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Addio a Nino Benvenuti, il pugile gentiluomo che fece grande l’Italia sul ring

Il campione olimpico di Roma 60 è morto oggi nella capitale

Se n’è andato in silenzio, nella Capitale che lo aveva accolto da giovane campione e lo aveva visto diventare leggenda.

È morto Nino Benvenuti, uno dei più grandi pugili italiani di tutti i tempi, oro olimpico nel 1960 e due volte campione del mondo. Aveva 86 anni. Con lui, se ne va un pezzo di storia dello sport italiano, ma anche di costume e spettacolo.

Nato nel 1938 a Isola d’Istria, terra da cui fu costretto a fuggire con la famiglia dopo la Seconda guerra mondiale, aveva trovato nella boxe la sua patria d’adozione. Cresciuto tra i ring di Trieste, Benvenuti si è fatto strada col talento puro, la disciplina ferrea e uno stile che univa potenza e grazia.

Nel 1960, sotto gli occhi entusiasti del pubblico romano, conquistò la medaglia d’oro olimpica nei pesi welter. Da lì, una carriera luminosa e ricca di trionfi: campione italiano, europeo, mondiale nei superwelter e poi nei medi, nelle prestigiose sigle WBA e WBC.

A consacrarlo, però, fu la trilogia con Emile Griffith, uno dei più grandi rivali e, ironia della sorte, futuro amico fraterno. Il loro primo match nel 1967, seguito da oltre 15 milioni di italiani incollati alla radio, fece di Benvenuti un eroe nazionale.

In quell’incontro si prese la cintura mondiale dei medi, guadagnandosi il titolo di “Fighter of the Year” e rendendo la boxe uno spettacolo per tutti, non solo per gli appassionati.

Poi vennero gli incontri leggendari con Carlos Monzón e, prima ancora, i duri faccia a faccia con Sandro Mazzinghi, altro simbolo di un’Italia che lottava sul ring e fuori. Tra i due fu rivalità vera, con toni accesi dentro e fuori dalle corde, ma anche profondo rispetto, maturato negli anni fino a diventare stima reciproca.

Benvenuti non è mai uscito di scena. Dopo aver appeso i guantoni al chiodo, ha prestato la sua voce e la sua competenza alla RAI come commentatore, restando per decenni la voce e il volto della nobile arte in televisione.

Giornalista, attore, volto noto anche al cinema — lo ricordiamo accanto all’amico Giuliano Gemma — ha saputo attraversare epoche e generazioni con la classe di chi sa essere campione anche nella vita.

Con la sua morte si chiude un capitolo glorioso dello sport italiano, ma rimane indelebile l’immagine del pugile elegante, gentiluomo del ring e campione d’animo, capace di unire l’Italia intorno a una radio nella notte del ‘67.


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