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Memoria del nazifascismo

L'Internazionale nera prova a ripartire da Parigi, la cosa ci riguarda molto da vicino

Piccola premessa: Verona, la tortura è entrata in Questura 

I giornali lo hanno definito il “metodo Verona”. Il riferimento è al campionario di torture e umiliazioni razziste a cui alcuni poliziotti della Questura scaligera sottoponevano, con metodo da aguzzini, i disgraziati di turno capitati (meglio mal-captati) nelle loro luride mani. Ora, di questo “sistema” ci sono le prove, leggi dei filmati già in mano agli Inquirenti. 

E quei filmati dimostrano che non si è trattato di una boutade giornalistica per vendere copie, ma della realtà effettuale delle cose, che si aggiunge alle diverse altre situazioni di abuso di potere e tortura, a questa simili – (si è da poco conclusa la seconda indagine dei Magistrati sulla Caserma “Levante” dei Carabinieri di Piacenza, in cui sarebbero coinvolti anche un Finanziere e diversi impiegati civili) – che sono state scoperte e documentate nel tempo e che coinvolgono appartenenti ai Corpi di Polizia dello Stato e a quelli locali. 

Quello che succedeva nel cosiddetto “Acquario” (la Stanza dei fermati di quella Questura) è ora (meglio “nunc et semper”) nei filmati acquisiti dagli Inquirenti. Ricordo che ci sono cinque Agenti del ‘Nucleo Volanti’ della Polizia di Stato di Verona ai domiciliari e altri 17, sempre dello stesso Nucleo, sono indagati per ‘omessa denuncia’. Ma la Lista degli indagati potrebbe crescere, poiché non tutte le posizioni degli Agenti veronesi sono state, ad ora, vagliate dai Magistrati che conducono l’inchiesta giudiziaria.

Intanto ieri Flavio Tosi, ex Sindaco di Verona ed ex leghista, oggi nelle fila di Forza Italia (anni fa definito “un fascista” niente popòdimenoche da Umberto Bossi) ha giustificato l’operato degli Agenti torturatori di Verona. Per lui sarebbe legale picchiare ubriachi et similia, Tosi ha ancora caldeggiato l’abolizione del reato di tortura che – lo ricordo – è un proposito contenuto in una Proposta di Legge di cui è prima firmataria la deputata di FDI (al tempo in Forza Italia) Imma Vietri.

Ipse, ovvero Flavio Tosi, dixit: “Tortura? Dipende cosa si intende per tortura: se tortura è quella che si vede nei film della Cia…”. Ma se, invece, è il caso di “uno che fermi in stazione, ubriaco marcio, magari strafatto, che viene in caserma e piscia in ufficio per maleducazione e sfregio, magari insulta i poliziotti e gli sputa contro, allora si prende uno sberlone, questa non è tortura. Il problema è che il reato di tortura è stato concepito per cose che tortura non sono”.

Tempo addietro Tosi si era ironicamente definito, in un Programma della radio de Il Sole 24 Ore, “un po’ stronzo, un po’ fascista” e se se lo dice da solo sarà pure vero. Io penso però che gente così è solo e sempre fascista dentro, anche se ogni tanto cambia casacca politica. E quella parola (meglio quell’aggettivo) – che con il tempo, non ha affatto perso il suo significato più profondo – riassume tutto il peggio di chi se la porta dentro, consapevolmente o meno. 

Ives Guerin Serac, pseudonimo di Yves Félix Marie Guillou, noto anche come Yves Guillou, Jean-Robert de Guernadec o Ralf, è stato un militare e terrorista francese di estrema destra.  La sua Aginter Press (o Aginter Presse) finta Agenzia di Stampa Internazionale fondata nel 1966 e basata a Lisbona, è stata, per anni, la copertura giornalistica di un’azione di ricomposizione dei gruppi, gruppetti e formazioni di estrema destra, più o meno consistenti, presenti e attivi/ve in molti Paesi dei cinque Continenti, azione politica intesa a porre in essere una rivolta globale di stampo autoritario nazifascista, annunciata a suon di bombe in diversi Paesi europei. 

L’attività eversiva di Guerin Serac – nato in Francia nel 1926 e li deceduto il 9 Marzo del 2022 – ha riguardato molto da vicino anche il nostro Paese per tutto l’arco temporale in cui si è sviluppata la cosiddetta “strategia della tensione” (fine anni ’60 e anni ‘70 del ‘900) con il corollario di stragi nazifasciste con morti e feriti, messe in atto da organizzazioni di estrema destra italiane, come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Europa Civiltà et similia, con le quali il francese Guerin Serac aveva intessuto ed intratteneva rapporti assai stretti.(*)

L’Aginter Press nel Paese della Rivoluzione dei Garofani

Così scrive, a proposito dell’Aginter Press in Portogallo, Andrea Sceresini, in un pezzo di nove mesi fa su Ives Guerin Serac, pubblicato su Alias, Supplemento del Quotidiano Il Manifesto: 

  • “[…]. Era il 22 maggio 1974 quando un plotone di fucilieri di marina al comando del tenente Matos Moniz fece irruzione al civico 13 di Rua das Praças, nel centro di Lisbona. In Portogallo era scoppiata la rivoluzione dei Garofani, e il Movimento das Forças Armadas stava dando la caccia a tutti i collaboratori del vecchio regime neofascista. Al 13 di Rua das Praças – secondo alcune segnalazioni – aveva sede una finta agenzia stampa che agiva sotto copertura per contro della Pide, la polizia politica di Salazar, e dunque bisognava andare a darci un’occhiata. Il nome dell’organizzazione era «Aginter Press» e i suoi uffici consistevano in quattro stanzoni stracolmi di carte e schedari. Al tenente Matos Moniz bastarono pochi attimi per intuire che ad «Aginter Press» ci si occupava di tutto tranne che di giornalismo: c’erano macchinari per la fabbricazione di documenti falsi e microfilm, manuali di controguerriglia, lunghi schedari con nomi di militanti di estrema destra, appunti sulla guerra psicologica, sulla sovversione e sui colpi di Stato. Uno dei faldoni conteneva un breve foglio dattiloscritto, «La nostra azione politica». Il testo, in francese, recitava così: «Noi pensiamo che la prima parte della nostra azione politica debba essere quella di favorire l’installazione del caos in tutte le strutture del regime. Questo porterà a una situazione di forte tensione politica, di paura nel mondo industriale, di antipatia verso il governo e verso tutti i partiti. In questa prospettiva deve essere pronto un organismo efficace capace di riunire attorno a sé gli scontenti di ogni classe sociale: una vasta massa per fare la nostra rivoluzione». I militari portoghesi non potevano saperlo, ma il nome di quella strana agenzia era già comparso cinque anni prima in un appunto redatto dai servizi segreti italiani all’indomani della strage di piazza Fontana, il 17 dicembre 1969: «La mente organizzatrice [degli attentati] – vi si leggeva – sarebbe tale M. Guérin-Sérac, cittadino tedesco, il quale risiede a Lisbona ove dirige l’Agenzia Ager Interpress». Il vero nome di Guérin-Sérac – che aveva cittadinanza francese e non tedesca, essendo nato a Ploubezre, in Bretagna, nel 1926 – era Yves Guillou.”.

A quasi un anno dalla morte di Serac-Guillou quella storiaccia sembrava definitivamente archiviata, ma così non è. La Storia, si sa, spesso si ripete, anche se non nelle stesse forme. La forma può cambiare – e magari- aggiornarsi – ma la sostanza resta la stessa, come nel caso della storiaccia che state per conoscere, riguardante l’eversione nera e la Rete Internazionale che la pratica. 

Di cosa sto scrivendo? Di un allarme arrivato, di recente, dal Capo della Polizia parigina, Laurent Nunez, il quale, in una Nota diffusa il 19 Maggio scorso, mette in guardia contro il risorgente pericolo nero rappresentato da una presunta Associazione Culturale francese, denominata Iliade, nata nel 2013 come spin-off della meno recente GRECE, fondata negli anni ’60, e diventata il motore ideologico della nuova destra, non solo francese. Iliade ha tentato di organizzare, nei giorni scorsi a Parigi, un raduno della destra radicale europea, prontamente vietato dalla Polizia parigina. Ma la sua attività non si è, per questo, esaurita, e l’attenzione alla sua azione deve essere massima, non solo in Francia. Perché lo scrivo? Perché Iliade e GRECE hanno – come ho scritto – contatti stretti con molte Organizzazioni simili in Europa e da noi. Ad esempio, in Italia, sono in contatto con Azione Studentesca, la Struttura giovanile di FDI, Partito di maggioranza relativa e di governo, presieduto da Giorgia Meloni, che certo ne è a conoscenza, anche se ad una domanda diretta, di quelle che la Premier mal digerisce, potrebbe rispondere di non saperne niente, essendo in tutt’altre faccende affaccendata.

La Iliade francese ha stretto rapporti importanti anche con diverse Casa Editrici di estrema destra: in Spagna (Fides Ediciones), in Grecia (Logxi), nel Regno Unito (Arktos, che ha nel suo Catalogo anche le Opere di Julius Evola, il filosofo e teorico nazista e antisemita tanto caro a Franco Freda) e in Germania (Jung Europa Verlag); nonché in Italia, con la Casa Editrice Passaggio al Bosco, fondata dal fiorentino Marco Scatarzi, regolare contributore del Partito della Premier Meloni. 

Ma alle riunioni francesi di Iliade è stato ed è di casa (essendo stato latitante in Francia per anni)  anche Gabriele Adinolfi, fondatore con Roberto Fiore del Gruppo nazifascista Terza Posizione e oggi intellettuale di riferimento di Casapound, e lo è anche il figlio Carlomanno che, a Roma, gestisce la Libreria “Testa di Ferro” (il riferimento “alto” e qui, al nazista rumeno Corneliu Zelea Codreanu, la Testa di Ferro) dove è possibile trovare le pubblicazioni della destra più estrema. Ma alle iniziative francesi di Iliade ha partecipato anche Vincenzo Sofo, europarlamentare di FDI dal 2021 (prima era Lega) e marito della nipote di Marine Le Pen, leader del francese Rassemblement National. 

Vanno infine segnalati – anche se non sono stati confermati – i rapporti che esisterebbero tra la francese Iliade e l’italiano Francesco Giubilei, consigliere dell’attuale Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e presente nel Board della Rivista (con sede a Budapest) The European Conservative, diretta da Mario Alvino Fantini. La Rivista ha – tra i suoi promotori – l’Associazione Nazione Futura il cui Centro Studi – secondo quanto scrive  Andrea Palladino sul Quotidiano La Stampa del 3 Giugno scorso, nell’Inchiesta “Ombre Nere 2” – ha organizzato a Roma, nell’Aprile scorso, gli Stati Generali della Cultura Nazionale, una sorta di vetrina culturale del Governo Meloni.

Rassemblement National – Russia: galeotta fu la Commissione Parlamentare

Come ricorda il Quotidiano torinese La Stampa del 3 Giugno scorso, nelle intenzioni di Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ex Front National francese, quella Commissione Parlamentare d’Inchiesta, fortemente voluta proprio da lei, doveva scrollarle di dosso le accuse che la perseguitano da anni, ovvero quelle di essere una seguace, neanche tanto occulta, della linea politico-ideologica putiniana avendo plaudito, ad esempio, all’annessione russa della Crimea. Ma così non è stato. Proprio grazie a quella Commissione Parlamentare, infatti, sono venuti a galla i rapporti stretti esistenti tra il Partito della Le Pen e il despota del Cremlino. Quello dell’annessione russa della Crimea era, infatti, per il Partito della Le Pen, il tempo in cui l’Organizzazione politica di destra francese riceveva, da una Banca ceco-russa, un prestito di ben 9 milioni di Euro; prestito che porta allo scoperto, oggi, non solo la vicinanza politico-ideologica tra il Rassemblement National e Putin ma anche i legami economici che riguardano le due entità politiche e sui quali la Commissione Parlamentare francese ha intenzione di continuare ad indagare.

Nonostante oggi i rapporti politici tra Putin e il Partito di Marine Le Pen siano stati interrotti, a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, per la Le Pen quel desiderio di liberazione sembra svanire ancora una volta e per la leader della destra francese aumenta la fatica di nascondere, sotto lo zerbino posizionato davanti alla porta di casa del Rassemblement National, le tracce, anche finanziarie, dei suoi (della Le Pen) passati “amori politici”. Si sa il boomerang, se lo si lancia maldestramente, tornando indietro può colpire il lanciatore.

Per completezza d’informazione occorre ancora menzionare e l’ideologo del Gruppo estremista francese e i capisaldi ideologici della sua azione. L’ideologo di Iliade e GRECE, ma non solo, si chiama – anzi si chiamava perché si è suicidato, sparandosi sull’altare della Cattedrale a Notre Dame il 21 Maggio del 2013 – Dominique Venner.  Oltre ad essere uomo della destra radicale, Venner era stato, da militare, un militante dell’OAS (Organisation Armée Secrète) Organizzazione paramilitare fascista francese che era insorta, negli anni ‘61 e ‘62 del ‘900, contro il Generale De Gaulle e la politica francese verso l’Algeria, opponendosi strenuamente con atti terroristici all’indipendenza del Paese nordafricano, che sarà effettivamente proclamata il 5 Luglio del 1962 (**)  

Dominique Venner era un teorico della destra estrema e la sua ossessione (nonché il motivo principe del suo suicidio) era costituita dalla costatazione del lento sgretolamento dell’Europa vista da destra come depositaria del Bello, della Giustizia, della Civiltà, dei Diritti, dell’Umanesimo, evidentemente tutte categorie riguardanti esclusivamente gli appartenenti alla la “razza bianca”, naturalmente superiore alle altre, e propagandisti dei valori occidentali, da tenere lontani dalla contaminazione delle altre culture. 

Palese sintomo di questo sgretolamento era, per Venner, la per lui inarrestabile “sostituzione etnica” (memento il nostro Ministro Francesco Lollobrigida) a cui assisteva e che – a suo giudizio – si stava, lentamente ma inesorabilmente, impadronendo dell’Europa. Questa teoria razzista, oggi diffusa in molti Paesi europei, è agitata non solo dai Movimenti politici dichiaratamente fascisti e nazisti, ma anche da tutti quei Partiti e Movimenti di destra che non lo sono dichiaratamente, ma che come tali, di fatto, agiscono.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole dell’odio: contro i migranti, gli stranieri, che hanno l’ardire di non rimanere a casa loro; contro le diversità sessuali e le culture non europee. Dunque, la solita paccottiglia. Ma attenzione a sottovalutare il fenomeno o a farsi prendere dalla nausea e dalla noia, cercando di passare oltre, perché la minaccia è seria e la Rete Internazionale Nera si consolida. A questa situazione dobbiamo opporre, per il necessario contrasto, prima di tutto la conoscenza delle cose del mondo e della Storia e secondariamente la volontà e la tenacia di raccontare, spiegare, ripetere, anche fino allo sfinimento, come stanno effettivamente le cose. Un’azione che ai tempi della mia gioventù andava sotto il nome di controinformazione. Anche questo è fare Memoria. Anche questo si richiede oggi, per non cadere nella trappola di un’Europa e di un mondo che abbiano lo stesso colore, uno solo, il bianco e presentino una sola faccia, quella nera del fascismo, del nazismo, dell’intolleranza, della discriminazione e del razzismo, magari ammantati di “cultura” e di filosofia (non dichiarata apertamente) della “superiorità razziale” (se volete, chiamatelo suprematismo) maschere sempre buone per nascondere, non però l’odore nauseabondo che quelle teorie emanano e le vere intenzioni di chi le professa, senza vergogna.

(*) “Cosa fosse esattamente «Aginter Press» probabilmente non lo scopriremo mai. Grazie alle ricerche dei Giudice Guido Salvini, che negli anni Novanta condusse l’ultima inchiesta sull’eccidio della Banca Nazionale dell’Agricoltura, sappiamo che la finta agenzia stampa di Rua das Praças fu fondata nel settembre 1966 da Yves Guillou e dal suo braccio destro Robert Leroy, un ex membro della Legione Wallonien delle Waffen SS. Guillou aveva all’epoca quarant’anni e si proclamava un paladino dell’anticomunismo più intransigente. Giovane ufficiale dell’Undicesimo Régiment parachutiste de choc, aveva combattuto in Corea, Indocina e Algeria. Nel 1962 aveva aderito all’Oas, l’organizzazione terroristico-militare che si opponeva alla decolonizzazione del Nordafrica francese. Poi, dopo la vittoria del Fln, aveva trovato rifugio nel Portogallo di Salazar «per continuare la lotta ed estenderla alla sua vera dimensione, che è quella del pianeta», come avrebbe specificato in uno dei suoi rari interventi pubblici. I mezzi, ovviamente, non sarebbero stati quelli di Gandhi. A cominciare dalla metà degli anni Sessanta, Guillou e Leroy iniziarono a stringere legami operativi con i maggiori gruppi eversivi del neofascismo mondiale. In Italia i principali contatti furono con Ordine Nuovo ed Avanguardia Nazionale, i cui militanti venivano invitati in Portogallo per addestrarsi all’uso delle armi e degli esplosivi. È certo che tra il 30 gennaio e l’1 febbraio del 1968 Yves Guillou ebbe un lungo incontro con Pino Rauti, mentre i rapporti con Stefano Delle Chiaie si sarebbero prolungati per buona parte degli anni Settanta. Così, nel giro di poco tempo, «Aginter Press» divenne la centrale operativa della cosiddetta «Internazionale nera», le cui spire si estendevano dall’Europa occidentale al Sudafrica dell’Apartheid.”. (Fonte: Andrea Sceresini,  Alias, Il Manifesto, 2022). 

(**) Chi volesse, diciamo, così, rinfrescarsi la Memoria o approfondire la questione algerina potrebbe cominciare, ad esempio, dal bellissimo film del regista Gilberto (detto Gillo) Pontecorvo (1919-2006),intitolato “La Battaglia di Algeri” (1966). Per questo suo film Pontecorvo ha ricevuto – nel 1966 – il Leone D’oro al Festival del Cinema di Venezia. Il Film è stato premiato nel 1967 e nel 1969 con due Oscar, il primo come miglior film straniero e l’altro come migliore sceneggiatura a Franco Solinas e Gillo Pontecorvo. 

Va ricordato che, negli anni ’30 del ‘900, Gillo Pontecorvo, in quanto ebreo, dovette fuggire dall’Italia per non incorrere nelle Leggi razziste e antisemite volute dal fascismo. Riparato in Francia, lì incontra i dirigenti comunisti Giorgio Amendola e Celeste Negarville e diventa un “quadro” politico comunista di tutto rispetto. Al 25 Luglio del 1943, rientrato in Italia, si integra nella resistenza armata comunista diventando, in particolare il comandante della S.A.P. (Giovani) della Brigata d’Assalto Partigiana “Eugenio Curiel”.

Pontecorvo era laureato in Chimica e fratello del noto Fisico nucleare Bruno protagonista, negli anni ’50 del ‘900, di una rocambolesca fuga nell’Unione Sovietica. Nonostante non fosse versato per la professione di regista, Gillo Pontecorvo ci ha lasciato diverse prove della sua maestria nella regia cinematografica e non solo in quella. Oltre alla citata Battaglia di Algeri del 1966, ricordo solo altri tre suoi film: Ogro, (sull’azione dell’ETA spagnola che poise fine alla vita dell’Ammiraglio Luis Carrero Blanco, braccio destro di Francisco Franco) Queimada (in cui, attraverso la descrizione della dominazione portoghese in un’immaginaria isola delle Antille, si critica il colonialismo europeo) e Kapò (in cui si descrive la rivolta dei deportati in un Campo di sterminio nazista e il riscatto di una kapò che da serva dei nazisti diventa resistente e, in questa sua nuova condizione, si gioca la vita nella rivolta), diretti rispettivamente nel 1975, nel 1969 e nel 1960.

 


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