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Presto alla luce l’area sacra del martirio di Sinforosa dopo gli scavi sull’antica Tiburtina

Al nono miglio della strada il sito archeologico del II secolo d.C.

In attesa che l’area venga messa in sicurezza, sono stati sospesi i lavori per riportare alla luce il vasto sepolcro probabilmente attivo fino al VII secolo dopo Cristo, ritrovato al nono miglio dell’antica Tiburtina.

Sono stati già stanziati 45mila euro per restituire alla collettività il sito archeologico composto da una trentina di tombe e da una basilica con la navata di almeno sette metri per dieci e scavata in un blocco di tufo.

Durante l’impero di Adriano, il 18 luglio del 135, si compì il martirio della matrona romana Sinforosa e dei suoi setti figli. Dal 1878 si riteneva che la chiesa dedicata alla martire fosse un altro edificio situato 2 miglia più in la. Tuttavia la memoria dell’atroce storia è sempre stata custodita nel toponimo del luogo: Settecamini che deriverebbe  dal latino Septem Fratres, sette fratelli, i figli di Sinforosa.

Al convegno del 13 marzo 2008 al Pontificio istituto di archeologia cristiana Paola Filippini e Paola Quaranta della Soprintendenza di Roma e Barbara Chiaretti, Chiara Santini e Alessandra Tonelli della Opus Progetti hanno parlato di almeno 11 persone sepolte dentro la basilica ipogea, più altre all’esterno e di alcuni interessanti ritrovamenti: un balsamario in vetro color ametista e e una consunta moneta di Valentiniano II.

Alcune lastre di marmo con incisi nomi, età e preghiere dei defunti erano a copertura delle catacombe nell’abside. Si sospetta che molti dei tesori custoditi dai sepolcri siano già stati depredati.


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