San Francesco d’Assisi il pacificatore
All’inizio del 1216 l’Imperatore Federico II chiede a Francesco d’Assisi (di cui il 4 ottobre è la festa) di dirimere la controversia per il possesso del Feudo di Selva Gallicia, ubicato tra i Paesi di Isola del Gran Sasso e Montorio, tra i Baroni Valesio Castiglioni, di Penne, Palmerio Palmerii, di Tossicia, ed Alessandro e Pompeo Orsini, di Montorio, dato che il contrasto per il Feudo comportava frequenti conflitti, anche armati, tra i suddetti Nobili. Pertanto, nella primavera Francesco si reca in Abruzzo, a Penne, con il fedele compagno Bernardo Quintavalle.
Il Vescovo di Penne Anastasio de Venantiis (nominato dal Papa Innocenzo III nel 1212), che Francesco ha conosciuto al Concilio di Roma (tenutosi nella Basilica di San Giovanni in Laterano nel novembre 1215) sogna l’arrivo di Francesco e si reca incontro a lui fuori dalla città. I due si incontrano sulla Collina di borgonuovo o di S. Antonio, che poi è rinominata dal Vescovo Collina di S. Francesco. Il Vescovo Anastasio “abbraccia con riverenza” Francesco. L’incontro viene raffigurato negli affreschi della Cattedrale pennese, che, purtroppo, sono andati perduti.
L’incontro è anche raffigurato in un Medaglione in bassorilievo, posto nella Cappella del Duomo, in cui riposa il corpo del Vescovo.
Francesco fa sapere ai tre Nobili in lite che li incontrerà sul luogo della controversia, cioè nel Feudo di Selva Gallicia.
Nel giorno stabilito per l’incontro Francesco chiede ai Nobili di abbracciarsi, in segno di pace e di riconciliazione. Quindi esamina la controversia ed ascolta le loro ragioni. Alla fine risolve la controversia sul possesso del Feudo di Selva Gallicia in modo che tutti sono “ampiamente soddisfatti”.
I tre Nobili si recano quindi a Penne, dove soggiorna Francesco, ospite del Vescovo Anastasio, e firmano solennemente il Contratto di pacificazione, che è controfirmato da Francesco, con la seguente scritta: «Io fra Francesco di Assisi inutile ed indegno servo di Gesù Cristo, accetto e confermo quanto di sopra».
Questo documento esisteva ancora nel 1766 nell’archivio del Marchese di Valle Mendoza (meglio nota come Valle Siciliana) a Tossicia.
Come ricompensa per la “pacificazione” Francesco chiede ed ottiene dai tre Nobili che ognuno di essi, nei rispettivi paesi, costruisca un Cenobio (piccolo convento) per l’Ordine Francescano. Così, Valesio Castiglioni costruisce il Cenobio francescano vicino alla Chiesa della SS. Annunziata, ad Isola del Gran Sasso; Alessandro e Pompeo Orsini lo costruiscono vicino alla Chiesa di S. Cassiano, a Montorio; Palmerio Palmeri lo costruisce vicino alla Chiesa di S. Giusta, a Tossicia.
Il Barone Valesio Castiglioni, come ulteriore ringraziamento a Francesco, convince il figlio Pompeo ad entrare nell’Ordine francescano, assumendo il nome di Tommaso.
Il Vescovo di Penne Anastasio, in segno della sua amicizia con Francesco, gli dona una parte del terreno della collina in cui si sono incontrati, per la costruzione di un Cenobio francescano, che è edificato in breve tempo. Al riguardo, si racconta che Francesco scava personalmente il pozzo del Cenobio, sopra il quale è posta, come ‘lapide ricordo’, una tegola con le seguenti parole, incise con il proprio dito, da Francesco: «Francesco poverello ha fabbricato questo pozzo». Questa lapide esisteva ancora nel 1700, conservata dal Padre Guardiano del Convento, ma poi è andata perduta.
L’antico Cenobio francescano fu distrutto e saccheggiato nel 1438.
Nel Cinquecento è stato costruito un nuovo Convento francescano in località Colleromano, fuori dell’abitato di Penne, che è stato chiuso con la “soppressione” napoleonica degli Ordini Monastici del 1809.
I resti dell’antico Cenobio erano ancora visibili nel 1832, ma furono distrutti nel gennaio 1860 dalle truppe borboniche che li usarono per esercitarsi nel tiro dell’artiglieria!
Successivamente, nel corso dei secoli, il Cenobio francescano di Isola del Gran Sasso è stato ampliato ed è diventato un Convento, dove i Francescani sono rimasti fino alla soppressione napoleonica degli Ordini monastici, nel 1809. Il Convento è stato riaperto nel 1847 dai Passionisti ed è diventato il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata (che vi è morto nel 1962), che è il più importante dell’Abruzzo.
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Tutto molto bello ed edificante ma…chi potrebbe oggi ricoprire il ruolo di san Francesco? Forse giusto il Papa, tuttavia, con tutto il rispetto e l’ammirazione per i suoi sforzi, ci sono forti dubbi sulle sue reali possibilità di incidere nell’intricatissima e delicatissima situazione internazionale attuale. La speranza è tuttavia l’ultima a morire…