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Polizia e militari pronti a manifestare contro il Governo

A causa dei tagli agli organici, agli scatti d’anzianità e degli esigui aumenti di stipendio. Col governo Prodi scesero in piazza per molto meno

ROMA 12 luglio 2008 – Se le cose rimangono così, polizia e militari sono pronti a manifestare contro il governo Berlusconi. I tagli agli organici, i tagli agli scatti d’anzianità degli ufficiali, gli esigui aumenti di stipendio previsti per questo biennio (pari alla metà dell’inflazione reale): di fronte alle misure e alle cifre del decreto Tremonti, sarebbe difficile fare finta di niente. Appena sette mesi fa, quando c’era il governo Prodi, forze armate e forze dell’ordine scesero in piazza per molto meno.

La grana del “comparto sicurezza” è ormai arrivata sul tavolo del Presidente del Consiglio. Nei giorni scorsi i sindacati di polizia e i cocer (le rappresentanze dei militari, che per legge non possono aderire a sigle sindacali) hanno presentato le loro richieste al ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
Innanzitutto, vogliono la “specificità”. Cioè vogliono un articolo di legge approvato dal Parlamento nel quale si dica esplicitamente che il loro è un lavoro particolare, disagiato, rischioso, e quindi da oggi in poi chi lavora nella sicurezza ha diritto a un trattamento economico speciale. Insomma una norma che obblighi tutti i governi presenti e futuri a dare aumenti di stipendio migliori che non agli altri dipendenti pubblici.

Dopo di che, chiedono all’esecutivo di applicare sin d’ora questa regola della specificità. Incrementando lo stanziamento per il rinnovo dei contratti, eliminando i tagli alle assunzioni e agli scatti d’anzianità previsti dal decreto Tremonti, e magari anche riconoscendo lo sconto fiscale sugli straordinari introdotto due mesi fa soltanto per i lavoratori privati.

Brunetta ha portato le istanze di cocer e sindacati in Consiglio dei ministri. Dove ha trovato l’appoggio di Ignazio La Russa, ministro della Difesa, già scontento per il taglio di 800 milioni subito sul budget del suo dicastero. Ma a bloccare entrambi è stato Giulio Tremonti, preoccupato dalle conseguenze che le eventuali concessioni avrebbero sui conti pubblici dei prossimi anni: ditemi quali risparmi alternativi avete da proporre ha replicato il ministro dell’Economia e sarò ben lieto di accontentarvi.
Tremonti si è opposto in particolare all’idea di sancire per legge la “specificità”. E ha fatto presente che la specificità esiste già nei fatti, e non da poco tempo. Sommando le diverse forme di trattamento privilegiato concesse fra il 2001 e oggi, i corpi militari e i corpi di polizia sono costati allo Stato un miliardo di euro in più degli altri dipendenti pubblici. Perciò, se si vuole la specificità, bisogna indicare una copertura per l’inevitabile aumento di spesa futuro.

Semmai il Tesoro è disposto ad accordare qualche alleggerimento dei tagli contenuti nel decreto. Ieri si è saputo che un nuovo emendamento del governo prevederà un po’ di risorse in più per la sicurezza. In tutto si tratterebbe di 300 milioni. Ma di questa somma, 100 milioni andrebbero al «potenziamento della sicurezza urbana» (quindi ai comuni). Altri 200 milioni sarebbero destinati genericamente alla tutela della sicurezza pubblica, di cui una quota pari a 40 milioni viene esplicitamente destinata alle assunzioni di personale, «prioritariamente al reclutamento di personale proveniente dalle forze armate».

Se anche tutti i 200 milioni fossero usati per arruolare nuovi militari e nuovi agenti, si potrebbero fare circa 6 mila assunzioni. E comunque non ci sarebbe una risposta alla richiesta di migliorare le buste paga. Per i sindacati non basta. «Resta confermata la manifestazione del 17 luglio» dichiara il Sap. Giovedì prossimo è infatti prevista una prima mobilitazione nazionale, con distribuzione di volantini davanti a Palazzo Chigi, a Montecitorio, alle prefetture. «Questi 300 milioni sono assolutamente insufficienti» commenta Claudio Giardullo del Silp. Secondo il sindacalista, «la tendenza che il governo sta mettendo in atto è il ridimensionamento della forza pubblica, per trasferire alcune funzioni agli enti locali e alla sicurezza privata».

Intanto Brunetta cerca di convincere Silvio Berlusconi a intervenire personalmente per superare le resistenze di Tremonti. Mentre An fa capire che, se il decreto non cambia sul serio, in Parlamento per il governo ci potrebbero essere brutte sorprese.


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