

La camera ardente sarà allestita a Milano, sabato 6 e domenica 7 settembre, all’Armani/Teatro in via Bergognone 59
Oggi, giovedì 4 settembre, la moda italiana perde il suo gigante. Giorgio Armani è morto serenamente, circondato dai suoi cari, all’età di 91 anni. A darne notizia è stato lo stesso gruppo Armani: «Con infinito cordoglio, annunciamo la scomparsa del nostro ideatore, fondatore e instancabile motore. Ha lavorato fino all’ultimo, con passione e dedizione».
La camera ardente sarà allestita a Milano, sabato 6 e domenica 7 settembre, all’Armani/Teatro in via Bergognone 59. I funerali, invece, saranno celebrati in forma privata, come lui aveva voluto.
Armani era nato a Piacenza l’11 luglio 1934, terzo figlio di tre. La madre, Maria, gli trasmise gusto e classe, valori che avrebbero segnato ogni passo della sua vita. Dopo la guerra, Milano divenne la sua città: prima lo studio di medicina, poi la Rinascente, dove iniziò a lavorare tra le vetrine, e infine la moda, la sua vera vocazione.
Negli anni Sessanta conobbe Sergio Galeotti, il compagno di vita e lavoro, e insieme rivoluzionarono l’abbigliamento maschile e femminile: giacche alleggerite, pantaloni decostruiti, abiti pensati per muoversi tra ufficio, taxi e vita quotidiana. Non era solo eleganza: era libertà, funzionalità, leggerezza.
Il successo internazionale arrivò nel 1980 con American Gigolò, quando Richard Gere indossò un suo abito sul grande schermo. Settimane dopo, la consacrazione: la copertina del Time, la prova che l’eleganza di Armani non era vanità, ma disciplina, attenzione e visione.
Negli anni, costruì un impero: Emporio Armani, EA7, profumi, hotels, il Silos, le collezioni Privé, palazzi, barche, dimore. Ma al centro di tutto c’era lui: l’uomo che non amava la stravaganza, che diceva «Lo stile è eleganza, non stravaganza. L’importanza è non farsi notare, ma ricordare».
Non sempre la vita fu facile: la morte improvvisa di Galeotti nel 1985 lo segnò profondamente. Ma Armani affrontò il dolore con la stessa determinazione con cui aveva costruito il suo brand: testa bassa, lavoro costante, il primo a entrare e l’ultimo a uscire dagli studi, spegnendo sempre la luce dietro di sé.
Anche negli ultimi giorni, la sua mente era al lavoro: aveva approvato i look della collezione dei 50 anni, acquistato La Capannina di Forte dei Marmi, seguito ogni dettaglio delle sue aziende. La sua presenza era totale, assoluta, fino all’ultimo respiro.
Oggi il mondo della moda piange, ma anche celebra: Giorgio Armani non era solo uno stilista, era un maestro che ha trasformato l’abbigliamento in arte quotidiana, e che ha insegnato a tutti che vestire bene significa vivere meglio.
La sua eredità continuerà a camminare sulle passerelle, negli atelier, nelle case e nelle vite di chi ha indossato un suo abito, sentendosi più sicuro, più elegante, più libero.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.