Il Sindaco: “Con il nuovo prefetto rom fuori dal Gra”

Il piano di Alemanno. E sui registri per il testamento biologico: "Non sono d´accordo"

Il prefetto di Roma Giuseppe PecoraroDa repubblica.it del 15 novembre riprendiamo questo articolo di Giovanna Vitale

Non sono trascorse neppure ventiquattr´ore dalla sostituzione del prefetto Carlo Mosca che già il sindaco Alemanno comincia a dettare l´agenda al suo successore. Il quale, con il nuovo incarico a Palazzo Valentini, assumerà anche il ruolo di commissario governativo per l´emergenza rom. «Con il nuovo prefetto Giuseppe Pecoraro affronteremo il problema dei campi nomadi per portarli fuori dal Raccordo anulare», ha annunciato ieri Alemanno, «un processo che va fatto sulla base della legalità: a Roma chi non rispetta le regole deve andare via». Un´inversione a "U" rispetto a quanto finora dichiarato, soprattutto in campagna elettorale. Ridotto evidentemente a più miti consigli dal generale Mario Mori, capo dell´ufficio comunale Sicurezza, che da settimane lavora a questo progetto. «Senza legalità», ha concluso il sindaco, «la solidarietà non è credibile».

Raccordo e solidarietà, dunque: eccole le due parole-chiave per risolvere l´emergenza nomadi. Peccato che non siano nuove. E tornino, con un anno e mezzo di ritardo, nella stessa identica formula utilizzata nel vecchio "Patto per Roma sicura" siglato dal sindaco Veltroni con il prefetto Serra e il Viminale nella primavera 2007. È quello il testo che, per la prima volta, stabilisce la creazione di 4 grandi campi extra-urbani, chiamati appunto "villaggi della solidarietà", dove accogliere, assistere e controllare tutti i rom della capitale. Da trasferire, appunto, oltre il Gra.

Un´idea però subito contestata, a colpi di petizioni e sit-in, dagli abitanti dei quartieri di cintura e dei comuni limitrofi. E cannoneggiata da An, guidata dall´allora consigliere semplice Alemanno. Il quale, candidato poi alla poltrona più alta del Campidoglio, sembrava non aver cambiato opinione. Tant´è che sei mesi fa, esattamente il 17 aprile, testualmente dichiarava: «La proposta dei villaggi della solidarietà contenuta nel Patto della sicurezza, quello di Veltroni e Serra, è da cestinare completamente. È irrealistica e irrealizzabile. I centri devono ospitare solo stranieri di passaggio». Una bella retromarcia rispetto alla proposta lanciata ieri.

La protesta dei comuni dell’hinterland,  del PD e della Destra

Non ci stanno i comuni dell´hinterland a diventare «lo scantinato di Alemanno». Accusato dai sindaci di Frascati, Zagarolo e Anguillara di «spostare i problemi anziché risolverli». A scatenare la rivolta, una sua dichiarazione di venerdì: «Con il nuovo prefetto Pecoraro affronteremo il problema dei campi nomadi per portarli fuori dal Raccordo».

«Se il sindaco Alemanno pensa di risolvere i problemi di Roma scaricandoli sul resto del territorio provinciale sbaglia di grosso» attacca subito il primo cittadino di Anguillara, Emiliano Minnucci, accusando l´esponente di An e la sua giunta di «incapacità di assumersi le responsabilità e di affrontare i problemi senza limitarsi a trasferirli altrove». Sa di cosa parla: il piccolo comune lacustre, insieme ai molti altri che circondano la capitale, sono stati già penalizzati dallo sbarco in massa delle prostitute allontanate dall´ordinanza capitolina anti-lucciole. Perciò sono arrabbiati. «L´hinterland», prosegue Minnucci, «meriterebbe di essere valorizzato e invece si trova costretto a fronteggiare nuovi problemi solo perché il sindaco di Roma non è in grado di lavare i panni sporchi in casa».

Sulla stessa linea il sindaco di Zagarolo e capogruppo provinciale del Pd Daniele Leodori. Che prima premette: «Forse Alemanno pensa che il nuovo prefetto Pecoraro sia un suo assessore, visto che crede di potergli dettare la linea sui rom». E poi va giù duro: «Spostando i campi nomadi fuori dal Gra il sindaco di Roma continua a nascondere la polvere sotto il tappeto, scaricando sul territorio provinciale un problema che meriterebbe una vera soluzione e non un intervento di facciata». Ecco perché «almeno stavolta», dice, «spero che ci sia una dura reazione da parte dei sindaci del centrodestra della Provincia, che non possono permettersi di anteporre gli interessi di partito alla tutela dei propri cittadini».

Una sollevazione auspicata sia dal segretario provinciale del Pd, Carlo Lucherini, secondo cui «è incredibile che Alemanno pensi di poter prendere tali decisioni senza concertarle con le altre istituzioni», sia dal partito di Francesco Storace. Che, per bocca del segretario provinciale della Destra, Roberto Buonasorte, invita tutti i sindaci del Pdl a «uno scatto d´orgoglio». Anche contro «una politica», rincara Francesco Posa, sindaco di Frascati, «che vorrebbe far diventare l´area vasta un territorio di serie B». È categorico Posa: «Alemanno deve smetterla di vedere il territorio dell´hinterland romano come uno scantinato in cui riporre i problemi della capitale. E personalmente mi ha stancato questo modo di amministrare autoritario che non prevede alcun tipo di concertazione con le altre istituzioni».

No al registro

Non è l´unico fronte sul quale Alemanno si è schierato ieri. «Assolutamente no» è stata la sua risposta all´appello lanciato da Mina Welby, moglie di Piergiorgio, di sposare l´iniziativa di raccolta delle dichiarazioni di testamento biologico presso il X municipio. Lo stesso dove il marito è vissuto e morto. «Questa è una materia squisitamente nazionale: sono contrario alle invasioni di campo da parte degli enti locali» ha tagliato corto Alemanno. Contrario da cattolico praticante, prima ancora che da sindaco: «Il testamento biologico non può essere una scorciatoia verso l´eutanasia».

Tuttavia il presidente di Cinecittà, Sandro Medici, da sempre in prima linea a sostegno diritti civili, ha deciso di andare avanti: «La delibera per l´istituzione del registro arriverà in consiglio municipale tra una o due settimane». Ma nessuno pensi che sia una sfida al governo della città e del Paese: «Voglio preventivamente escludere che in questa operazione ci sia un intento polemico: il nostro è solo un piccolo modello, spero esportabile, in un periodo in cui una legge sul testamento biologico ancora non c´è», spiega il minisindaco. «Vogliamo tentare di colmare un vuoto e dare delle risposte». A metà tra l´esempio e l´esperimento, sarà presentato ai cittadini del municipio come un servizio anagrafico aggiuntivo: coloro che richiederanno di essere iscritti al registro dovranno compilare un modulo «che sarà messo agli atti e avrà valore testimoniale».


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