“Borgate” o l’utopia razional-popolare di Andrea Greco e Paolo Petaccia

Un contributo alla storia urbanistica della Capitale

Gli autori di questo aureo libretto dal titolo “Borgate – l’utopia razional-popolare” (Officina edizioni, 2016) sono due valenti e giovani architetti, Andrea Greco e Paolo Petaccia, che ho avuto la fortuna di avere come alunni, più di due decenni or sono, nel liceo Benedetto da Norcia.

Essi hanno già affrontato l’argomento “borgate” in precedenti lavori (documentari filmati) di storia urbanistica romana, e cioè “Il Tiburtino Terzo” (2004), e “Pigneto, il vecchio che avanza”  (2008), e pertanto il libro che qui si recensisce non fa altro che raccogliere gli elementi sparsi di numerose ricerche condotte anche sul campo.

La tesi di fondo del libro, così come esposta nella nota di presentazione, consiste nella convinzione che le borgate ufficiali romane (ICP prima e IACP dopo) rappresentano il collettore di una serie complessa di eventi di carattere nazionale e internazionale che, partendo dall’Ottocento, attraversano le utopie urbanistiche, il futurismo, il fascismo, il movimento moderno, le città di fondazione, il grosso problema dell’edilizia popolare in Italia, Austria e Germania.

Il ruolo del ‘Razionalismo’

I due autori si soffermano, soprattutto, sul ruolo che il Movimento Moderno (autodefinitosi Razionalismo), in un contesto apparentemente contraddittorio quale fu il regime fascista, assunse nella ricerca di un nuovo “stile” architettonico legato, da una parte, alla ricerca del consenso tra le masse popolari, dall’altra alla stessa auto-rappresentazione del potere, e quindi di nuovi modelli in materia architettonica e urbanistica.

In questo contesto, in quegli anni si aprì un acceso dibattito tra gli architetti “accademici”, legati alla tradizione, e i più giovani razionalisti influenzati da quanto avveniva nel Nord Europa.

Tra questi giovani, destinati ad assumere un ruolo rilevante nella progettazione e nell’esecuzione delle “grandi opere” del regime, ricordiamo: Marcello Piacentini (una sorta di deus ex machina dell’architettura e dell’urbanistica del regime), Adalberto Libera, Raniero Calzabini, Antonio Munoz, Cancellotti, Piccinato, Montuori, Scalpelli. Sono i nomi che firmarono i progetti della Città Universitaria di Roma, dell’Esposizione Universale del 42 (Progetto EUR), delle città di fondazione (Littoria, Sabaudia, Pomezia), del Piano Regolatore Generale del 1931 (Piacentini).

Da questo punto di vista, cioè sul piano squisitamente storiografico, il libro di Greco e Petaccia si raccomanda per la sua precisione e l’accuratezza nella ricostruzione del dibattito e delle molteplici idee rappresentate dai diversi “cervelli” che diedero vita a quell’importante stagione.

Le borgate ICP

Un altro pregio del libro è rappresentato dall’esposizione delle fondamentali vicende legate alla progettazione delle numerose borgate ufficiali ICP costruite in quei decenni: Primavalle, Quarticciolo, Trullo, Villaggio Breda, Val Melaina, Tufello, Tiburtino III. In conclusione, un libro molto interessante, soprattutto per coloro che dimostrano interesse nei confronti della storia locale e territoriale.

Francesco Sirleto


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