La mattanza delle donne continua; 25 uccise dall’inizio del 2024
Sono 120 le donne uccise nel 2023 e 25 sono le donne uccise dall’inizio del 2024.La storia delle donne uccise in quanto tali inizia in America Latina, esattamente in Messico, a Ciudad Juarez, a pochi chilometri dal confine con gli Stati Uniti, dove, dagli anni ’90 del ‘900 in avanti, centinaia di donne, soprattutto immigrate, sono state violentate ed uccise, in quanto donne, e i loro corpi ritrovati straziati nel deserto messicano. È lì che è nata, per indicare questi omicidi, la parola “femminicidi”.
Anche in Italia, le cronache quotidiane ci danno i numeri di questa strage di vite: 120 sono state le donne uccise nel 2023 e 25 sono le donne uccise da noi dall’inizio del 2024. E la mattanza continua. Così, una Nota pubblicata sul Sito web di RAI News racconta la situazione:
«Uomini che uccidono donne. Compagne, mogli, fidanzate, ex. Una conta macabra che non si arresta. Da inizio 2024 sono almeno 25 le donne ammazzate in ambito familiare o affettivo.
Le cronache non fanno in tempo a raccontare un femminicidio che la drammatica velocità della violenza ne mette in luce un altro. Un’emergenza nazionale che non risparmia nessuna regione, nessuna fascia sociale.
Si cerca ancora di far luce sulla morte di Manuela Petrangeli, uccisa per strada, a Roma, dal fucile a canne mozze del suo ex compagno e intanto nel Trevigiano viene trovata senza vita, con profonde ferite al collo Vincenza Saracino. Il giallo, poi, dei due coniugi, Stefano Del Re e Lorenza Vezzosi, precipitati con l’auto nel Po, anche in questo caso si ipotizza il femminicidio.
E ancora l’ossessione maniacale, di uno stalker, un 33enne albanese, che ha sequestrato una madre di 26 anni e suo figlio di 5, fuggendo in auto per 100 chilometri da un paese padovano sino alla provincia di Trento. Lì, dove sono stati individuati dai carabiniere che hanno arrestato l’uomo. Secondo il racconto degli inquirenti lo stalker avrebbe detto “Sta zitta o fai la fine di Giulia Cecchettin.».
Proprio Giulia, la studentessa padovana martoriata dalle coltellate dell’ex, Filippo Turetta, che nell’inferno di controllo, ricatto emotivo non si arrendeva alla fine del loro rapporto. Uomini, dunque, di età diverse che non accettano le ragioni dell’altro.
Che nel momento dell’omicidio non risparmiano neppure i figli: uccisi a loro volta o testimoni della morte della propria madre. Sono oltre 400 gli orfani di femminicidio.
Un dato in drammatica evoluzione, come denuncia l’impresa sociale “Con i bambini”. Minori spesso lasciati senza una rete di sostegno con il rischio di essere sopraffatti dal loro trauma.”..
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In queste storie, già di per sé tragiche, si intrecciano poi. come ulteriore dramma, le storie degli oltre 400 bambini e bambine resi orfani (li chiamano ”orfani speciali”) dai femminicidi. Già traumatizzati dall’avere, magari, assistito alla lite dei genitori e al suo tragico epilogo, Finiscono per perdere entrambe le figure genitoriali di riferimento e sono costretti a vivere nel migliore dei casi con i parenti o nel peggiore in Case-famiglia o in Centri di accoglienza per minori che non sono certo l’ideale per crescere sani dal punto di vista psico-fisicvo, come dovrebbe essere loro garantito, anche se – come potete leggere appresso – molto fanno gli Operatori dei Servizi Sociali e i volontari del terzo Settore, impegnati nell’ambito sociale.
In Italia non esiste un vero e proprio registro istituzionale degli orfani di femminicidio per far riferimento a dati ufficiali. Per fornire dati su questo triste fenomeno si è fatto affidamento per anni sulla prima indagine nazionale, il progetto europeo ‘Switch-off’, realizzato in collaborazione con ‘D.i.Re’ (Donne in rete) nel 2015. Tuttavia, gli aggiornamenti di questa indagine del 2018 offrono solo una stima di “oltre duemila” casi di minori con la madre assassinata dal padre. Nel 2020, la società senza scopo di lucro “Con i Bambini” si è impegnata nel progetto “A braccia aperte”, tramite cui si cercano di aiutare gli orfani di femminicidio.
Questo programma, che costituisce anche una piattaforma dal basso tramite cui raccogliere i dati, opera in Italia tramite quattro progetti attivi in diverse zone del paese: il progetto “S.O.S- Sostegno Orfani Speciali” nel nord ovest, “Orphan of Femicide Invisible Victim” nel nord est, “Airone” nel centro e “Respiro” al sud.
Ecco, dunque che il “problema femminicidi”, ovvero l’odio per le donne e per la loro voglia di autodeterminare il proprio futuro, porta a galla un ulteriore problema che dovrebbe essere meglio compreso per studiare e trovare soluzioni che non siano solamente quelle istituzionali che si riservano ai minori in difficoltà. In fondo – è sicuro – che anche per queste situazioni vale quanto disposto dal secondo comma dell’Articolo 3 della nostra Costituzione, laddove si stabilisce che tocca alla Repubblica; «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.».
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