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Non sarà smontata la Teca di Meier all’Ara Pacis

Alemanno: “Vorrei fare un referendum in città: decideranno i cittadini se tenerla o no”

Non sarà  smontata come riportato da alcuni giornali il 1° maggio 2008. A decidere il destino della teca di Richard Meier, ovvero il museo dell’Ara Pacis, in futuro sarà un referendum cittadino.

Il sindaco Alemanno l’aveva detto anche in campagna elettorale che l’Ara Pacis sarebbe stata al centro di un dibattito sul suo destino. Alla destra, si sa, l’intervento di Meier non è mai piaciuto e non solo per motivi estetici ma anche nostalgici visto che in molti tra i simpatizzanti del sindaco erano affezionati alla vecchia teca di epoca fascista (per la verità logora, semicadente e che non garantivà più la conservazione e l’integrità del monumento). Al contrario a molti romani la teca di Meier piace ed oggi il monumento è il terzo più visitato in città dopo San Pietro e Colosseo (Fori esclusi).

Ad ogni modo, come detto, saranno i romani ad avere l’ultima parola sulla Teca di Meier. “Vorrei fare un referendum in città: decideranno i cittadini se tenerla o no” sono state le parole del primo cittadino mentre da New York l’architetto americano ha così risposto: “Sono pronto ad incontrare il nuovo sindaco”. La data del referendum? Per il momento non è stata stabilita. Se ne riparlerà.

Alla proposta di Alemanno ha replicato l’assessore uscente all’urbanistica Roberto Morassut: "Le dichiarazioni di Alemanno sull’intento di demolire la teca dell’Ara Pacis se confermate sarebbero il segno di un’autentica follia […] Il neoeletto Sindaco anziche’ proporre la realizzazione di una nuova struttura culturale propone l’abolizione di un museo esistente. La nuova Amministrazione Comunale non intende dare qualcosa in piu’ a Roma ma intende togliergli qualcosa che gia’ ha […] Si ignora che il museo dell’Ara Pacis oggi e’ uno dei piu’ visitati dai cittadini romani e dai turisti, un motore dell’industria culturale e turistica che fa bene all’economia cittadina"

Commento. Roma ha già assistito a polemiche di questo genere nella sua antica storia artistica. Citiamo, una per tutte, quella violenta sull’Altare della Patria. Il monumento allora fu definito "il più grande cesso pubblico d’Italia", la più grande macchiana da scrivere, e via denigrando. Oggi è ancora lì e nessuno più ha niente da ridire.


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