“Il prezioso cammino di Dante – La Divina Commedia nei gioielli di Percossi Papi”, ai Mercati Traianei

Dal 13 al 15 ottobre 2023, nella settimana dedicata all’esposizione dei gioielli contemporanei, d’autore, d’artista e delle realtà orafe storiche di Roma 

Nella prestigiosa sede dei Mercati di Traiano, durante la III edizione del “Roma Jewelry Week” (dal 6 al 15 ottobre 2023), sono stati esposti, dall’Atelier Percossi Papi, statue e gioielli rifacentesi a tre episodi dell‘Inferno (Caronte, Erinni, Minotauro), tratti dalla mostra, che tanto successo ha riscosso, prima a Sofia e poi a Madrid, intitolata: “Il prezioso cammino di Dante.”

La mostra

“L’immaginazione di Dante è visiva…”, ad accoglierci all’entrata del Mercato di Traiano, Diego Percossi Papi (con i figli Valeria e Giuliano): “…mi sono fatto guidare da questa affermazione di Thomas Stearns Eliot e dalle illustrazioni di Gustave Doré, per cui ho voluto rendere visibili e tattili alcuni canti della Divina Commedia con gioielli simbolo, testi ed approfondimenti storici curati da mia moglie Maria Teresa, statue create da mio figlio Giuliano e il tutto coordinato da mia figlia Valeria, che ha realizzato anche le fotografie, la grafica per i pannelli espositivi e il catalogo della mostra, e da Giuliano per la produzione e l’allestimento dei gioielli. In questa sede prestigiosa abbiamo esposto soltanto tre episodi degli undici portati a Madrid e Sofia, ma già stiamo pensando ad altre opere che ben possano rappresentare l’immortale opera di Dante Alighieri.”
La prima statua, incatenata alla sua barca, raffigura Caronte, che, con occhi di bragia (due spille di Black star diopside e microperle), trasporta le anime (rappresentate dai bracciali) alla loro misera sventura: i bracciali sono costituiti da pietre preziose e semipreziose, più o meno opache (agate, granati, tormaline, perle ecc..), ma tutte incatenate tra loro, strette in un unico destino; nella pertica di legno di Caronte è incastonata una moneta, che si metteva nella bocca del defunto, l’obolo per pagare l’infernale traghettatore.
Le tre Erinni, “…Megera dal sinistro canto; quella che piange dal destro è Aletto; Tersifone è nel mezzo (canto IX 46-48)”, sono raffigurate con i grifoni-rubini, con serpenti-smeraldi e con i dragoni: animali fantastici e terribili come loro, spietate nel torturare i violenti contro la propria famiglia.
Il Minotauro è in una posa rilassata con il pettorale, che rappresenta Flegetonte, il fiume di sangue bollente nel quale sono immerse le anime dei violenti contro il prossimo, costituito da preziosi coralli sardi, giade e turchesi dell’antica miniera in Persia, ametiste, zaffiri; il bracciale “Fiamme dell‘Inferno“ da fili di corallo, onici, granati, citrini; i bracciali delle anime dannate realizzati con pietre dure diversissime e infine la decorazione-gioiello sulla fronte e sugli occhi due grandi corniole. I gioielli invece di ingentilire il mostro ne accentuano l’aspetto malvagio.
La visita alla mostra si conclude dandoci appuntamento sia in laboratorio, che nell’atelier.
Quando entriamo nel laboratorio, sono i figli di Diego a raccontarci come nasce e si sviluppa la loro azienda, illustrando minuziosamente le opere e la tecnica utilizzata.
Valeria ci introduce in quella che è la vera e propria fucina dove possiamo osservare i loro collaboratori nell’atto di creare i gioielli; maestri artigiani, che provengono tutti da licei artistici o da istituti d‘arte, Valeria, invece, dopo il liceo classico comincia subito a lavorare in bottega con il padre, nel locale acquistato dalla nonna molti anni prima. Il bisnonno commerciava diamanti con gli olandesi: è molto più di un’impronta familiare, è genetica!
Giuliano ci parla del padre, che da giovane, negli anni Settanta, subendo influenze da parte di artisti dell’epoca, inizia ad esprimersi attraverso sculture di rame (metallo malleabile e generoso) geometriche o astratte, con uno stile primitivo, ma arricchito da gioielli.
‘‘Prende spunto dalla tecnica del cloisonné, la modifica con originalità inserendo gli smalti e poi le pietre, inventando così un linguaggio nuovo, grazie al quale Diego sarà battezzato: Maestro del Barocco“, ci tiene a sottolineare Valeria.
La tecnica del cloisonné, risale ad un’epoca antichissima, conosciuta dagli antichi Egizi, poi dai Goti e dai Longobardi. Dopo un periodo di declino, lo smalto cloisonné viene recuperato e si diffonde col nome di lustro di Bisanzio, soprattutto in Francia, prendendo l’attuale nome di cloison, dal latino clausus, cioè chiuso, a indicare la celletta degli alveoli di supporto, costituiti da sottili nastri d’oro, argento o rame, saldati al metallo di fondo, dove l’artista inserisce pietre o smalti. Dopo la vetrificazione, la superficie viene levigata e lucidata, e i nastri metallici vi appaiono come linee secondo il disegno preordinato. La temperatura necessaria per fondere la pasta di smalto varia in funzione del tipo. Infine il paziente procedimento di lucidatura, utilizzando polveri sempre più fini, fa sì che lo smalto cloisonné si presenti con tutto il fascino della sua patina traslucida.
È Valeria che ci accompagna per spiegare, mostrandocele, le varie fasi di questa complessa lavorazione: “…nella prima postazione l‘artigiano-artista, che deve seguire un disegno, avvia il lavoro, partendo da una lastrina sulla quale le striscette di metallo vengono modellate e saldate perpendicolarmente per riprodurre le figure“.
Ci avviciniamo per osservare con quale cura e perizia siano composte queste magnifiche creazioni. In alcuni casi si tratta di opere realizzate utilizzando gioielli antichi (o solo alcune parti di essi) in modo da renderli attuali, creando un dialogo tra passato e presente, soprattutto laddove vengono recuperati oggetti cari e preziosi di famiglia. Al tempo stesso, reinterpretandoli in chiave contemporanea, si rendono più facili da indossare.

Il laboratorio

Prima di spostarci nella stanza dove avviene la doratura, ci soffermiamo ad ascoltare e a guardare mentre lavora, la più giovane delle operatrici, esperta nell’arte della medaglia, che compone bracciali e collane, incastonando monete e medaglie, inserendo pietre incise e camei, riproducendo così fogge antiche, omaggio alla millenaria arte della glittica.
Il percorso di lavorazione, che corrisponde a quello che anche noi stiamo conducendo fisicamente, ci porta a conoscere la fase della doratura, che avviene attraverso un bagno galvanico: ‘‘…questo però, più della lavorazione dello smalto, che va infornato e lasciato ad asciugare il tempo necessario, è un processo molto delicato, anzi invasivo per alcune pietre, che, come il lapislazzulo, hanno delle inclusioni di metallo e per questo motivo per non essere danneggiate, devono essere montate dopo la doratura; così come per i turchesi e i coralli per evitarne la disidratazione“.
Appena prima di uscire, all’occhio non sfugge una scatola piena di residui di lavorazione: gli scarti del rame, che di sicuro non andranno sprecati, ma saranno recuperati e riciclati in qualche modo; del resto Diego nasce con ‘‘l‘oro rosso“, metallo che l’umanità conosce da tempo immemore e che Plinio ribattezzerà cuprum per la presenza di una ricca miniera nell’isola di Cipro.
Il passaggio nella stanza dell’ideazione e della progettazione è obbligato, perché è qui che ci vengono mostrati alcuni dei prototipi, prima in metallo, poi in gomma, che vengono di volta in volta creati e poi utilizzati per queste lavorazioni semipreziose, ove, ciò che è inestimabile, è la manodopera, che rinnova e ricrea ogni volta tecniche e saperi millenari. Con orgoglio condivisibile Valeria dichiara che il campione dei loro prototipi è ‘‘Il sole e la luna“!
Ed allora sollecitata dalle nostre domande, prende uno dei suoi ultimi disegni e con le pinzette delicatamente sceglie delle piccole pietre che comincia a collocare sulla carta ricreando la figura come in un mosaico. La scelta delle pietre è una fase cruciale, ma loro hanno un amplissimo e funzionale deposito da cui attingere. Le pietre, provenienti da tutto il mondo, sono ordinatamente riposte per grandezza e forma in centinaia di cassettini.
Come in un percorso ascetico si giunge alla tappa conclusiva, lo studio di Diego, il sancta sanctorum dell’officina, dove sono conservate delle opere di straordinaria bellezza: una mazza da guerra impreziosita da gemme, l’occhio dell’orafo l’ha trasformata quasi in un oggetto magico; una coppa romana di corniola che, come a protezione, è stata incernierata con due dischi e abbracciata da elementi decorativi con pietre e perle; un collier che ricorda le lavorazioni in smalto del Rinascimento; da ultimo una miniatura dell’affresco della “Maestà del Palazzo Pubblico di Siena” di Simone Martini, con la Madonna al centro del seggio dei Beati, circondata dagli angeli e arcangeli. Con lo sfavillio negli sguardi acceso dal pregio delle opere, ci congediamo per non disturbare ulteriormente il lavoro degli artisti dirigendoci con una certa rapidità verso la bottega dove ci sta aspettando Diego!

L’Atelier

L’atelier è in via di Sant’Eustachio 16, a due passi dal Pantheon, molto conosciuto nel mondo dell’alta moda e del cinema: basti pensare ai gioielli indossati da Cate Blanchett nel film “Elizabeth: The Golden Age“, da Sophia Loren in “Francesca e Nunziata“ e dalle attrici Jacqueline Bisset, Isabelle Huppert, particolarmente apprezzati dai registi Taviani, Wertmüller, Monicelli, Olmi ecc.

Diego ci accoglie con la semplicità dei grandi artisti-artigiani di un tempo: “…ormai da vent’anni ci dedichiamo alle mostre d’arte e storiche in sedi istituzionali, anche per mostrare a tutti che il gioiello è arte e storia, e abbiamo aderito con grande entusiasmo agli inviti delle Ambasciate d’Italia e degli Istituti Italiani di Cultura in Bulgaria e in Spagna, per le commemorazioni del Sommo Poeta“.
La passione di Diego è tangibile ed è talmente contagiosa da aver coinvolto tutta la famiglia a dedicarsi a questa antica arte, che nelle loro mani si rinnova continuamente.

Michela Marconi, Henos Palmisano 


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2 commenti su ““Il prezioso cammino di Dante – La Divina Commedia nei gioielli di Percossi Papi”, ai Mercati Traianei

    1. Siamo fortunati ad essere una grande squadra, non è mai scontato che la seconda generazione sappia innovare così bene ciò che la prima ha creato, e che a sua volta sappia creare in modo originale come Valeria e Giuliano sanno fare. Ognuno ha trovato la sua via nel fantasioso mondo creativo inventato da Diego, ampliandone i confini. E chissà magari ci sarà anche una terza generazione 😉

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