Scuola e Gaza, la battaglia del silenzio: tra mozioni e divieti
Comunicazione della direttrice dell'USR Anna Paola Sabatini, finita nel mirino di alcune sigle sindacali
Giordano Rossi - 9 Settembre 2025
Il nuovo anno scolastico non è ancora cominciato, ma già promette scintille. Non tra studenti e professori, ma tra chi vuole trasformare la scuola in un luogo di memoria e chi teme di vederla piegata a logiche politiche.
Tutto parte dal 1° settembre, quando l’Unione Sindacale di Base e il gruppo “Docenti per Gaza” lanciano un appello chiaro: osservare un minuto di silenzio alle ore 10 del primo giorno di scuola in tutte le classi d’Italia, per ricordare le vittime del conflitto nella Striscia di Gaza.
Una proposta che arriva in forma di mozione, diffusa ai collegi docenti:
“È improrogabile esprimerci e schierarci su ciò che continua a essere cronaca quotidiana, un genocidio del popolo palestinese. Vi chiediamo di condividere e sostenere questa iniziativa”.
Corteo pro Palestina e a sostegno della Global Sumud Flotilla (Roma, 7 settembre 2025, foto LaPresse)
La reazione non tarda. Due giorni dopo, nel Lazio, l’Ufficio scolastico regionale guidato da Anna Paola Sabatini scrive ai dirigenti scolastici. Una comunicazione “riservata”, dal tono che molti hanno letto come un altolà:
“La rilevanza degli eventi geopolitici è indubbia, ma serve garantire serenità. Le riunioni collegiali devono restare dedicate al buon funzionamento delle scuole, non ad altre finalità”.
È qui che scoppia la polemica. Per alcuni, si tratta di semplice buon senso; per altri, di una vera e propria censura. Il sindacato Fisi è netto:
“Questo ‘invito al silenzio’ mostra la volontà di mettere a tacere il dialogo. Grave, se fatto alla scuola: il luogo per eccellenza in cui coltivare il senso critico”.
Sulla stessa linea la Flc Cgil Roma e Lazio, che parla di “inopportuna intromissione nell’autonomia scolastica”. Non pochi dirigenti, raccontano, avrebbero storto il naso di fronte a quell’indicazione:
“Chiediamo che alle scuole sia garantito lo spazio per confronti liberi e sereni”.
Così, a due settimane dal suono della prima campanella, il mondo della scuola si ritrova diviso. Da un lato, chi chiede di dare voce alla tragedia di Gaza con un gesto semplice ma potente.
Dall’altro, chi teme che i banchi vengano trasformati in tribune politiche. E forse, proprio questa tensione – tra neutralità e impegno civile – sarà la prima vera lezione dell’anno.
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