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Un “Manifesto per il Tevere”

Una sfida da rinnovare in vista dei 150 anni di Roma Capitale nel 2020, che coinvolga in positivo tutta la regione Tiberina

Pubblichiamo qui di seguito una lunga mail inviataci dalla comune Redazione dell’Associazione Amici del Tevere e Consorzio Tiberina, molto istruttiva nel farci comprendere come in Italia i problemi davvero seri di una città e di un intero bacino si trascinino senza mai o quasi mai trovare una soluzione.

(…) Anticipiamo il Preambolo di un Manifesto in avvio di elaborazione da parte dell’Assemblea di Fiume del Tevere, che potrebbe chiamarsi “Manifesto di un’agenda strategica verso il Contratto Territoriale del Tevere e i Contratti di Fiume per Roma e le parti della regione Tiberina”, ma che forse può più semplicemente dirsi “Manifesto per il Tevere”.

Oggi l’aria delle città è irrespirabile …… alla Camera dei Deputati il 26 maggio 1875 Giuseppe Garibaldi si riferiva “alle inondazioni del Tevere che corrompono l’aria e rendono il clima insalubre per una parte dell’anno” con i miasmi, proponendo la deviazione dell’Aniene a valle di Roma con un canale scaricatore, per farvi confluire le acque in piena, e la sistemazione del tronco urbano del Tevere. Ma oggi il problema più grave dell’Aniene è quello dell’inquinamento …… e lì dove Garibaldi parlava di navigazione, oggi siamo a combattere col traffico. “Il Governo si è preoccupato di questa grave questione, e una Commissione da esso nominata ne fece oggetto dei suoi studi; ma nessuna conclusione pratica venne finora adottata”. Il Patto, il Contratto … Territoriale, di Fiume o quant’altro … come mezzo e non come fine, a prescindere dal nome o dall’accezione data … è la proposta civica su cui ci stiamo impegnando. “L’Italia ricuperando dopo tanti secoli la sua capitale, deve farla degna dell’antica civiltà e della nuova”, una sfida da rinnovare in vista dei 150 anni di Roma Capitale nel 2020, con un processo virtuoso che coinvolga in positivo – per quel che riguarda l’Assemblea di Fiume del Tevere – tutta la regione Tiberina, dalla resilienza al rilancio e alla valorizzazione.

PREAMBOLO

In vista dei 150 anni di Roma Capitale (che vedranno il nuovo Sindaco, nel 2020, al momento culmine del proprio mandato), nonché della candidatura olimpica per il 2024, quello del Tevere è tema-chiave per la città, peraltro oggetto di annoso infruttuoso dibattito, oltre che emblema di una comunità urbana che, nella contemporaneità, vive una crisi emotivamente amplificata dal raffronto sia con la propria passata grandezza sia con la modernità e il dinamismo di altre Capitali e metropoli (cfr Appendice su alcune città di fiume), tanto da doversi dedicare in ultimo a un impegno di resilienza più forte che altrove, per effetto dei mutamenti ambientali e socio-economici.

800px-Le_alluvioni_del_Tevere_a_Santa_Maria_sopra_Minerva_00329Nel 2020 saranno anche 150 anni dalla disastrosa piena che, nel passaggio di Capitale da Torino a Firenze a Roma, portò per la prima volta Vittorio Emanuele II a visitare Roma stessa e diede spunto per il grande progetto dei Muraglioni di protezione del Centro Storico. E’ forse il momento di uno sforzo per mutare tendenza, impegnando tutte le energie disponibili, essendosene creati i presupposti.

Roma Capitale e la Regione Lazio hanno il diritto-dovere, sia come Istituzioni Pubbliche sia come cittadinanze, di vigilare sulla condizione del Tevere nel suo tratto terminale e sui territori che con il fiume e con i suoi affluenti in detto tratto interagiscono.

Il PS5, “Piano stralcio per il tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo alla foce”, redatto dall’Autorità di bacino del fiume Tevere e approvato con D.P.C.M. del 3 marzo 2009 (pubblicato nella G.U. n.114 del 9 maggio 2009), si inquadra nel contesto complesso della regione Tiberina, il Bacino idrografico del Tevere, dell’estensione di circa 17.500 kmq: Roma è cartina di tornasole, collo di bottiglia o semplicemente – fuor di metafora – luogo di concretizzazione sia di una propria sensibilità ambientale sia della necessaria solidarietà ecologica che chi vive a monte deve mostrare verso chi vive a valle. Curare il Tevere e la regione Tiberina significa anche curare Roma, oltre che tutti gli altri territori direttamente coinvolti.

800px-Tevere_-_le_lupe_a_Tevere_07Tre Soggetti Pubblici sono già citati, giacché ognuno degli stessi ha competenze e responsabilità.
Inquinamento, trasporto di sedimenti, gestione idraulica, manutenzione, dissesto, protezione civile e quant’altro sono i primi temi-base a carattere ambientale da affrontare sinergicamente fra queste ed altre Istituzioni, in cui la città di Roma può solo parzialmente provvedere alla cura di se stessa, viste le influenze cui è sottoposta: non è peregrino asserire che la Capitale deve poter dire in qualche modo la propria anche sulla costruzione e sulla gestione delle dighe a monte, sull’agricoltura e sulle attività produttive nella regione Tiberina, e via dicendo. E Roma, nel contempo, è inevitabilmente – e positivamente, almeno a livello di potenziale – luogo d’arrivo e luogo di partenza di ogni discorso di valorizzazione fluviale legato a storia, natura, culture, turismo, viver sano, uscendo da un’ottica localistica e integrando valori di tradizione e innovazione fra territori, con “percorsi” sempre più interessanti e integrati fra metropoli (misto di modernità e tradizione) e mondo rurale, verso una riconoscibilità nazionale e internazionale della Valle del Tevere e della regione Tiberina tutta.

Questo diritto-dovere di Roma si può estrinsecare in una serie di attività affidate ad un Patto, ad un
Contratto, in cui il controllo civico sia elemento essenziale e in cui diverse componenti coinvolte nella vita
istituzionale, economica, associazionistica, tecnico-scientifica della Capitale vadano ad interagire sia verso la città stessa sia verso l’esterno, in termini di cooperazione. Lo spirito federativo, ad unire, richiede
un’elaborazione molto sottile e oculata, giacché tendenzialmente i Soggetti rappresentativi della realtà
romana saranno in maggior numero (come 2/3 circa dei cittadini della regione Tiberina sono romani) e
inoltre si andranno ad aggregare rappresentanze eterogenee per territori, temi, priorità e interessi portati, etc, e anche per “peso”.

E’ soprattutto per questo che nasce la necessità di un Manifesto, di un Documento Strategico, di un atto
d’impegno da sottoscrivere – quale che sia il nome dato – i cui principi i vari partecipanti (romani e non) si vogliano impegnare a rispettare, ravvisandovi un vantaggio per le proprie azioni o anche soltanto una serie di principi condivisibili dal punto di vista sociale ed ecologico.
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Giuseppe_Garibaldi_(1866)Dalle crisi – spesso si dice – nasce lo spunto per l’innovazione. Per non restare passivi nell’opzione fra
declino e rilancio, occorrono scelte decise. Nel dibattito parlamentare in cui esponeva la propria “proposta di legge sulle opere idrauliche per preservare Roma dalle inondazioni e per la navigabilità del Tevere” (tramite canale scaricatore con deviazione dell’Aniene a valle della città, per farvi confluire le acque in piena, e sistemazione del tronco urbano del Tevere), così

Giuseppe Garibaldi alla Camera dei Deputati il 26 maggio 1875:

“Signori! La città di Roma, la capitale d’Italia, la sede del Governo e del Parlamento d’una giovane nazione che seppe conquistare in pochi anni la sua unità, ogni anno è funestata dalle inondazioni del Tevere che corrompono l’aria e rendono il clima insalubre per una parte dell’anno. Quando poi arrivano le piene straordinarie due terzi della città rimane allagata. Il danno fisico ove non fosse rimosso, sarebbe ben presto un danno alla vita politica del paese tutto. Il Governo si è preoccupato di questa grave questione, e una Commissione da esso nominata ne fece oggetto dei suoi studi; ma nessuna conclusione pratica venne finora adottata. E’ singolare, o signori, che il Tevere, uno dei fiumi principali d’Italia per la copia perenne delle sue acque, e che è costantemente navigabile dal mare a Ripa Grande, e da Ripetta a Ponte Felice, non sia più navigabile nel punto più importante del suo corso, cioè nell’interno della città di Roma, e che, per questo breve tratto, sia interrotta una linea fluviale navigabile di 150 chilometri. Né meno strano è il vedere un fiume, che scorre sregolato, senza difesa alle sue sponde, lasciando intieramente in balìa delle sue acque perfino una grande città, capitale dello Stato. Egli è perciò, che recandomi tra voi per assumere il mio mandato di rappresentante della nazione, la sistemazione del Tevere si è presentata al mio pensiero come una necessità urgente; l’Italia ricuperando dopo tanti secoli la sua capitale, deve farla degna dell’antica civiltà e della nuova. …… Ma occorre innanzi tutto o signori, che il Parlamento autorizzi l’opera, la dichiari di pubblica utilità, determini la spesa e le basi sulle quali deve essere ripartita. Senza di ciò sarebbe vano ogni studio ed ogni cura ulteriore per risolvere tecnicamente e finanziariamente le poche difficoltà che ancora devono superarsi per arrivare al cominciamento dei lavori e per condurli a termine. A questo provvede il progetto di legge che ho avuto l’onore di presentarvi e che vi compiaceste di prendere in considerazione.
…… [e dopo l’illustrazione del disegno di legge, fra le altre cose] …… Accanto a quel voto, che tanto onore fa al Parlamento italiano, voi ne aggiungerete un secondo, autorizzando la esecuzione delle opere che debbono migliorare le condizioni materiali e morali di questa matrona, di questa nostra Roma, la quale ha nella sua storia due periodi dell’incivilimento del mondo, per cui ben più che per le sue conquiste, le deve il mondo la sua riconoscenza. Ed io spero vederla questa Roma sulla strada di un terzo periodo d’incivilimento. I lavori che ci proponiamo, onorevoli miei colleghi, sono oramai a piena conoscenza di tutto il pubblico.
Anzi dirò, non solamente del pubblico di Roma, ma di quello d’Italia e del mondo, perché veramente
l’esistenza di Roma interessa tutti. Comunque sia, febbri o non febbri, gli stranieri di tutte le parti del globo vogliono vederla questa vecchia capitale, ammirare i suoi stupendi monumenti; e quando noi l’avremo dotata di lavori che la preservino dalle inondazioni e dalla mal’aria, certamente si moltiplicherà il numero dei suoi visitatori. Ciò sarà un onore per noi Italiani, e un vantaggio per questa città che tanto lo merita. ……”

La nazione non è più giovane e non è questa le sede per trarre conclusioni generali, ma sono trascorsi oltre 145 anni da quel discorso e molti problemi del Tevere sono ancora irrisolti, a Roma e fuori Roma! E’ forse il momento di un nuovo sforzo di ideazione, in ottica di partecipazione e sempre ispirandosi a principi di pubblica utilità, che muovono oggi la stesura di questo Manifesto.


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