

All’incontro, voluto fortemente dai residenti, hanno partecipato la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli, l’assessora ai Rifiuti Sabrina Alfonsi, il capogruppo Pd municipale Fabrizio Compagnone
Un sopralluogo sotto il sole cocente, un confronto acceso ma necessario, e una promessa: niente nuovi impianti, solo riconversione.
È quanto accaduto venerdì 4 luglio all’interno dell’impianto Ama di Rocca Cencia, dove residenti, comitati e istituzioni si sono incontrati per fare chiarezza su quello che accade – e accadrà – nell’ex TMB, ormai chiuso dal 2023.
Ma il problema non è finito. Da settimane i cittadini della zona segnalano cattivi odori insopportabili, soprattutto con il caldo di inizio estate. In molti temevano un ritorno delle attività di trattamento rifiuti o, peggio, un potenziamento del sito in vista del Giubileo. Timori alimentati dal silenzio e dalla mancanza di risposte.
Così, in una rara apertura, Ama ha spalancato i cancelli del sito, accompagnando all’interno i rappresentanti delle istituzioni e i cittadini, affinché potessero constatare di persona cosa sta succedendo.
“I rifiuti non vengono trattati, solo trasferiti”, hanno ribadito i tecnici. Nessuna ripresa delle attività del vecchio TMB, ma solo imballaggio e smistamento verso altri impianti.
All’incontro, voluto fortemente dai residenti, hanno partecipato la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli, l’assessora ai Rifiuti Sabrina Alfonsi, il capogruppo Pd municipale Fabrizio Compagnone e il consigliere Flavio Mancini, oltre ai vertici Ama. Presenti anche numerosi comitati del territorio.
Ma non tutti i rappresentanti istituzionali erano d’accordo sul clima e le modalità. Flavio Mancini, ad esempio, ha lanciato una frecciata al presidente del Municipio VI, Nicola Franco, accusandolo di preferire “i social alla presenza reale”:
“C’è chi, con 42°, risponde davvero ai cittadini e li accompagna dentro l’impianto. Un confronto sano e concreto, non una passerella”.
Nicola Franco, dal canto suo, nei giorni scorsi aveva scritto direttamente al prefetto di Roma, Lamberto Giannini, chiedendo l’inserimento del caso Rocca Cencia nel Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica:
“Non è pensabile che, dopo l’annuncio della chiusura del TMB, i cittadini vivano ancora chiusi in casa per colpa dei miasmi”.
Il Comune, però, ha voluto rassicurare: il futuro dell’impianto sarà diverso. L’area sarà trasformata in un centro multimateriale per la carta e la plastica, con nuovi macchinari per l’imballaggio e l’obiettivo di ridurre i volumi di rifiuti in transito.
“Il territorio ha già dato – ha detto il capogruppo Pd, Compagnone – e non può pagare ancora. Non ci saranno biodigestori o nuovi impianti, è una linea politica chiara”.
Intanto i cittadini restano vigili. Dopo anni di proteste – dai blocchi dei camion ai funerali simbolici del territorio, con tanto di bara – la fiducia non si riconquista in un giorno. Ma l’apertura del sito e il confronto diretto sono un primo segnale.
“Roma può diventare una città moderna e sostenibile – ha detto la presidente Celli – ma deve farlo insieme alle sue comunità. E ascoltare chi vive ogni giorno queste situazioni è il primo passo”.
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