

A distanza di molti anni ecco cosa serve per riportarlo in funzione
C’era una volta un palco che non dormiva mai. Un angolo di città dove le chitarre urlavano, la birra scorreva e le parole prendevano forma tra presentazioni di libri, proiezioni all’aperto e jam session improvvisate.
Quel luogo era il Circolo degli Artisti, e oggi, dieci anni dopo la sua chiusura, è ancora lì. In silenzio. Avvolto dalle erbacce e protetto da un cancello arrugginito che nessuno attraversa dal marzo del 2015.
La struttura di via Casilina Vecchia 42, per diciassette anni cuore pulsante della scena alternativa romana, è ferma da allora, sequestrata dalla magistratura per questioni che ancora oggi pendono come ombre sul suo futuro: rifiuti pericolosi, lastre di amianto, abusi edilizi. Da allora, il tempo si è congelato tra le mura di quel che fu un tempio della cultura indipendente.
Nell’ottobre del 2024, uno spiraglio: il Comune di Roma, con l’assessore al patrimonio Tobia Zevi, annuncia il dissequestro “provvisorio” per avviare una prima bonifica.
Si procede a diserbo, sfalcio e rimozione dei rifiuti. Operazioni necessarie, ma non sufficienti: perché il vero ostacolo è ancora lì, nero su bianco, in attesa di un via libera definitivo.
Nel frattempo, qualcosa si muove. «Abbiamo effettuato i rilievi per individuare la presenza di amianto – fanno sapere dall’assessorato – e siamo pronti alla rimozione non appena il dissequestro sarà confermato».
Solo allora si potrà pensare davvero al futuro. Un futuro che, secondo le stime ottimistiche, dovrebbe iniziare con un bando pubblico nella seconda metà del 2025. E, se tutto andrà secondo cronoprogramma, una prima apertura sperimentale nella primavera del 2026.
Ma tra il dire e il fare, si sa, c’è sempre un cantiere. Perché rimettere in piedi una struttura ferma da dieci anni, devastata dal tempo e dall’abbandono, non sarà facile.
Si parla già di partenariato pubblico-privato, di interventi profondi di riqualificazione, di un progetto che non potrà essere solo un ritorno al passato, ma dovrà diventare un nuovo modello di spazio culturale urbano.
E mentre le istituzioni guardano avanti, i residenti guardano con cautela. Il quartiere è cambiato, e con lui anche le sensibilità: non tutti salutano con entusiasmo il ritorno di un luogo che, se da un lato ha rappresentato un faro culturale, dall’altro ha anche portato rumore, affollamenti, difficoltà di convivenza.
Già nei mesi scorsi i comitati di zona avevano chiesto un sopralluogo con le istituzioni, per capire come conciliare i nuovi progetti con il diritto alla quiete.
In fondo, il Circolo degli Artisti è anche questo: memoria e promessa, passato glorioso e futuro ancora incerto. Un luogo simbolico che, se tornerà a vivere, dovrà farlo in equilibrio tra ciò che è stato e ciò che la città oggi chiede. Fino ad allora, resterà lì. A ricordarci che certi silenzi non sono mai davvero vuoti: aspettano solo di tornare a suonare.
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