

Il confronto richiesto dal Campidoglio ha coinvolto le autorità preposte a garantire l'ordine, la capitaneria di porto e vari livelli istituzionali
Ancora un incendio, ancora un chiosco che brucia, ancora un segnale preoccupante in quella terra di confine tra mare, degrado e legalità.
Questa volta a essere colpito pochi giorni fa è stato il Faber Village (Ostia), non un semplice stabilimento ma un simbolo: il volto più pulito di un territorio che per anni ha lottato contro l’ombra lunga delle mafie.
Semicarbonizzato, con le travi annerite e l’odore acre di plastica fusa che aleggia ancora nell’aria, il Faber Village non è solo un’altra vittima del fuoco.
È il cuore di un bene confiscato alla criminalità organizzata, restituito alla città con l’ambizione di diventare presidio culturale e sociale. Ma proprio quella rinascita, forse, ha dato fastidio.
Lo sanno bene le istituzioni, che non hanno tardato a reagire. Dopo l’ennesimo episodio sospetto – solo l’ultimo di una lunga serie che ha interessato diverse spiagge libere di Ostia Ponente – il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica si è riunito in Prefettura.
A convocarlo è stata una richiesta esplicita dell’assessore capitolino al Patrimonio Tobia Zevi, che ha chiesto – e ottenuto – un’azione corale da parte di forze dell’ordine, Capitaneria di Porto e uffici comunali.
«Abbiamo condiviso la necessità di un intervento coordinato a tutela degli spazi pubblici», ha dichiarato Zevi a margine dell’incontro. Un passo importante, seppur non ancora sufficiente, verso la creazione di quel tavolo permanente per la sicurezza del mare di Roma auspicato da cittadini e osservatori della legalità, come lo stesso presidente dell’Osservatorio, Federico Ruffo.
Ma l’attenzione resta alta anche su Castel Porziano, dove entro pochi giorni verranno assegnati cinque nuovi lotti ai Cancelli. Un momento delicato, che fa temere nuove intimidazioni.
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