Camara Fantamadi morto di sfruttamento

Aldo Pirone - 27 Giugno 2021

Non è morto di caldo, è morto di sfruttamento. Si chiamava Camara Fantamadi, aveva 27 anni, originario del Mali. Si è accasciato giovedì sera sul ciglio della strada mentre tornava a casa, dopo una giornata di lavoro trascorsa nei campi del Brindisino a raccogliere verdura sotto il sole cocente per 6 euro l’ora. Una paga infame e da fame che gli italiani giustamente rifiutano, ma che per Camara era un miraggio visto da dove veniva. Era arrivato a Brindisi tre giorni prima credendo di trovare lavoro, non la morte.

Non è il primo lavoratore che nelle campagne del sud è ammazzato dalla fatica e dallo sfruttamento. Fanno ribrezzo gli attacchi polemici di certi economisti e giornalisti nel libro paga di lorsignori, che in questi giorni si scagliano contro il reddito di cittadinanza. Loro vorrebbero abolirlo non migliorarlo per spingere ancora più giù paghe come quella di Camara e, anche più basse, di tantissimi suoi compagni e compagne.

E’ una legge del capitale. Più è abbondante la manodopera senza sostegni sociali (una volta si chiamava esercito di riserva), più la forza lavoro è a buon mercato in moltissimi settori economici. Buono, s’intende, per i padroni non certo per i lavoratori. Guai, s’inalberano i turibolanti di lorsignori, se lo Stato – che è ottimo solo quando dà soldi alle imprese – provvede in qualche modo a dare sostegno ai disoccupati, così, dicono, si offende la sacra legge della domanda e dell’offerta che regola il libero mercato.

Che poi questa legge riduca a merce l’essere umano, non è per loro un problema. Costoro vorrebbero non dei lavoratori ma gli “schiavi salariati” com’era ai bei tempi del secolo ottocento quando a morire di lavoro, di fatica, di tubercolosi e di ogni genere di malattie infettive erano, oltre agli uomini e alle donne adulti, anche i fanciulli.

Per lorsignori Camara Fantamadi era solo una “merce”, ora che è morto è pure avariata.


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