“Dal quartiere al palco” presenta Giuliano Crupi

Ospite della nostra rubrica il cantautore romano di "Luce"

È stato già ospite sulle nostre pagine,  non potevamo non menzionarlo nella rubrica dedicata alla nuova generazione di talenti della Capitale.

Stiamo parlando del cantautore Giuliano Crupi che ci ha parlato della sua vita in musica, del rapporto con Roma e del suo attuale percorso artistico.

Scegli tre aggettivi per presentarti ai nostri lettori?

Autentico, empatico, integro.

Quando è arrivata la musica nella tua vita?

Ci sono nato dentro. Mia madre pianista amatoriale e amante dei cantautori, mio padre amante soprattutto della musica jazz e classica.

Con mia madre e mio fratello, durante la mia infanzia, facevamo il karaoke durante i pomeriggi invernali, mentre mio padre era ancora a lavoro. E la domenica mattina, ascoltavo con mio padre, Vivaldi, Ray Charles, Goran Bregovic ecc. Ho sempre respirato musica dentro casa e questo ha contribuito sicuramente ad accendere la mia fiammella, il mio daimon, la mia passione.

Così, più tardi, verso i 12 anni, mi sono avvicinato prima allo studio della chitarra e poi del canto, fino a cominciare a scrivere le mie prime canzoni come esigenza istintiva di auto-terapia e come strumento per canalizzare le mie emozioni e comunicarle. Da lì, non mi sono più fermato.

Ricordi la prima volta che ti sei esibito?

Assolutamente sì. Fu durante il saggio di fine anno della scuola di musica in cui studiavo. Lo facemmo in un locale di Roma, di cui non ricordo il nome, e cantai “Wherever you will go” dei The Calling, accompagnato dal vivo da una band formata da tutti gli insegnanti della scuola di musica stessa.

Ricordo che la cantai per tutto il tempo con gli occhi chiusi, tanta era l’emozione e il nodo in gola. La mia insegnante di canto di allora, Gabriella Scalise, sceso dal palco, mi abbracciò per congratularsi, mi regalò un bracciale di cuoio che conservo ancora e mi disse sorridendo: “ma vuoi aprì gli occhi ogni tanto?”. Mi rimase impresso e, ovviamente, aveva ragione.

Gli occhi delle persone, mentre canti, sono energia vitale e parte fondamentale della comunicazione e dell’emozione sinergica che si deve creare col pubblico. Fu un grande insegnamento.

In quale quartiere sei cresciuto?

Sono nato e cresciuto a Roma70, un quartiere periferico di Roma Sud. Ho sempre amato vivere in periferia, piuttosto che in zone più centrali. Tutt’ora, pur non abitando più lì, vivo in un’altra zona periferica abbastanza vicina. Non amo il caos costante, anzi.

Ho bisogno di avere intorno natura, silenzio, calma, soprattutto per la scrittura. Voglio essere libero di decidere quando immergermi nel caos, senza essere obbligato a subirlo quotidianamente.

Quello a cui sei piú legato?

Sempre lui, Roma70, perché, essendoci nato e cresciuto, contiene tutti i ricordi più intensi e significativi, legati alla mia infanzia a alla mia adolescenza. Mia madre abita ancora lì, quindi ci vado spesso e ogni strada, angolo, fontanella, parco, scuola, albero, mi riporta a un ricordo che stimola riflessioni e calore.

Quanto conta per il tuo percorso artistico essere di Roma e vivere a Roma?

In passato Roma rappresentava il fulcro della musica in Italia. Oggi si è spostato molto di più su Milano. Per la carriera artistica, ha dei pro e dei contro una grande città come Roma.

Pro è certamente la grande quantità di locali e, quindi, la maggiore possibilità di suonare. Contro, invece, è il perenne traffico, unito alle grandi distanze e alla difficoltà di parcheggiare che disincentiva le persone a recarsi ai live.

Non dovrebbero essere ostacoli, ma lo sono diventati col tempo e con i cambiamenti sociali.

Ma qui si aprirebbe un discorso molto più ampio e lungo in ambito sociologico, filosofico, antropologico.

C’è un artista con il quale sogni di  collaborare?

L’ho sempre detto e continuerò a dirlo: Niccolò Fabi. Amo il suo modo di descrivere il sentire umano. Sento la mia anima molto vicina alla sua, pur esprimendoci, nella musica, in modo molto differente. 

Progetti futuri?

Col mio produttore artistico Francesco Valente, con il quale collaboro ormai dal 2021, da “Filtro” in poi, stiamo lavorando al nuovo singolo. Inoltre, ho aperto la data abruzzese degli Zero Assoluto, portando sul loro palco il “Luce Tour” e, probabilmente, ne aprirò altre.

Dal 31 al 4 Agosto sarò ospite del Festival Internazionale Inventa in Film a Lenola perché il videoclip di “Luce”, che mette il focus sulla tematica dello spettro autistico, è stato selezionato, sia nella categoria “Videoclip” che in quella “Disabilità oltre gli stereotipi”.


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