

Ma anche al massacro continuo delle donne, solo perché tali
“Per tutte le violenze consumate su di lei, / per tutte le umiliazioni che ha subito, / per il suo corpo che avete sfruttato, / per la sua intelligenza che avete calpestato, / per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, / per la libertà che le avete negato, / per la bocca che le avete tappato, / per le sue ali che avete tarpato, / per tutto questo: / in piedi, signori, davanti ad una Donna!” (William Shakespeare, Drammaturgo e Poeta, 1564-1616)
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“Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all’uomo, tanto più l’uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento” (Maria Michela Marzano, Filosofa e Docente Universitaria)
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Il 2 Giugno, è Festa Nazionale e giorno del 79° Anniversario dei primi due Referendum della Storia della Repubblica Italiana. Consultazioni Elettorali che grazie al diritto di voto conquistato dalle donne (anche con la Lotta di Liberazione) – dunque conquista e non concessione – videro una grande partecipazione e popolare e delle donne stesse che andarono al voto in un milione in più degli uomini (le donne che voteranno saranno, infatti, 12 milioni contro gli 11 milioni degli uomini, grazie anche al lavoro di tutte quelle altre donne che – non avendo compiuto, a quella data, i 21 anni della maggiore età – non poterono votare).
Nel secondo dei due Referendum, indetti per il 2 Giugno del 1946, anche 21 donne furono elette all’Assemblea Costituente che doveva scrivere la Costituzione e quelle 21 donne (che molti colleghi maschi ritenevano persino incapaci di mettere una parola dietro l’altra in un intervento in quell’Aula del Palazzo di Montecitorio che riapriva, per l’occasione, dopo 23 anni di fascismo e una guerra mondiale) quelle 21 Madri Costituenti – a partire dal 25 Giugno del 1946, giorno inizio dei lavori della Costituente – alzarono forte la voce – tutte insieme – per i diritti delle donne, e per la parità di genere, e per una Costituzione che fosse rispettosa delle differenze e che tracciasse una strada nuova e diversa da percorrere da parte dei cittadini e delle cittadine della Repubblica Italiana.
L’idea che mosse il loro impegno in quell’Assemblea partiva dalla convinzione secondo la quale le donne dovevano potersi affermare nel lavoro, nella scena pubblica, nella cultura e nella famiglia, senza necessariamente omologarsi agli uomini.
A loro dobbiamo – ad esempio – l’inserimento della parola “sesso” nel testo dell’Articolo 3 della Costituzione (la fece inserire la Costituente Lina Merlin, che era stata Partigiana combattente socialista). E ancora ad una Madre Costituente (ed ex Comandante Partigiana), Teresa Mattei (la più giovane eletta in quell’Assemblea di cui fu anche Segretaria) dobbiamo l’inserimento – nel secondo comma di quell’Articolo 3 – della locuzione “di fatto”, piazzata dopo il termine “uguaglianza”.
Una Nota linguistica – “di fatto” è una locuzione latina che, in italiano, si usa per indicare ciò che è “effettivamente” o “in realtà”, anche se non è ufficialmente riconosciuto o stabilito dalla Legge. In pratica, “di fatto” si riferisce ad una situazione che esiste e si verifica nella realtà, indipendentemente da eventuali disposizioni legislative ufficiali.
Ancora, gli Articoli 29, 30 e 31 della Carta Costituzionale – che fu votata e approvata il 27 Dicembre del 1947 ed entrò in vigore il 1° Gennaio del 1948 – sono incentrati sulla famiglia, e su questi temi lavorò in particolare Leonilde (Nilde) Iotti, la quale sottolineò la necessità di un grande cambiamento all’interno di questo Istituto, visto che all’epoca c’era ancora una grande arretratezza storica sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista culturale.
Nell’Articolo 29 si sottolinea “l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi”, il che costituisce una radicale innovazione rispetto al passato, così come anche l’Articolo 30 sul rapporto genitori-figli, che tutela anche i figli nati fuori dal matrimonio.
L’Articolo 31 si concentra, invece, sulle misure di welfare (come diremo oggi) necessarie per le famiglie, particolarmente quelle numerose, e prevede che la Repubblica protegga la maternità, l’infanzia e la gioventù “favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. Questo Articolo, in particolare, fu discusso nella Terza Commissione Diritti e Doveri in campo economico e sociale, dove furono relatrici Teresa Noce (altra ex Partigiana e confinata politica antifascista), Lina Merlin e Maria Federici.
Infine, l’Articolo 37 riguarda, invece, il diritto al lavoro e la parità nel lavoro e così recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione […]”.
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Fondamentali sono anche gli Articoli 48 e 51, sulla partecipazione politica e sull’accesso ai Pubblici Uffici e alle cariche pubbliche, che viene esteso, in egual modo, agli uomini e alle donne. Su questo tema le Madri Costituenti dovettero affrontare anche una sconfitta: la bocciatura dell’emendamento che proponeva l’accesso delle donne in Magistratura; emendamento che fu proposto da Teresa Mattei, Maria Maddalena Rossi e Maria Federici, ma che fu sostenuto con convinzione da tutte le altre donne dell’Assemblea Costituente. Solo diciassette anni dopo, nel 1963, il Parlamento della Repubblica – che era nata proprio il 2 Giugno del 1946 con un Referendum – approverà una normativa specifica che consentiràl’accesso alle donne a tutti gli incarichi pubblici, Magistratura compresa.
Le Madri Costituenti si impegnarono anche su moltissimi altri temi, come la scuola e l’istruzione (sia per quanto riguardava la scuola pubblica che la scuola paritaria), nonché sulla diffusione della cultura, per abbattere gli stereotipi offensivi riguardo le donne in generale. Temi che, ancora oggi, sono molto discussi ed attuali, a dimostrare quanto le donne dell’Assemblea Costituente fossero all’avanguardia nelle loro idee che difendevano diremmo così “a spada tratta”.
Da parte loro ci fu anche un impegno importante nell’affermazione della pace, come valore fondante della Repubblica, e di conseguenza di una politica estera basata sulla cooperazione tra i Popoli, che ha portato alla stesura dell’Articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali […]”.
Va ricordato che i testi degli Articoli della Carta Costituzionale furono presentati e discussi nel cosiddetto “Comitato dei 75” (che si suddivideva in diverse Commissioni tematiche) del quale facevano parte diverse anche Madri Costituenti. Una volta terminato il suo lavoro, il Comitato dei 75 portò il testo elaborato in Plenaria, dove esso fu discusso ed emendato e si giunse così al testo definitivo che sarà quello votato e approvato il 27 Dicembre del 1947.
Quelle 21 Donne sono state anche donne di prime volte: prime a votare, prime ad essere elette, prime ad entrare nei Palazzi istituzionali, prime a rappresentare le italiane e gli italiani; e sono una parte fondamentale della Storia italiana, in quanto dimostrano come (nonostante le loro individuali differenze, ma probabilmente proprio grazie ad esse) attraverso il gioco di squadra e un fronte unito, sia possibile superare le singole ideologie per il bene comune dello Stato, dei cittadini e delle cittadine.
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Come avete certamente potuto capire, dalla lettura di quanto precede, grande ed importante è stato il lavoro delle 21 donne elette alla Costituente. Ce ne dobbiamo ricordare (e dobbiamo farne costantemente Memoria) non solo in occasione dell’Anniversario della Festa Nazionale del 2 Giugno ma quotidianamente, soprattutto quando continuiamo purtroppo ad aggiungere corpi femminili senza vita (per colpa esclusiva dei maschi) all’elenco dei femminicidi; elenco che si aggiorna costantemente e, mentre scrivo, è arrivato al numero di 24 donne uccise solo perché tali e solo perché volevano essere padrone del proprio destino (https://www.repubblica.it/cronaca/2025/03/07/news/femminicidi_italia_2025_dati_storie-424048328/).
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Ha scritto la giornalista Mirta Merlino: “Ci sono casi in cui il nemico dorme nel nostro letto. Non esiste una difesa se non culturale insieme alla consapevolezza delle donne stesse.”. Vero. Ma il momento attuale dice anche (e lo dice da tempo) che è arrivata l’ora che anche i maschi prendano coscienza del loro inqualificabile comportamento, riguardo le donne (in pochi casi, ma sufficienti a fare ribrezzo e squalificare l’intera “categoria”) e al loro silenzio (in molti altri casi), silenzio che rischia di diventare complicità. Per loro, per noi maschi, è arrivato il momento di alzare la voce e di gridare con forza.
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