“La scena invisibile de Le Troiane di Giovanna Marini” a Palazzo Mattei di Giove

All'ICBSA (Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi) in Via Michelangelo Caetani 32 Mercoledì 23 ottobre alle ore 17
Mercoledì 23 ottobre alle ore 17 a Palazzo Mattei di Giove, Via Michelangelo Caetani 32, nell’ambito del progetto per Roma Capitale “Ascolto il tuo cuore città” a cura di Teatro Mobile, Urban Experience in collaborazione con l’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi presenterà l’edizione radiofonica de “Le Troiane” messo in scena da Thierry Salmon con le musiche di Giovanna Marini, a Gibellina nel 1988.

 

Si ricorderà uno degli spettacoli più memorabili di quei decenni ascoltando alcuni frammenti dell’opera radiofonica realizzata nel 1989 per RAI-RadioUno-Audiobox nell’ambito del ciclo “La scena invisibile” a cura di Carlo Infante.

 

Un repertorio che ora fa parte del fondo “Scenari dell’Immateriale” presso l’ICBSA e che si inscrive nelle iniziative dell’Istituto per il Centenario della Radio. L’evento dopo un breve talk, in cui sarà anche presentato il booklet (libro+cd) edito da Nota su “Le Troiane”, combinato con degli ascolti dell’opera radiofonica si svolgerà con un walkabout-conversazione radionomade nel Palazzo Mattei di Giove dove è esposta anche una preziosa collezione di strumenti storici per la riproduzione del suono.

 

 

A conclusione nel mirabile cortile seicentesco ci sarà una performance di Teatro Mobile con le radio silent system  per un “teatro d’ascolto” di un frammento de “Le Troiane” nella versione che Jean-Paul Sartre scrisse a Roma nel 1964. Un’opera che evoca la guerra d’Algeria, ricordandoci (proprio in questi giorni) che la barbarie non ha epoca.

 

Le Troiane di Salmon-Marini ci trasporta in una scena arcaica in cui le prigioniere troiane cercano i resti dei loro uomini massacrati dai Greci. Le voci orchestrate da Giovanna Marini, grazie ad una sapienza acquisita dalle polifonie dissonanti dei canti popolari, rivelano l’intensità di una tragedia che raggiunge vette altissime. È un canto che irrompe nella scena, come codice di una femminilità ancestrale, capace di generare vita e reificare morte. Vocalità di un greco antico che suona come archetipo di bellezza ferina, fiera e guerriera”. (Carlo Infante).

 


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