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Centro Happio. Ancora un fallimento dell’amministrazione pubblica nel campo delle trasformazioni urbanistiche

Un brutto intervento che ha stravolto lo storico deposito dei tram della Stefer. Quando l’interesse privato sovrasta quello pubblico, ne soffrono anche qualità e bellezza architettonica. Le opere di “vantaggio pubblico” di là da venire

L’ingresso è popolato da grandi lumache colorate, forse a significare la velocità della trasformazione urbanistica che fu immaginata già nel 1987. Il nome invece, centro commerciale Happio, con quell’acca che storpia un lemma radicato nella storia romana e particolarmente nel territorio, rappresenta bene la cattiva qualità dell’intervento urbanistico e architettonico. E’ stato stravolto un luogo storico, il vecchio deposito dei tram della Stefer, su cui era stato immaginato un intervento di qualità, di conservazione-ristrutturazione e di riqualificazione in funzione delle necessità del quartiere Alberone.

Centro_Commerciale_HappioL’esorbitante cubatura commerciale e direzionale incombe e soffoca l’impianto del vecchio sito e stride fortemente con le vestigia esterne che sono state conservate del vecchio deposito. E’ come se dal suo seno sia eruttata una montagna di cemento che rende irriconoscibile il luogo storico. I rutilanti lustrini del centro commerciale non riescono a nascondere quella che, invece di una ricucitura urbanistica, risulta essere una ferita inferta, innanzitutto, all’anima del quartiere e ai suoi residenti.

Tutto è riconducibile a un cattivo accordo di programma che ha consegnato la trasformazione agli interessi privati del costruttore Mezzaroma.

L’intervento era stato pensato inizialmente per dare una sede decente al mercato su strada di via Gino Capponi e servizi culturali e sociali al quartiere. Un intervento di qualità poteva anche prevedere la presenza di negozi commerciali privati, ma tutto poteva e doveva essere contenuto nelle cubature o poco più dei vecchi capannoni della Stefer e dei fabbricati già presenti. Così come chiedevano, invano, i residenti che si sono scontrati negli anni contro un muro politico di gomma prima ancora che diventasse di cemento armato.

Invece, come nella gag musicale “fatti più in là” delle “sorelle bandiera”, il mammozzone cementizio ha spinto il mercato in fondo all’area.

Ma l’urbanistica contrattata, male, nell’era del “modello Roma”, ha fatto sì che attraverso una serie di delibere succedutesi da Rutelli a Veltroni fino ad Alemanno e due convenzioni sottoscritte con la “Società Pontinia 2000 S.r.l.” di Mezzaroma (10.8 2006 e 28.10.2013), l’interesse pubblico venisse annichilito da quello privato e la qualità dalla pacchianeria.

Alla fine ci si ritrova con un ecomostro di centro commerciale di tre livelli, di cui uno interrato, di cui nessuno sentiva il bisogno in una zona dove l’offerta commerciale anche di qualità non manca certo. Mentre il cosiddetto “vantaggio pubblico” dello sciagurato accordo di programma, cioè il trasferimento del mercato, i parcheggi per i residenti, la ristrutturazione della Piazza dell’Alberone e delle sedi stradali di Via Valesio e Via Gino Capponi, il completamento della sala polifunzionale di 837 mq. per servizi sociali e culturali, è di là da venire. In quest’ultima poi, situata al primo piano, si vorrebbe fare, a completamento dell’insano intervento, una palestra che nessuno ha richiesto.

Nell’ultima deliberazione della giunta Alemanno del 23.5.2013 che si è occupata dell’ennesima variante in corso d’opera di questa trasformazione urbana, si affermava che in Conferenza di Servizi del 10.5. 2013: “è stato chiarito che, in considerazione della più volte ribadita unitarietà del centro polifunzionale, il completamento dell’edificazione della parte privata non potrà prescindere dal completamento dell’edificazione della parte pubblica”. Si tratta di capire solo quando “non potrà prescindere”, perché per ora ha “prescisso”, eccome.

La realtà è che quello che doveva essere un Centro polifunzionale è diventato unidirezionale. Un fallimento totale per l’Amministrazione pubblica. Sotto tutti i punti di vista: per l’interesse pubblico e per la qualità urbana.

Questo è quello che accade quando le trasformazioni urbanistiche non sono accompagnate dalla partecipazione dei cittadini residenti. E anche quando la loro esecuzione, in base alle Convenzioni stipulate, non viene controllata. Tutto ciò dovrebbe indurre celermente il Municipio – giunta, consiglio e forze politiche ivi rappresentate – e gli assessorati comunali competenti, in primis Urbanistica e Lavori Pubblici, a verificare l’applicazione di tutte le Convenzioni urbanistiche in essere sul territorio del Municipio, per assodare se gli obblighi dei contraenti privati sia per gli oneri concessori, sia per le eventuali opere da realizzare, comprese quelle a scomputo, siano stati onorati. I cittadini vorrebbero saperlo tramite un atto di doverosa trasparenza.

Di fronte alle pressanti richieste del Comitato di quartiere Alberone che ha cercato fino all’ultimo di scongiurare l’esito di un’apertura del centro commerciale a “prescindere” del vantaggio pubblico, segnalando anche i problemi d’impatto sul traffico locale e su via Appia, l’ufficio del Sindaco rispondeva il 15 dicembre scorso che “con Determinazione dirigenziale del 21 novembre 2014 rep.1793 è stata nominata una Commissione di Vigilanza composta da personale del Dipartimento Sviluppo infrastrutture e Manutenzione Urbana e del Municipio VII, la cui convocazione è prevista per i prossimi giorni”. Non si sa che cosa, a parte l’abbondare delle maiuscole, abbia vigilato questo organismo, né si sa se e quando si sia riunito. Rimane il fatto che gli organismi di vigilanza andrebbero costituiti prima dell’esecuzione dei lavori non a lavori quasi ultimati. Altrimenti sono solo una presa in giro che, come nel caso in questione, al danno aggiunge la beffa.


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Un commento su “Centro Happio. Ancora un fallimento dell’amministrazione pubblica nel campo delle trasformazioni urbanistiche

  1. FINALMENTE UN OTTIMO PUNTO D’INCONTRO E DI SCELTA COMMERCIALE:HAPPIO!!!! LE TEORIE CONTRO LE CEMENTIFICAZIONI NELLA METROPOLA ONDIALE DEL CRISTIANESIMO NON TROVANO LOGICHE SOLUZIONI. CHI E’ CONTRO LE CEMENTICAZIONI FERMI LE CASE NELLA CAMPAGNE ITALIAE, DOVE OGNUNO SI COMPRA UN ETTARO CI FA LA CASA, SPESSO CONOSCO GENTE DI SINISTRA CRITICA E DESTRA EGOISTA CHE COSTRUISCONO CASE .APPIO! CEMENTO E ACCIAIO BIANCO DA METROPOLI DEL FUTURO CHE STA DIVENENDO ROMA. RICORDO LA METRO B FINOA CASAL MONASTERO CHE ASSOCIAZIONCINE DI 4 GATTI CHE HANNO CASA HANNO FERMATO IL PROGETTO PERCHE’ GIUSTAMENTE I COSTRUTTORI VOGLIONO COSTRUIRE EDIFICI DA 25 PIANI, O LA METRO B1 CHE COMITATUCOLI HANNO BLOCCATO PERCHE’ TROPPE CUBATURE. AVETE VISTO LE CAMPAGNE ITALIANE? IN 25 ANNI DISEEMINATE DI CASE NUOVE PER QUASI OGNI 5 ETTARI, ECCO ANDATE LI A MANIFESTARE E NON A DISTURBARE I COSTRUTTORI CHE FANNO CASE E CENTRI COMMERCIALI . I CENTRI COMMERCIALI CERTO, RISPOSTE DI NEGOZI INSIEME CONTRO IL DILAGARE DI CRMINALITA’ CHE LI OPPRIMONO SE SONO ISOLATI, MA SICCOME RISPOSTE MILITARI A TALI CRIMINALITA’ SONO DETTE RISPOSTE DITTATORIALI, INVECE SALVAGUARDANO LA DEMOCRAZIA COME FECE LA RISPOSTA SAVOIARDA CHE ANNIENTO’ IL BRIGANTAGGIO E QUINDI LIBERO’ LE POPOLAZIONI DA FENOMENI OPPRIMENTI E FEUDALISTICI. HAPPIO RIQUALIFICA IL QUARTIERE APPIO LATINO E TUSCOLANO VECCHIO, DARA’ ARIA LIBERA PER LIBERARLI DELL’ARIA ANCORA OPPRIMENTE, ANTICA, ROMANICA FEUDALE , DITTATORIALE . TRISTE ETC CHE SI RESPIRA. HAPPIO UN ALTRO PASSO VERSO IL FUTURO . UNA CONSIDERAZIONE, DIAMO NOMI A QUARTIERI E CENTRI DI QUALSIASI GENERE ANCHE AI SANTI, L’ITALIA E’ FATTA ANCHE DI SANTI CELEBRATI , E NON SEMPRE RICORDARE MA MEGLIO DIMENTICARE LA CIVILTA’ SCHIAVISTA E ANTI-CRISTIANA DELLA ROMA ANTICA.

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