Un Caravaggio quasi sconosciuto

Rivisto a Palazzo Barberini un quadro del celebre pittore che risulta difficile, se non impossibile, visitare

La visita, nella mattinata del 13 agosto 2025, alla Galleria Barberini, mi ha, finalmente e felicemente, dato la possibilità di rivedere dopo alcuni decenni un quadro di Caravaggio che, nonostante si trovi a Roma (a Palazzo Odescalchi, pezzo pregiato della omonima collezione privata, in piazza Santi Apostoli) risulta difficile, se non impossibile, visitare.

Si tratta della prima versione della celebre “Conversione di Saulo”, cioè San Paolo, che la famiglia Cerasi pare (almeno secondo il racconto dei primi biografi del pittore) abbia rifiutato perché la ritenne indecente e non conforme al racconto degli Atti degli Apostoli.

Questo quadro, presente già nella grande Mostra di Caravaggio conclusasi il 7 luglio 2025, è in visione dal 24 luglio a Palazzo Barberini, e lì rimarrà fino alla fine di settembre.

Personalmente ritengo questa prima versione migliore della pur pregevolissima seconda, quella della Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo, che qui viene surrogata da un’eccellente copia, lasciando così al visitatore la possibilità del confronto.

La ritengo migliore e più coerente con lo stile drammatico-naturalistico del celebre pittore lombardo perché più movimentata, più densa e profonda per tensione e per pathos, più espressiva per quanto concerne lo sbigottimento e il terrore impressi nei gesti e nell’atteggiamento complessivo del protagonista che, scompostamente precipitato da cavallo, si nasconde il volto con le mani; inoltre è da notare la maestria dell’artista nel rappresentare il subitaneo imbizzarrimento del cavallo (nella seconda versione il cavallo sembra del tutto indifferente a ciò che avviene intorno) e, infine, per la presenza sulla scena di Gesù che, trattenuto in equilibrio da un angelo, irrompe, dall’alto e sulla destra del dipinto, quasi volesse soccorrere Saulo afferrandolo nelle sue braccia già amorevolmente aperte.

Un gesto altamente simbolico, che sottolinea ciò che avverrà di lì a poco: l’improvvisa trasformazione di Saulo, persecutore dei cristiani per conto dei Romani, in Paolo, Apostolo delle genti.

Nella sala in cui è esposto il quadro (subito dopo la sala ovale adiacente al grande Salone delle feste il cui soffitto fu affrescato da Pietro da Cortona e nel quale è allegorizzata la gloria della Casa Barberini) sono presenti, oltre alla copia della seconda versione, anche degli utili pannelli esplicativi.

Sempre di Caravaggio, in altre sale dedicate alle opere del pittore e dei suoi imitatori, sono presenti la celebre Giuditta che uccide Oloferne, il Narciso, il Giovanni Battista giovane nel deserto e il San Francesco in meditazione sulla morte (una copia autentica di quest’ultima la si può ammirare anche nella vicina cripta dei Cappuccini, all’inizio di via Veneto).

In ogni caso, la visita alla Galleria Barberini è sempre un evento che riempie di grande soddisfazione qualsiasi amante dell’arte italiana (e non solo italiana, perché vi sono esposte opere anche di grandi autori stranieri, come Holbein, Metsys, El Greco, Ribera, Van Wittel, Angelica Kaufmann, Mengs, ecc.). Vedere riuniti insieme, nelle oltre 40 sale della Galleria, capolavori di Filippo Lippi, Antoniazzo Romano, Raffaello, il Sodoma, Tiziano, Tintoretto, Domenichino, Mattia Preti, Luca Giordano, Guercino, Guido Reni, Francesco Guardi, Pompeo Batoni, Canaletto, Bellotto, ecc. è sempre un’esperienza interessante e gratificante, che soddisfa quello “spontaneo accordo tra immaginazione e intelletto” che, secondo Kant, la Bellezza produce nell’animo umano.


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6 commenti su “Un Caravaggio quasi sconosciuto

  1. Eccellente articolo.
    Noto solo l’usuale imprecisione degli studiosi italiani per quanto riguarda la Bibbia. San Paolo non lavorava per i Romani, ma per le autorità giudaiche.

  2. Belle le parole per descrivere quanto non sia stato fatto al momento della foto! Anche se si ha a disposizione un cellulare almeno bisogna mettersi perpendicolari con la tela e regolare i parametri manualmente al fine di evitare ciò che è stato fatto. Quasi sempre trovo pessime foto di quadri magnifici. Adesso per chi non ha visitato la mostra non sarebbe stato meglio offrire un’ottima immagine e non utilizzare le parole? Far parlare l’arte visiva che non impone la conoscenza della lingua per essere apprezzata.

  3. Non si deve fare il confronto …. sono meravigliose entrambe le opere ! Luna è “più” dell’altra è riduttivo. Piuttosto direi che sono gremite di dinamismo fisico l’una e intimo-emotivo l’altra.
    Caravaggio è fortemente presente in tutte e due e manifesta la sua intensità artistica unica !

  4. Il Longhi riteneva il quadro di un raffinato fiammingo (la prima opera no quella a Santa Maria del Popolo definita qui come statica)

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