Solo il 12% denuncia: il silenzio delle vittime Lgbtqia+ a Roma e nel Lazio

Nell’ultimo anno, 21.000 persone in tutta Italia hanno chiesto aiuto. I dati parlano anche di una vera emergenza psicologica: il 30,3% degli utenti manifesta sintomi di ansia, e isolamento

C’è chi è stato cacciato di casa per aver detto la verità su sé stesso. Chi ha subito insulti a scuola, chi è stato aggredito in strada solo per come si veste o per chi ama.

Storie che arrivano da ogni angolo del Lazio e che nel 2024 hanno riempito le linee della Gay Help Line e della chat Speakly.org, strumenti di ascolto che, come sirene silenziose, raccolgono il grido di chi non sa più dove voltarsi.

Nell’ultimo anno, 21.000 persone in tutta Italia hanno chiesto aiuto. Una su cinque viene dal Lazio, segno che il disagio è profondo anche in quella che viene spesso raccontata come una regione “accogliente”. Ma i numeri parlano chiaro: il 65% degli utenti ha subito violenza o discriminazione.

Un dato in aumento del 12% rispetto all’anno precedente. A fare più paura, però, è ciò che accade dentro le mura domestiche: quasi la metà dei casi (48,7%) riguarda violenze dopo il coming out in famiglia.

E poi ci sono le molestie, le minacce (28,2%), le aggressioni fisiche (12%) e persino le rapine a sfondo omotransfobico (3,4%), con un impatto particolarmente duro sulle donne transgender. Eppure, nonostante tutto, la giustizia resta lontana: solo il 12,8% delle vittime ha sporto denuncia.

Quando arrivano da noi, molti hanno già vissuto l’inferno – racconta Alessandra Rossi, coordinatrice della Gay Help Line –. Cerchiamo di costruire percorsi personalizzati: supporto psicologico, legale, sanitario e, quando serve, un tetto sicuro sopra la testa”.

I dati parlano anche di una vera emergenza psicologica: il 30,3% degli utenti manifesta sintomi di ansia, isolamento, disperazione. E un allarme inquietante: oltre il 10% è stato sottoposto a “terapie di conversione”, pratiche violente e illegali che sopravvivono nelle pieghe più buie della società.

La scuola, che dovrebbe essere rifugio e scoperta, si rivela spesso un teatro ostile: l’8,5% dei casi riguarda bullismo omotransfobico, in crescita rispetto all’anno precedente. E mentre gli insulti si fanno eco tra i banchi, gli adolescenti Lgbtqia+ imparano a censurarsi, isolarsi, e talvolta a immaginare la fuga più estrema.

Ma qualcosa si muove. In occasione della Giornata contro l’omotransfobia, il 17 maggio, Roma risponde.

Il Campidoglio ha organizzato eventi e iniziative in tutti i 15 municipi, con momenti pubblici di ascolto, confronto e memoria. “La nostra è una responsabilità quotidiana afferma l’assessora Monica Lucarelli. Costruiamo ogni giorno una rete che metta al centro il diritto di ogni persona a essere sé stessa”.

A fare eco, le parole di Marilena Grassadonia, coordinatrice delle Politiche Lgbtqia+ di Roma Capitale: “Lavoriamo per garantire pari diritti e riconoscimento per tutte le soggettività che abitano questa città. Nessuno deve più sentirsi solo”.


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