

Nell’ambito del convegno Valorizzazione del settore Agricolo e Qualità del Territorio (4 ottobre, presso Associazione Kirner), organizzato dalla Provincia di Roma, sono state presentate quattro ricerche che hanno affrontato l’analisi dei fabbisogni professionali delle imprese agricole e di quelle legate al turismo rurale. Si sono analizzate: la diffusione delle tematiche relative alla sicurezza alimentare, alle norme per la rintracciabilità, e alla cultura della qualità in genere nelle filiere agroa-alimentari olivicola e lattiero casearia; l’enogastronomia nei Castelli Romani; l’accoglienza turistica della Valle del Tevere;il sistema agricolo del litorale etrusco. Nonostante le indagini si siano concentrate su territori o tratti della filiera particolari, le problematicità rilevate sono state piuttosto omogenee.
La crisi occupazionale che sta investendo il comparto agricolo della provincia di Roma è solo un sintomo di un problema ben più grave. Le nuove generazioni stentano ad avvicinarsi a questo settore sia per un problema di redditività del settore che per lo scarso appeal del lavoro agricolo. Giustamente i più giovani si trovano in difficoltà nel scegliere la professione agricola, in quanto comporta grandi sacrifici, instabilità dell’occupazione ed uno scarso riconoscimento di status sociale. “Oltre il 60% degli occupati in agricoltura sono in nero, e spesso si incontrano forme di vero e proprio caporalato, e non si può certo pensare che i giovani possano essere attratti da una offerta occupazionale simile a questa”.
Il mancato ricambio generazionale porta grandi disagi non solo alle piccole imprese agricole ma agli stessi territori. “L’abbandono dei terreni agricoli sta lentamente portando ad un lento degrado di questi che sono più soggetti ad incendi. Il rischio è di andare verso la cementificazione delle campagne da un lato, e dall’altro verso un lento degrado di queste, infatti, da secoli l’agricoltura funge da strumento di controllo e di qualificazione ambientale”.
Di questo passo la perdita di specificità e tradizione della provincia è inesorabile, e “si fa necessario l’intervento degli enti locali per correre ai ripari, ma non attraverso accordi sterili e voluti solo dall’alto, ma attraverso iniziative partecipate e concertate dal basso, come ad esempio i distretti, i quali possono usufruire dei fondi sociali europei del 2007-2013”. L’importanza dei distretti è fondamentale, soprattutto in quei territori che necessitano di una autorità terza in grado di gestire i rapporti fra i vari sindaci.
Altro problema riscontrato è la “difficoltà che incontrano i piccoli produttori nel diffondere i propri prodotti. Si pensi che i prodotti laziali coprono a malapena il 10% del fabbisogno romano, quando la capitale potrebbe rappresentare un mercato immenso in cui far arrivare i prodotti agricoli”. Per gli agricoltori è inutile pensare di guadagnare sulle grandi quantità, l’unica via di uscita sembra essere quella di ‘accorciare’ la filiera, ovvero fare in modo che il produttore riesca da solo a trasformare e magari vendere il proprio prodotto. Per fare questo occorre che si dia vita ad un prodotto di altissima qualità e specificità. Ma soprattutto che si rafforzi la rete fra i vari produttori, che sia più collaborazione al fine di entrare in grandi mercati come quello romano.
Serve creare una cultura di impresa attraverso una formazione su tematiche quali: la cultura e la responsabilità di impresa, la tipicità dei prodotti, il menagment e la comunicazione, ma soprattutto offrendo continuità di lavoro e di paga al lavoratore. “In questo settore serve una formazione mirata, che sia programmata e concertata senza mai perdere di vista i veri fabbisogni del settore.
La fase è delicata ed i processi di riqualificazione dell’agricoltura sono lunghi e complessi.
Se da un lato infatti, è necessario rendere più appetibile per i giovani il lavoro agricolo, offrendo loro condizioni di lavoro più stabili e redditizie e mostrando loro le potenzialità di sviluppo di questo settore, dall’altro occorre rivolgersi direttamente agli amministratori locali, mostrando loro quanto sia importante lavorare in rete, quanto le vocazioni territoriali dei loro comuni vadano valorizzate al meglio attraverso una azione congiunta su più livelli.
Le opportunità offerte dal Fondo sociale europeo non vanno perse, ed in questa fase si fa necessaria una stretta collaborazione fra tutti gli assessorati coinvolti al fine di pianificare i fondi a disposizione nel modo più favorevole possibile allo sviluppo di una agricoltura di qualità. Per fare questo serve sicuramente una profonda conoscenza del territorio della Provincia, ma serve anche la massima disponibilità da parte di tutti gli amministratori a collaborare insieme nella stesura del PSR”.
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