Coldiretti Lazio, lancia un appello per salvare il settore corinicolo: “serve un tavolo di crisi”

Granieri: “Dopo quattro anni di difficoltà, il settore ha bisogno di attenzione, lavoro e risorse”

Il settore corinicolo del Lazio è in ginocchio, e Coldiretti Lazio chiede un intervento urgente alla Regione per affrontare una crisi che si aggrava giorno dopo giorno. Il presidente dell’associazione, David Granieri, ha sollecitato la convocazione di un Tavolo di Crisi, sottolineando l’urgenza di dotare il comparto di strumenti e risorse adeguati. “È fondamentale ripristinare la sicurezza nel settore, a partire da una presenza più incisiva del servizio sanitario”, ha dichiarato Granieri.

La situazione climatica degli ultimi anni ha reso necessario istituire un fondo mutualistico da almeno 5 milioni di euro, dedicato a garantire un supporto finanziario per affrontare i danni causati da eventi atmosferici estremi: piogge eccessive, gelate tardive, siccità e ondate di calore. Le nocciole, in particolare, stanno subendo un calo di produzione drammatico, con perdite che raggiungono il 50%, e punte del 70% in alcune zone.

Un altro fattore critico è la presenza della cimice asiatica, un problema ben noto e di difficile gestione. “Occorre un’assistenza tecnica efficace sul territorio, capace di intervenire prontamente,” ha sottolineato Granieri. È imperativo avviare un confronto costruttivo con il servizio fitosanitario della Regione Lazio per sviluppare soluzioni pratiche che consentano di contenere questa minaccia.

Negli ultimi 30 anni, la corinicoltura ha rappresentato un pilastro dell’agricoltura laziale, contribuendo in modo significativo all’economia agroalimentare della Tuscia. Tuttavia, le ultime cinque campagne hanno visto i produttori affrontare sfide senza precedenti: dalle gelate del 2021 alla siccità del 2022, fino agli attacchi devastanti della cimice asiatica nel 2023. “Il 2024 si presenta come un anno critico,” ha avvertito Granieri, evidenziando l’impatto delle temperature estreme e delle piogge incessanti.

Le punture di cimice hanno causato fori nei frutti, favorendo l’insorgere di funghi e marciume, compromettendo ulteriormente la qualità del raccolto. Inoltre, i costi di produzione sono aumentati a causa della raccolta a scalare, necessaria a causa della maturazione disomogenea dei frutti.

I danni causati dai cambiamenti climatici nel Lazio hanno superato i 300 milioni di euro nel 2023. “La seconda raccolta ha visto la maggior parte del prodotto danneggiato e mal pagato,” ha spiegato Granieri, lamentando anche la mancanza di riconoscimento per il prezzo del prodotto finito di qualità.

Il settore corinicolo, nonostante superi i 120 milioni di euro di fatturato e si estenda su una superficie di 27 mila ettari, è oggi in crisi. “Oltre 3.000 persone lavorano nella filiera della nocciola solo a Viterbo,” ha affermato, evidenziando l’importanza economica e sociale della coltivazione per oltre 8.000 famiglie.

Granieri ha concluso il suo intervento sottolineando che la corinicoltura del Lazio ha dimostrato la capacità di trasformare terreni montuosi in zone produttive. “Dopo quattro anni di difficoltà, il settore ha bisogno di attenzione, lavoro e risorse,” ha affermato, invitando a promuovere e valorizzare il prodotto regionale, minacciato da importazioni selvagge di nocciole a basso costo che non rispettano le normative. “È essenziale garantire trasparenza e valorizzare una delle poche DOP del territorio laziale,” ha concluso, auspicando che il supporto necessario arrivi al più presto.


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