Categorie: Cronaca
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Poteri speciali ai prefetti di Roma, Milano e Napoli

Un’ordinanza governativa per fronteggiare la “grave emergenza rom”

Sabato 31 maggio il governo, prima di subire l’altolà di Nazioni Unite e Vaticano sull’introduzione del reato di clandestinità, ha emesso dei provvedimenti che concedono poteri speciali ai prefetti di Roma, Milano e Napoli per fronteggiare la “grave emergenza rom”. Le relative ordinanze permettono ai commissari di “censire, allontanare, trasferire o espellere, per via amministrativa o giudiziale” i cittadini rom e sinti. Ma quante sono in Italia le persone appartenenti a questa etnia?

Secondo i dati forniti di recente dal Consiglio d’Europa l’Italia è uno degli ultimi paesi europei per presenza di rom. La speciale classifica mette la Romania al primo posto con oltre due milioni e mezzo di rom. Seguono la Bulgaria, l’Ungheria e la Spagna (800 mila), la Slovacchia e la Serbia (520 mila), la Russia e la Francia (400 mila), la Grecia (350 mila), la Repubblica Ceca e il RegnoUnito (300 mila), la Macedonia (250 mila), l’Italia e la Germania (dai 130 ai 150 mila).

Poiché non possiamo avere dubbi sull’attendibilità della fonte, viene da domandarsi perché nel nostro paese esiste un’emergenza chiamata “rom”. I casi sono due: o i rom italiani, per facile sillogismo, sono più “cattivi” dei rom stanziati nel resto dell’Europa oppure l’Italia non è capace di attuare una vera politica d’integrazione sociale. Noi, inutile dirlo, propendiamo per questa seconda ipotesi, anche se convinti che si tratti di un’emergenza più “percepita” che “reale” in cui il problema della sicurezza e dell’ordine pubblico, complice la “politica” e i poteri mediatici, è stato fatto passare, con successo, come esclusivo prodotto di certa microcriminalità. Al punto che oggi quest’ultima, in un percorso mentale obbligato e quasi automatico, viene subito associata alla figura di zingari ed extra comunitari e non anche, per esempio, ai giovani “bulli”, la cui pericolosa escalation sembra non preoccupare nessuno, o alla violenza italiota del “branco”.

A parte le analisi molto parziali e di comodo che, se non altro, hanno il vantaggio di presentare alla gente capri espiatori già belli e pronti (soprattutto indifesi), dobbiamo riconoscere, a scusante delle autorità locali, che per loro risulta molto più agevole fare un blitz al campo nomadi piuttosto che chiedersi cosa c’è dietro la concessione di un appalto o di una licenza edilizia o commerciale.

Mettere al centro dei problemi nazionali quello della sicurezza (intesa, si badi bene, come un solo aspetto della microcriminalità e non di tutta) può far vincere le elezioni ma anche, come è avvenuto, far registrare clamorosi ritardi nella lotta ad un fenomeno di ben altra portata: quello della criminalità organizzata, dei poteri mafiosi e camorristici. Ritardi che hanno già procurato metastasi inguaribili nel tessuto sociale, quello più vulnerabile, del nostro paese e non solo. (La nostra intervista sui ritardi a Roma e nel Lazio)

Intanto ci informano che, causa l’ennesimo crimine dei casalesi, vittima il pentito Orsi, il capo della polizia Manganelli ha annunciato l’arrivo a Casal di Principe di un pool di 30 agenti antimafia superspecializzati. Meglio tardi….


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