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Elezioni Europee: La Capitale in allerta per la mancanza di presidenti e scrutatori

l’Assessore capitolino al personale, Andrea Catarci: "Purtroppo, presidenti di seggio e scrutatori ricevono un compenso molto basso per un compito gravoso"

Sarà il distacco generale verso la politica, oppure il compenso relativamente basso a scoraggiare la partecipazione alle urne – ogni scrutatore riceve complessivamente 159 euro, mentre il presidente di seggio ne percepisce 195, con un incremento di soli 39 euro rispetto all’ultima tornata elettorale.

Tuttavia, si tratta di un impegno gravoso e di grande responsabilità. Di conseguenza, nella Capitale è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo per trovare tutte le persone necessarie per lavorare sabato 8 e domenica 9 giugno, con un inevitabile prolungamento notturno, per garantire il regolare funzionamento dei seggi nelle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento dell’Unione Europea.

C’è un ulteriore complicazione: per questa tornata elettorale le urne saranno aperte il sabato dalle 15 alle 23 e la domenica dalle 7 alle 23. Ciò significa che i seggi saranno materialmente allestiti sabato mattina, lo stesso giorno dell’inizio delle operazioni di voto, lasciando pochissimo tempo per fare sostituzioni dell’ultimo minuto nelle sezioni che si troveranno a dover coprire posti vacanti.

E a Roma, i numeri della macchina elettorale sono davvero impressionanti: 2.600 sezioni ordinarie, oltre alle cento riservate a raccogliere e scrutinare le schede degli italiani all’estero e altre 5-6 che, per la prima volta, gestiranno il voto degli studenti fuori sede delle università romane.

Il Campidoglio è pienamente consapevole della complessità della situazione – memore anche dell’esperienza delle Politiche del 2022, quando alla vigilia dell’apertura delle urne mancavano cinquecento tra presidenti e scrutatori – e da tempo sta lavorando su questo fronte. «Siamo l’unica città ad aver scritto al ministero dell’Interno per segnalare una situazione che sta diventando ingestibile», spiega l’assessore capitolino al personale, Andrea Catarci.

«Purtroppo, presidenti di seggio e scrutatori ricevono un compenso molto basso per un compito gravoso: considerando l’arco di impegno, si tratta di circa 4 euro l’ora, meno di ogni possibile salario minimo». Questo spinge molti a fuggire dai seggi, lasciando l’amministrazione comunale impegnata a scongiurare una possibile emergenza all’ultimo giorno.

«Abbiamo potenziato tutti i canali per reclutare presidenti in surroga», sottolinea Catarci. «Oltre ai volontari e ai dipendenti del Comune, abbiamo rafforzato le convenzioni con le università, incluse quelle telematiche, prevedendo crediti formativi per gli studenti che aderiscono».

Inoltre, per i 620 funzionari di elevata qualificazione recentemente assunti tramite l’ultimo bando di Palazzo Senatorio, è stato previsto l’obbligo di rimanere a disposizione come presidenti in surroga.

A ciò si aggiungono gli operatori della polizia locale e il personale sorteggiato come riserva, pari al 3 per cento dei dipendenti comunali. «In totale, abbiamo a disposizione tra le 1.200 e le 1.400 possibili surroghe, che dovrebbero essere sufficienti», afferma l’assessore al personale, «considerando che, nell’ultima tornata elettorale, i presidenti da sostituire sono stati 1.100».

In ogni caso, il bando del Campidoglio per chi desidera candidarsi a presidente di seggio rimane aperto fino a martedì 4 giugno. Il requisito per tutti i candidati è l’iscrizione nelle liste elettorali di Roma.

Per i presidenti, che scelgono i segretari di seggio tra le persone di propria fiducia, è richiesto il possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado, mentre per gli scrutatori è sufficiente aver concluso la scuola dell’obbligo.


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