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Incendio al campo nomadi di via Candoni

Nel corso del "processo mediatico" che vede sotto accusa la gestione del Campo e la xenofobia arriva la notizia: non si tratta di incendio doloso

Un incendio si è sviluppato la sera del 22 luglio al campo nomadi di via Candoni, nel quartiere Magliana, non più abusivo dal 2000. Alcuni nomadi avevano raccontato che le fiamme erano state originate dal lancio di una molotov. Queste dichiarazioni hanno dato vita ad una serie di prese di posizione, dalla paura del diffondersi di forme di xenofobia alla criticata gestione del campo, prima ancora che i vigili avessero stabilito la natura del rogo.

Preoccupato per le condizioni del campo di via Candoni si è dichiarato subito il presidente dell’Opera Nomadi Massimo Converso che ha affermato: "il villaggio è totalmente isolato, sin dalla sua creazione nel febbraio 1988. Nessun tipo di rapporto esiste con la cittadinanza se non tramite i bambini che si recano fino al mese di giugno nelle scuole del lontano quartiere urbano. In tali scuole, inserite come modello di buona pratica dal MIUR in una sperimentazione nazionale, non si è mai verificato alcun tipo di emarginazione o rifiuto dei numerosi bambini Rom che le frequentano.

Nel Villaggio, oltre la scolarizzazione (unico caso di gestione da parte dell’Opera Nomadi in tutta la Città, gli altri 8/9 a Roma, infatti, sono gestiti da Comitati simpatizzanti della precedente Amministrazione Comunale), c’è una sola buona pratica quella della Cooperativa “Baxtalò Drom”.
E’ invece fallimentare la gestione del Villaggio che non ha prodotto alcun risultato, perché affidata a comitati di inesperti sulle problematiche del popolo Rom. Chiediamo – dichiara Converso – al Sindaco Alemanno e agli assessori Belviso e Bordoni, di valorizzare come programmato le pratiche di avviamento al lavoro e di cominciare a valutare l’ipotesi che le famiglie colpite vengano progressivamente spostate a piccoli gruppi in abitazioni individuate a Roma o nel resto del Lazio, promuovendo al contempo la legalizzazione di attività come la raccolta differenziata".

Anche il consigliere municipale del Pdl in XV Municipio  Augusto Santori ha criticato la gestione del Campo: “Il Municipio XV, tramite bando, assegna più di 100mila euro all’ARCI per la gestione del campo di via Candoni, tra cui si prevede la sorveglianza, anche notturna del campo, nonché la promozione di attività culturali e sociali tese a favorire l’integrazione tra componente nomade e cittadinanza”.  “La notizia  relativa alle indagini per procurato allarme nei confronti di un rappresentante dell’ARCI, impegnato ieri nella sorveglianza notturna del campo mentre divampava l’incendio nei pressi del campo attrezzato di via Candoni, non rappresenta una novità – prosegue Santori – visto che lo stesso soggetto, la notte dell’incendio, fomentava gli animi dei nomadi presenti parlando esplicitamente e senza alcuna corrispondenza oggettiva di chiari atti di xenofobia. Dichiarazioni che hanno infatti visto, subito, un intervento determinato teso a smentire le frasi azzardate e inutilmente pericolose, tra l’altro in buona parte smentite dagli stessi capi famiglia del campo”.

“A questo punto ci chiediamo come sia possibile – ha concluso il consigliere del Municipio – che l’ARCI possa affidare un campo attrezzato a soggetti non in grado di poter gestire una situazione così delicata e anzi da ritenersi pericolosi fomentatori di odio e inutile allarmismo. Se si tratterà di un episodio razziale siamo pronti a esprimere la nostra netta e ferma condanna, ma se si dovesse trattare di un incendio non doloso, la giunta del Municipio XV provvederà immediatamente ad attivare le necessarie procedure tese ad indagare quale sia il grado di reale professionalità impiegato dall’ARCI nel campo di via Candoni, fino eventualmente a prospettare un’interruzione della collaborazione a causa della non soddisfacente prestazione erogata”.

Estremamente preoccupato per il clima politico si era dichiarato il consigliere comunale Daniele Ozzimo: "L’incendio nel campo nomadi di via Candoni è un avvenimento estremamente grave perché avrebbe potuto causare in primo luogo delle vittime. L’episodio su cui sta indagando la polizia, che spero sia chiarito al più presto, va iscritto nell’ambito di un clima più generale che si vive a Roma e che rischia di alimentare intolleranza e xenofobia".

Per questo motivo – aggiunge il consigliere PD – chiediamo maggiore cautela nel trattare temi delicati come quello della sicurezza. E’ necessario – sottolinea Ozzimo – operare con moderazione, senza grandi proclami e azioni di propaganda che rischiano di divenire un messaggio pericoloso ad uso e consumo di frange estreme e razziste da sempre isolate nella città". 

Il 23 luglio, nel pomeriggio del giorno successivo l’incendio, arriva la notizia: "Non c’è traccia dolosa nell’incendio del campo nomadi". Lo ha stabilito la polizia nei suoi rilievi. Sembra dunque esclusa l’ipotesi di un raid razzista con l’uso di bottiglie incendiarie. Il volontario dell’Arci che ha chiamato il 113 e ha denunciato l’accaduto è di fatto indagato per procurato allarme e false dichiarazioni. Il ragazzo interrogato nella notte ha negato di aver mai parlato di "alcuni ragazzi italiani che volontariamente avevano appiccato le fiamme" ma la frase sarebbe contenuta nella registrazione della telefonata.

“Se tutto ciò dovesse essere confermato ci troviamo dinnanzi ad un atto gravissimo che rischia solamente di generare odio, tensione e paura in una situazione già di per se molto delicata e complessa”. Lo dichiara Federico Rocca consigliere comunale del PDL.
“E’ vergognoso che qualcuno voglia speculare su questi fatti mettendo in atto simili azioni. La risoluzione del problema dei campi nomadi e la loro regolamentazione – conclude- ha bisogno di indirizzi chiari e di serenità: tutto questo clamore di fatto non ci aiuta".

 


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