Camminata da Pietralata al Parco Lineare (Collatino) e ritorno via Portonaccio
Domenica 23 gennaio 2022Domenica camminata lunga: dalle 8,30′ alle 11,50′ domenica 23 gennaio 2022. Obiettivo principale onorare e partecipare all’iniziativa del Comitato Parco lineare negli Orti urbani di via Dignano d’Istria, al Collatino, per la quale rimando al mio resoconto con foto (https://abitarearoma.it/il-vivaio-forestale-in-crescita-del-parco-lineare-roma-est/)
Partito da Pietralata ho percorso via L. Pasini e, voltando nella prima traversa, dirigendomi verso via di Pietralata, sono rimasto sorpreso dalla cura di un cortile delle case popolari, in controtendenza con una certa sciatteria presente in altri settori.
Proseguendo mi sono avviato verso via dei Fiorentini dove non ho potuto fotografare un “sogno infranto”, quello di avere una sede del Municipio in un luogo più centrale e di cui non si hanno più notizie.
Fa molto freddo e cerco le zone soleggiate, ma il sole ancora non ce la fa a ristorare le mie vecchie membra, fortunatamente, camminando avverto meno il freddo,
Ed eccomi in viale della Serenissima e, più giù svoltando in viale Venezia Giulia mi imbatto in alcune serrande chiuso che hanno in bella mostra alcune poesie di Scartaccia nome d’arte dell’amico poeta Leone Antenone.
Già che ci sono, deviando, faccio un giretto anche nel lungo viale che costeggia la stazione Serenissima, a quest’ora ancora deserta, e mi affaccio da un muretto sul… Parco che non c’è.
Anche la nuova amministrazione ha fatto promesse al riguardo, ma noi, prudentemente aspettiamo gli atti.
Stavo per dire fiduciosamente, ma ritiro questo avverbio e mi dico: vedremo e riferiremo.
Poi in questo mio vagabondaggio passo davanti a una scritta murale opera di attivisti d’antan che si sono spesi per la riqualificazione della Borgata con risultati positivi come il parco di Villa Gordiani che mi sta di fronte e il parco Pasolini più avanti.
Sono in via Dignano d’Istria e il mio pensiero va all’amica in dialetto istroromanzo dignanese Loredana Bogliun di cui vi faccio omaggio di una recensione e di una scelta di poesie a cura di Maurizio Rossi del libro “sfisse/fessure, spiragli”, edito dalla mia Cofine nel 2016 (vedi qui https://poetidelparco.it/sfisse-fessure-di-loredana-bogliun/)
Alla fina della strada quando incrocia via Tolmezzo salgo agli orti urbani e al vivaio forestale.
Dopo la visita al vivaio forestale dei volontari che ho fotografato e descritto (vedi qui https://abitarearoma.it/il-vivaio-forestale-in-crescita-del-parco-lineare-roma-est/) sono sceso da un viottolo sul piazzale della Stazione Prenestina.
Qui mi sono chiesto da quando tempo non passavo da questi paraggi. Una ventina o forse una decina d’anni?
Essere anziani fa perdere la profondità dei ricordi.
Mi rammento e vedo la vecchia insegna della stazione, coperta ora da quella nuova, e ricordo anche cumuli di immondizia (quelli purtroppo a Roma periferica sono una costante eterna).
Incamminandomi verso via di Portonaccio, sono passato davanti agli impianti della Roma Sei e mi sono ricordato di un mio bel goal di una trentacinquina di anni fa in una partita dalla mia squadra (non ricordo più il nome dei miei compagni, salvo quello Danilo Romagnoli, il nostro stopper).
Mentre elucubravo tra me e me, mi sono imbattuto in questa immagine strana: sembrava una scultura inquietante e misteriosa: era invece, più prosaicamente, un materasso bruciato e contorto, dominante su un cumulo consolidato di immondizie.
Sullo stesso lato, quasi all’angolo con via di Portonaccio ho fotografato un clochard e ho pensato a quanto sia difficile mettersi davvero nei suoi panni.
In via di Portonaccio ecco una locomotiva antica (la fotografo per inviarla ai miei nipoti che stravedono per le macchine veloci e sfreccianti).
Sono poi salito sulla via Galla Placidia in direzione della Tiburtina e ho fotografato il bel vialetto che conduce alla chiesa di San Francesco Saverio.
Ho poi ammirato il parchetto di via Ottoboni, sfolgorante sotto il tiepido sole.
Qui la stanchezza incomincia a farsi sentire, ma non fino al punto di impedirmi di fotografare questo anziano signore seduto in panchina che invidio… ma devo tornare a casa altrimenti la mia signora e padrona mi farà un “liscio e busso”.
Poi resto incantato ad ammirare questo albero superbo.
Che ve ne pare?
Ora sono già in via Tiburtina e da qui mi incammino verso via di Pietralata e poi a casa, stanco ma felice, come nei temi di scuola.
Buone cose a tutti!
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