Categorie: Cronaca
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Traffico di auto di lusso a Civitavecchia

Tra gli indagati anche avvocati romani

Sono 35 in tutto le persone indagate e denunciate in questi giorni dalla polizia di Frontiera di Civitavecchia per associazione a delinquere finalizzata a truffa, falso, ricettazione e riciclaggio. Fra questi anche un arabo, un tunisino, un romeno e 9 donne. Tutti residenti a Roma e in provincia, Latina, Viterbo, Frosinone, Messina, Pescara e Brescia. Fra questi anche alcuni avvocati romani, carrozzieri, agenzie di pratiche auto, delegati territoriali di società assicurative e commercianti di auto.
Questo il bilancio dell’operazione "Autostrade del Mare", iniziata nel giugno 2007, effettuata dalla Polizia di Frontiera, e terminata con un blitz scattato il 1 aprile scorso che ha portato a 40 perquisizioni in contemporanea di abitazioni, impegnando 55 agenti e 16 volanti. Un’indagine durata ben 9 mesi e partita dall’attività di controllo della Polmare sulla verifica delle autovetture in partenza dal porto di Civitavecchia e dirette a Tunisi. Quindici in tutto le auto di lusso e extra-lusso, tutte rubate, riciclate e clonate, sequestrate dalla polizia di Frontiera insieme a 5 hard disk contenenti l’attività dell’associazione criminale. Bmw, Mercedes, Audi, Toyota, Porsche, Renault.

L’indagine parte a giugno dal controllo di un’autovettura diretta a Tunisi alla cui guida non siede il proprietario della macchina ma una donna. Ad insospettire gli agenti della Polmare è il numero di telaio dell’auto, che da un rapido controllo risulta rubata tre giorni prima a Pisa, e poi la delega intestata alla donna al volante per autorizzare il trasporto della vettura fuori dai confini nazionali. Scattano immediatamente gli accertamenti sul proprietario e sull’ambiente che frequenta, tutti conoscenti e amici con precedenti per furti di auto. Da qui partono allora gli accertamenti al Pra e all’Aci. Il giro è enorme: inizia dalla Germania dove l’organizzazione acquista rottami di automobili incidentate e arriva, con la vendita di auto riciclate e clonate, all’Est Europa, alla Russia, in Nord Africa e in diversi paesi Europei. Il tutto con una velocità e un’organizzazione scrupolosa, studiata nei minimi dettagli per un giro di affari di 4 milioni di euro l’anno.
Il rottame, una volta giunto in Italia, veniva quindi fornito di libretto di circolazione, foglio complementare e targhe. L’organizzazione avviava così la seconda fase del ciclo, rubare una macchina identica e trasferire, all’interno di una decina di garage meccanici a disposizione dell’organizzazione, targhe nazionalizzate e telaio del rottame. Poi la macchina "nuova" partiva per l’estero venduta sul mercato. Ma la capillare organizzazione non si ferma qui e mette a punto un secondo metodo per incrementare gli introiti. Una volta effettuate le pratiche per la nazionalizzazione, la macchina come nuova veniva assicurata per furto e incendio e iniziava a circolare in strada. Prima di essere venduta all’estero, questa volta, vengono effettuate una serie di "truffe" alle compagnie assicurative. L’organizzazione metteva in scena furti di sedili, cerchi, ruote, suppellettili interni; facevano eseguire le perizie di rito con tanto di formale denuncia alle forze dell’ordine, riscuotendo il premio dell’assicurazione. E quando non erano furti, erano veri e propri incidenti, con tanto di feriti, rilievi e referti medici che l’associazione a delinquere certificava da sé. Poi, lasciati passare almeno 5 mesi dalla "frode", l’auto veniva venduta fuori dall’Italia. Trascorsi 10, 15 giorni dalla vendita l’intestatario inoltrava all’assicurazione una denuncia per furto. E per rendere più credibile la storia, dotavano la macchina di antifurto satellitare, rimosso ogni volta all’interno di un garage schermato, e re istallato su una nuova macchina con la stessa storia della precedente.

Ma non è ancora tutto. Esiste infatti una terza fase progettuale: la clonazione che ha origine sempre dal rottame proveniente dalla Germania. E qui, il giro di affari quadruplica. I documenti e le targhe nazionalizzate del rottame infatti venivano trasferiti insieme al telaio non più su una gemella rubata, ma su due, tre, quattro macchine identiche al rottame, per lo più frutto di furti in villa, che venivano clonate e vendute ad una modica somma a parenti e amici dei membri dell’associazione a delinquere. A circolare su strada questa volta erano così quattro diverse autovetture, tutte intestate ad un’unica persona e tutte assicurate per incendio e furto. La frode alle assicurazioni prosegue e in questo caso si moltiplica per i cloni. Fino alla sparizione delle auto: i cloni venivano venduti in Italia sempre attraverso gli autosaloni, il clone originario partiva come sempre per l’estero, imbarcandosi nei porti o transitando sulle strade. E a distanza di qualche settimana scattava di nuovo la denuncia per furto alle compagnie assicurative che risarcivano regolarmente l’intestatario della macchina.

Un iter rapido e organizzato nei più piccoli dettagli da un’associazione che secondo gli agenti della Polizia di Frontiera di Civitavecchia, che svolgono le indagini coordinati dal pm della Procura della Repubblica, Margherita Pinto, "è organizzata in modo verticista" e all’interno della quale, "ogni membro svolge un ruolo ben definito". Un centinaio almeno le persone coinvolte nel traffico di auto di lusso e extra lusso dirette all’estero, di cui fanno parte i 35 denunciati e già iscritti nel registro degli indagati dal magistrato titolare delle indagini. Nove per ora i faldoni dell’inchiesta scaturiti da nove mesi di attività investigativa effettuata a tempo pieno da 10 agenti della Polmare attraverso appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali. Attività effettuate dalla Polmare in collaborazione con l’Interpol, la polizia tedesca, spagnola, marocchina e tunisina. Da alcuni calcoli effettuati dalla polizia di frontiera sarebbero almeno 300 le automobili gestite dall’associazione a delinquere relativamente al periodo che va da giugno 2007, mese in cui sono iniziate le indagini, al 1 aprile scorso, giorno in cui è scattato il blitz della Polmare e le perquisizioni.


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