prima stazione di posta sulla vecchia via Aurelia subito dopo la città. Lorium divenne centro dell’omonima Diocesi e le fu dato il nome di Santa Rufina, giovane patrizia romana che insieme alla sorella Santa Seconda furono martirizzate sotto l’imperatore Gallieno nel 260 d.C. Papa Callisto II unificò questa Diocesi suburbicaria con quella di Porto ed ancora oggi si conserva la denominazione di Diocesi di Porto e Santa Rufina.

Tracce di proprietà della stazione di posta Casale della Bottaccia si trovano in documenti del XIV secolo, precisamente nell’elenco delle proprietà della Chiesa di S. Maria in Aquirio.
In seguito la proprietà del casale passo al Monastero di San Gregorio al Celio e poi all’Ospedale di Santo Spirito.
I Principi Doria Pamphili, che nel XVII secolo ne divennero proprietari, a fianco del Casale fecero costruire una cappella dedicata a S. Antonio Abate che ora ha l’ingresso murato.
Sembrerebbe che alcuni anni fa cinque o sei operai su un camion attrezzato con una gru recuperarono queste antiche tegole al fine di mettere in sicurezza il tetto pericolante: tuttora si ignora dove siano state depositate queste tegole e il crocifisso che era appeso all’entrata della Cappella.

Durante una pestilenza il Casale fu adibito dai Principi Doria ad infermeria, poi fu utilizzato come casino di caccia. Si legge in un antico documento: “Comme on le voit, il s’agit d’abord ici de la Via Aurelia, et le nom de cette voie est meme écrit sur la carte de Peutinger au dessous di Lorio.. Tout le monde sait que Via Aurelia quittait Rome par la porte du meme nomdans le Transtévère, que Lorium, la villa des Antonins, ètait au Casale di Bottaccia, au XII mille ancien de Rome, où la princesse Doria Panfili fit pratiquer des foulles productives en 1824".

Da scavi effettuati nei pressi del Casale della Bottaccia, alla fine del settecento, furono rinvenute delle statue di epoca romana che il Papa Pio V fece portare ai Musei Vaticani dove sono esposte.
Agli inizi del 1900 la proprietà del Casale passò di mano, prima ad un privato poi ad una Società italo-svizzera la quale, negli anni cinquanta, la cedette all’INPDAI che tuttora la possiede. 

Franco L.


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