

Abbiamo intervistato brevemente l'Autore
Edizioni Cofine ha da poco pubblicato Cincinnato, Tor Caldara, Villa Claudia. Per una memoria delle periferie di Anzio di Nicola Capozza, (ISBN 979-12-81642-09-6, pagine 64, euro 16,00).
Abbiamo intervistato brevemente l’Autore.
Qual è stata la molla che ti ha spinto a scrivere questo lavoro di ricerca e di testimonianza storiche e sociali?
Non è stata solo la mia formazione sociologica e civica. Mi è sempre piaciuto immergermi nelle realtà territoriali e umane, certo, ma ho appreso pure la lunga lezione dell’editore, Cofine, quella cioè di mettere sotto i riflettori i territori e i soggetti che lo vivono, soffrono e si battono per offrire identità, cultura e opportunità di buon vivere agli spazi di convivenze.
Ho fatto lustri fa sono stato cronista di Abitare A, leggo i numerosi libri anche di poesie dialettali editati da Edizioni Cofine (sulla breccia dal 1986), ho imparato quante lezioni di umanità e creatività provengono dalla varietà e ricchezza dei nostri luoghi, dalle nostre tradizioni e, perché no, dalle lotte sociali per trasformare le realtà geografiche e culturali.
Ma, perché la scelta e l’attenzione è caduta su Anzio, anzi, sulla periferia di questa cittadina, tanto amata dai romani?
Avendo da anni una casetta a Cincinnato (anche se, anche da bambino, frequentavo Anzio, ci andavo in colonia marina), ho fondato, insieme ad altri, un Comitato dei Quartieri Cincinnato e Limitrofi ODV, dal quale ho appreso, con tanti contatti con i residenti, le problematiche, le rivendicazioni e gli umori di fondo di una umanità che, ne sono convinto, è simile a quella di tantissime altre realtà geografiche.
Un vecchio residente, un giorno mi ha dato una foto di un secolo fa, la sua famiglia originaria (madre, nonni e sorelle) che vivevano in povertà e indigenza dentro la Torre cinquecentesca di Caldara, una torre che fu adibita a luogo di avvistamento e protezione contro gli assalti dei Saraceni da Marcantonio Colonna, fungendo poi da luogo di dimora e di lavoro di maestranze alla solfatara, che ancora oggi dà origine a pozze gassose di materia liquida proveniente dai siti vulcanici del Castelli Romani.
Mi è scattata allora la molla di raccogliere foto d’epoca passata , testimonianze vive da vecchi anziati e dai “portodanzesi”, cioè gli eredi delle famiglie storiche di Anzio, per ri-dare vita e voce alla memoria storica di un pezzo di territorio.
Infine: ho voluto parlare della periferia anziate, di cui si parla poco o nulla. La storia non la fanno solo Re, cardinali, condottieri e patrizi romani che li avevano ville (quella di Nerone è la più famosa, ma sta in centro città tanto per cambiare), ma la fanno pure i “signor Nessuno”, col sudore e la fatica.
Il libro ha avuto un impatto significativo nella istituzione del Comune?
Sì, ho avuto il Patrocinio del Comune di Anzio, Medaglia d’oro al valore civile e, all’inizio della ricerca letteraria e fotografica, nel mio libro c’è una significativa presentazione del Sindaco, Aurelio Lo Fazio, per nulla di circostanza o formale, al contrario il Sindaco ha offerto alcuni importanti elementi di riflessione che attengono al passato ma soprattutto al futuro della cittadina balneare (anche a vocazione agricola, questo non intendo dimenticarlo).
Per questo lo ringrazio di cuore. Come pure ringrazio il Direttivo delle Associazioni che mi hanno offerto idee e materiale di ricerca storica e sociale: Città Insieme e Comitato dei Quartieri Cincinnato e Limitrofi ODV. Il ringraziamento più sentito va, ovviamente, a tutti i residenti intervistati, scrigni preziosi di umanità e socialità. Senza dimenticare gli amici Rosa e Vincenzo di Edizioni Cofine per la cura della pubblicazione ed il sostegno amicale.
Quindi il libro è pubblicato. Non resta che acquistarlo e leggerlo, magari sotto l’ombrellone su una spiaggia anziate.
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