Il poeta Achille Serrao ci ha lasciato

Prima che fosse l’alba di oggi. L'estremo saluto presso la camera ardente nell'ospedale Sandro Pertini dalle ore 12 alle 15 di lunedì 22 ottobre 2012

Oggi 19 ottobre 2012, prima che fosse l’alba, sull’ambulanza che lo trasportava al più vicino ospedale, è morto il poeta Achille Serrao. Lo ha stroncato, all’età di settantasei anni (li avrebbe compiuto domani), un male perfido contro il quale ha lottato fino in fondo, dissimulando i suoi dolori e la sua pena infinita. 

Gli amici e tutti coloro che lo stimavano potranno rendergli l’estremo saluto presso la camera ardente nell’ospedale Sandro Pertini in via dei Monti Tiburtini dalle ore 12 alle 15 di lunedì 22 ottobre 2012.

Mi sia consentito innanzitutto di stringere in un forte abbraccio la sua moglie Paula e la piccola Maria che ha amato di un immenso amore.

Con il cuore sconvolto (è morto il mio fratello poeta) ho il triste privilegio di comunicare la dolorosissima notizia agli amici che gli hanno voluto bene e a tutti quelli che hanno apprezzato l’uomo e il poeta (poeti, scrittori, critici letterari, lettori dei suoi libri, ascoltatori dei suoi memorabili reading poetici, accompagnati spesso da canzoni napoletane e romane e dal suono della sua chitarra).

Achille Serrao ci mancherà. Irrimediabilmente.

L’unica consolazione sarà la lettura dei suoi libri, dei suoi versi. Ed è per questo che desidero fortemente concludere questo mio straziato articolo con una sua poesia, quasi un testamento, dedicata alla sua piccola, adorata Maria e che il 3 giugno scorso, presso il Centro culturale Lepetit a Tor Tre Teste, abbiamo letto insieme (io il testo in italiano lui quella in napoletano) ed entrambi ci siamo sforzati allo stremo perché il nostro ciglio rimanesse asciutto e la nostra voce non tremasse.

Eccola

Natale, per Maria

Natale, sì, chist’anno senza nuvule,
pure chist’anno appiccia ’nfantasia
cerogene ’o guaglione
ca se nne ride d’’o malu tiempo e calandriélle ’ncopp’ê strate
abbìa
d’’o munno, ’mmiez’a ll’èvera, ê vrecce
’e stu vivere nuosto ’ntruppecùso.

Natale, sì, ma sciocca sottencoppa
saglie ’a neve, sàglieno cose viste
maje saglì, comme si tutto a ll’intrasatta s’avesse
’a revutà… Natale, sì, ( ’o vvi’ lloco, vène) che si t’agghiétte n’atu ppoco, vita,
te veco meglio
’ntra nu suono ’e campana (ca nun sana) e ‘o smiccià d’‘e caruòfene
â fenesta: niente, ’o cappiéllo ’mmano
nun dicìteme niente, pe’ piatà
e si quaccosa avite ancora ’a dìcere
pe’ ll’àneme d’’o Priatorio: ’a verità.

Natale, sì, n’anno cu ’a neva … e che te lasso, figlia?:
’e ddete artetecòse, murtacìna ’a faccia
na capa ’e micciariéllo ca penza , chi sa, a la scurdata,
dint’’o viérzo chiù friddo e càrreco ’e puntille…

Po’ ‘int’a ll’aria te spesulàje e “Tu si’ ‘a vita mia,
ruoto ’e casa, d’oro “ dicett’ i’ suspiranno e ’a sotto
n’arrenzà, chi va e chi vène muro muro, ‘a sotto
tantillo ’e neve, ma na foja cuieta ’a neva lucènte, ‘o vi’? …

Natale, sì, cu tutte ’e ccantalèsie … e che te lasso, figlia?:
sta mappatélla ’e viérze senza quàteno, nu volo,
’a tàrzia ’e santacròce primmarule o nu vucà ’e lengua
tremmante che ancora va truvanno quacche lluna
’e trànseto a scaso? O stelle. E se ’mmece t’affedasse
puramènte rose sciurite ô primmo viento
’e primmavera? Fa’ tu, tienatìllo ’ntratanto stu Natale
malandrino. I’ stongo ccà. Te stó vicino.

Natale, per Maria. Natale, sì, quest’anno senza nuvole / anche quest’anno accende con fervore / candele il giovane / che se ne ride del maltempo e pastori sulle strade / avvia / del mondo, in mezzo all’erba fra i ciottoli / del nostro vivere dissestato. // Natale, sì, ma fiocca sottosopra / sale la neve, salgono cose viste / mai salire, come se tutto dovesse all’improvviso / rovesciarsi … Natale, sì (eccolo, arriva), che se ti sporgi un altro po’, vita, / ti vedo meglio / tra un suono di campana (che non sana) e l’ammiccare di garofani / alla finestra: niente, con il cappello in mano / non ditemi niente, per misericordia / e se qualcosa avete ancora da dire / per le anime del Purgatorio: (ditemi) la verità. // Natale, sì, un anno con la neve… e che ti affido, figlia?: / le dita tremanti, pallido il viso / una testa di fiammifero che pensa, chi sa, inaspettatamente / dentro il verso più freddo e carico di trine. // … Poi ti sollevai nell’aria e “Tu sei la vita mia, / teglia di casa, d’oro “ dissi sospirando e da basso / un obliquo andare, chi va e chi viene lungo i muri, da basso / un po’ di neve ma un calmo furore la neve luminosa… lo vedi? // Natale, sì, con ogni cantico… e che ti lascio, figlia?: / un fagottello di versi senza domani, un volo, / l’intarsio di abbecedari immaturi o un beccheggio di lingua / in ansia che ancora cerca qualche luna / di passaggio per caso? O stelle. E se invece ti affidassi / puramente rose fiorite al primo vento / di primavera? Fa’ tu. Tienitelo frattanto questo Natale / malandrino. Io resto qui. Ti sto vicino. 

Achille Serrao, nato a Roma nel 1936 da genitori campani, è stato attivo in ambito letterario da più di un quarantennio. Direttore della rivista di poesia "Periferie" e del Centro di documentazione della poesia dialettale "Vincenzo Scarpellino", ha esordito pubblicamente nel 1968 con il volumetto di poesie in lingua italiana Coordinata polare, preceduto nel 1966 da altra raccolta in edizione privata dal titolo Una pesca animosa. Ha poi pubblicato le sillogi Lista d’attesa (1979) e L’altrove il senso (1987). Ha pubblicato, inoltre, di narrativa: il romanzo breve Cammeo (1981) e il libro di racconti Retropalco (1995); di saggistica: Mario Luzi. Atti del Convegno di studi. Siena 9-10 maggio 1981 (a cura di); L’ònoma. Appunti per una lettura della poesia di Giorgio Caproni (1989); Ponte rotto (1992).
Nel 1990 intraprende la scrittura nel dialetto di Caivano (Caserta) pubblicando Mal’aria, uno smilzo volume di soli quattro testi poetici, prefato da Franco Loi. Escono successivamente ‘O ssupierchio ( Il superfluo, 1993), ‘A canniatùra (La fenditura, 1993), stampata due anni dopo in versione inglese a cura di Luigi Bonaffini, Cecatèlla (Moscacieca, 1995) e Semmènta vèrde (1996). Tutte le plaquettes menzionate vengono incluse, con aggiunta di alcuni inediti, nel volume Cantalèsia (Cantico, 1999) curato e tradotto da Luigi Bonaffini per l’editore Legas di New York.
Serrao è autore anche di una antologia della poesia napoletana dal 1500 al 2000, Il pane e la rosa, edita dalla Cofine di Roma nel 2005 e pubblicata nello stesso anno da Legas con il titolo The bread and the rose, sempre a cura di Luigi Bonaffini. E’ del 2008 la raccoltina dal titolo Disperse, vincitrice della Ottava edizione del Premio Pascoli.
Poesie di Serrao sono state tradotte in francese, inglese, spagnolo, rumeno, serbo-croato, olandere. Serrao ha traslato nel suo dialetto alcuni Carmina di Catullo, sonetti di G.G. Belli, testi di Vicente Aleixandre e sonetti di W. Shakespeare.

Per altre poesie e video clicca qui

Un Omaggio a Serrao di Carte sensibili cartesensibili.wordpress.com/


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Commenti

  1. leopoldo attolico  

    Tutto il sentimento napoletano , ma senza sentimentalismo . Un uomo generoso , semplice e diretto come i suoi versi indimenticabili . Caro Achille .

  2. rosella clavari  

    ti ricordiamo con affetto, caro amico e poeta accomunate dall'amore per il teatro e la poesia. La tua poesia "Natale, per Maria" è bellissima.... Rosella e Bruna

  3. roberto  

    addio fratello, fratello caro, frato mio, "eri voluto bene" da tutti. Il nostro dolore e' immenso.

  4. Carla De Muner  

    Non ti scorderemo...Maria, che tanto amavi, sarà la custode dei tuoi pensieri!

  5. Valentina  

    Mi dispiace tantissimo...resterà sempre nei nostri cuori attraverso i suoi bellissimi componimenti... Valentina

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